di Vincenzo Domenico Panella

In genere il ponte Tibetano consiste in un attraversamento di una gola montana formatasi dal dilavamento millenario di un corso d’acqua, non altrimenti attraversabile o che non servita dai classici ponti, che siano in ferro piuttosto che in cemento armato o in legno.

La denominazione stessa di ponte Tibetano indica che è originario del Tibet, regione del continente asiatico tra i territori di Cina Bhutan e India; caratterizzata da alte montagne frastagliate da impervie gole, per attraversare le quali, i popoli che in quella regione ed in quei territori vivevano, hanno ideato e costruito i ponti denominati appunto : Tibetano.

Il ponte Tibetano è una struttura di collegamento e consiste essenzialmente nella realizzazione di un attraversamento in funi a più andamenti longitudinali, ancorate alle due pareti della gola, in un punto strategico; le funi legate tra di loro da altre funi in modo da formare una forma trapezoidale; dove le funi alla base funzionano da passetto e quelle laterali superiori da passamano, distanziate di circa un metro da quelle inferiori.

Il passetto può essere formato anche da assi di legno legate tra di loro alle funi della base. In epoca moderna le funi sono state soppiantate da cavi in acciaio e le assi di legno in elementi metallici rigidi, agganciati alla base. Le estremità delle funi son ancorate in elementi di acciaio cementate saldamente al terreno e il ponte stesso tenuto più o meno rigido da tiranti laterali che ne limitano l’oscillazione dovuta al vento o al movimento stesso di chi lo attraversa.

Nel mondo ve ne sono a iosa, di qualsiasi forma e lunghezza. Quello di cui voglio illustrarvi in questa descrizione è quello di Laviano, in provincia di Salerno. Laviano è uno di quei paesi dell’Appennino centro meridionale colpito dal terremoto del 1980 e quasi totalmente distrutto, tant’è che è stato ricostruito ex novo.

Arrivati a Laviano e parcheggiata l’auto nei pressi dei ruderi del Castello, la comitiva si avvia per un sentiero fin al punto di ingresso al ponte, dove, in una postazione gestita dalla Pro Loco del paese, vi sono gli addetti alla biglietteria e collaboratori facenti funzioni di guide. Una visita al Castello e poi ci avviamo verso il ponte.

Il ponte si trova appena sotto i ruderi del castello di Laviano, al quale vi si accede percorrendo un breve sentiero. I collaboratori della Pro Loco, una volta ​accompagnati al ponte vi lasciano indirizzandovi verso il sentiero opposto da percorrere per tornare al paese.

L’attraversamento è reso comodo proprio dalla natura dello stesso, realizzato in cavi di acciaio ancorati alle rocce e passetto in acciaio fissato ai cavi di base; irrigidito da tiranti laterali che ne limitano l’oscillazione.

La lunghezza è di 90 metri e l’altezza dal torrente di circa 80 metri; attraversarlo non ci si impiega molto e ci si ritrova dall’altro lato della gola da cui si diparte un sentiero che porta verso la strada asfaltata che riconduce al paese.

L’esperienza è stata di breve durata e non eccessivamente adrenalinica, infatti non c’è stato bisogno di imbracarsi, né di caschetti protettivi o altre misure di protezione.

Anzi è stato più adrenalinico e pericoloso percorrere il sentiero di ritorno, ora formato da rocce aguzze, che dovevi percorre quasi carponi; ora formato da un passaggio tra la boscaglia stretto e ai limiti di un dirupo scosceso; senza una barriera protettiva né indicazioni. Le donne che erano con noi ne hanno sofferto un po’.

 

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