L’Italia deve recuperare surplus riduzioni catture e costruire alleanza mediterranea, insieme a welfare nazionale di settore e investimenti per innovazione.
“Al di là delle iniziative positive del governo, servono alleanze programmatiche in Europa per evitare l’isolamento dell’Italia nelle politiche della pesca e imprimere una svolta, archiviando la strategia di Bruxelles che ha soltanto danneggiato il settore”. E’ quanto ha sostenuto Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale di Unci AgroAlimetare, durante l’incontro tra il governo e le rappresentanze della categoria, nell’ambito del G7 Agricoltura, a Siracusa, alla presenza dei ministri dell’Agricoltura, Lollobrigida, dell’Ambiente, Pichetto Fratin, e del Lavoro, Calderone.
“La pesca è da anni in sofferenza – ha proseguito il numero uno dell’associazione del mondo cooperativistico –, a causa delle misure restrittive imposte dall’Ue e della scarsa attenzione ricevuta in passato dalla classe politica nazionale, che non ha posto alcun argine a provvedimenti che hanno penalizzato in modo particolare il nostro Paese, criminalizzando quasi l’attività e addossando alle imprese e ai lavoratori colpe non loro, per i problemi ambientali del mare, esigendo una riduzione delle catture fino al 40%, mentre per altri Paesi i tagli si sono fermati alla soglia del 12%.
Adesso quindi occorre innanzitutto un riequilibrio: il dialogo è possibile se l’Italia recupera i crediti vantati, con provvedimenti equitativi che pongano tutti sullo stesso piano. E’ necessario però cambiare completamente rotta. E’ impensabile, infatti, che si possa costruire una prospettiva per la filiera ittica con continue e progressive limitazioni alle giornate di pesca e ai prelievi. La risorsa naturale, la biodiversità si tutelano soltanto con la collaborazione dei pescatori, che sono i veri custodi del mare e considerano le specie ittiche un bene da preservare, perchè rappresentano il loro futuro.
I pescatori sono ormai stanchi delle vessazioni subite e delle innumerevoli difficoltà incontrate, rispetto alle quali soprattutto negli ultimi anni si sono sempre messi in gioco, puntando in maniera decisa sulla sostenibilità, che però non è soltanto ambientale, ma anche sociale ed economica e riguarda non soltanto gli addetti ai lavori. Ma le sorti della pesca interessano anche i cittadini e i consumatori, perchè se non si tutelano le marinerie italiane, sulle tavole delle famiglie rischiano di arrivare pesce e prodotti del mare che non offrono adeguate garanzie di qualità”.
“In una situazione simile – ha concluso Scognamiglio – è impossibile un ricambio generazionale. Attendiamo quindi risposte concrete, con misure strutturali sul piano nazionale. Non basta il fondo per le dismissioni delle vecchie imbarcazioni per creare opportunità e occupazione per i giovani. Servono incentivi veri e politiche di settore, insieme a un investimento sull’innovazione, per aumentare la resa. I ministri italiani però non possono essere lasciati da soli nella battaglia che va condotta in Europa. La politica deve assumersi le proprie responsabilità. Vanno determinate le condizioni per giungere alla massima coesione tra i Paesi del Mediterraneo, con l’obiettivo di delineare un nuovo percorso”.
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