Ci sono coincidenze che un Paese non dovrebbe lasciarsi sfuggire.
Ed invece a molti italiani non ha detto nulla il fatto che il primo anniversario del lockdown del marzo 2020 sia coinciso con il superamento della soglia dei centomila morti del Covid 19. Si tratta di due facce di un anno drammatico, vissuto pericolosamente, dal quale ancora non siamo usciti anche se la luce in fondo al tunnel inizia a intravedersi grazie alla campagna vaccinale. Nonostante ciò, in Italia c’è una sorta di rimozione collettiva del lutto, come se le vittime non interessassero più a nessuno o comunque siano soltanto numeri da utilizzare ai fini statistici. Eppure dietro quelle cifre ci sono donne, uomini, anziani, giovani, storie di persone che hanno affrontato in solitudine la malattia lasciando nel dolore più sordo le loro famiglie.
E’ evidente, quindi, che c’è l’urgenza di fare qualcosa per ricordare le centomila vittime di quest’anno e tutte quelle che purtroppo ancora ci saranno nelle prossime settimane. Una proposta in tal senso è arrivata da Filippo Sensi, giornalista e deputato del Partito Democratico, che nei giorni scorsi ha utilizzato Twitter per chiedere al Governo italiano di dichiarare il lutto nazionale e le bandiere a mezz’asta imitando ciò che ha fatto il presidente Joe Biden negli Stati Uniti. “Non riporta in vita nessuno e la lotta non si fa con gesti simbolici. Ma forse sarebbe un segno di rispetto per le famiglie e per chi non c’è più”, ha scritto il parlamentare romano.
Una proposta di buon senso che poi lo stesso Sensi ha spiegato in un’intervista rilasciata a Radio Radicale. “I centomila morti segnano una dismisura che avrebbe bisogno di un segnale alle famiglie di chi ha perso una persona cara ma anche a tutti gli italiani dopo un anno di pandemia. Questo segnale, e chiedo sia il Governo a farsi parte diligente, potrebbe essere quello di una giornata di lutto nazionale. Ciò non restituirà le persone scomparse e sicuramente le priorità sono altre però siccome una comunità è fatta anche di memoria e di rispetto, io penso che se ci fosse un segnale di questo tipo darebbe ancora più forza al lavoro che le istituzioni stanno compiendo nella lotta al contrasto del Covid”. E’ vero che c’è già una giornata in ricordo delle vittime, istituita dal Parlamento il 18 marzo di ogni anno, però “non sarebbe male se come in America dove la soglia dei cinquecentomila morti è stata solennizzata con una cerimonia, anche in Italia venerdì prossimo si dichiarasse una giornata di lutto nazionale nelle forme che il Governo riterrà più opportune. Anche così saremo sollecitati a ricordare che i morti non sono soltanto un numero ma delle persone che hanno vissuto nelle nostre famiglie in cui l’Italia si riconosce”.
La proposta di Sensi ha avuto il merito senza dubbio alcuno di aver aperto una breccia in Parlamento visto che è stata ripresa nell’aula di Montecitorio da un suo collega di gruppo, Luca Rizzo Nervo. “Una scelta che agisce sul piano del simbolico ma che consentirebbe di evitare il rischio che queste storie di vita, di memoria, di costruzione del Paese, prive anche di cerimonie di commiato degne, diventino soltanto numeri in aumento o in diminuzione. Un rischio di disumanizzazione che non possiamo in alcun modo permetterci”. Appoggio convinto all’idea dell’ex portavoce di Renzi e Gentiloni a Palazzo Chigi è arrivato anche dal direttore del quotidiano La Stampa, Massimo Giannini, che, rivolgendosi al premier Draghi dai microfoni di Radio Capital, ha sottolineato che “se in un altro momento della nostra esistenza ci avessero detto che per un qualunque motivo sarebbero morte 100mila persone, tutto questo sarebbe stato persino difficile da immaginare. Invece è accaduto”.
Al momento dal Governo non ci sono segnali che vanno nella direzione della dichiarazione della giornata di lutto nazionale. Ciò che è noto, invece, è che nella giornata di venerdì prossimo il presidente del Consiglio sarà a Bergamo, la città e la provincia che hanno pagato il tributo più alto di vittime, soprattutto nella prima ondata. E’ chiaro che in questi giorni potrebbero esserci delle novità dell’esecutivo impegnato principalmente a dare nuovo impulso alla somministrazioni dei vaccini e a riscrivere il Recovery Plan da presentare all’Europa.
Ad ogni modo la proposta di Sensi ci ha fatto tornare in mente ciò che esattamente un anno fa scrisse il poeta Franco Arminio proponendo cinque minuti di silenzio in tutte le case, cinque minuti senza televisione, senza computer, cinque minuti per chi è morto senza avere intorno i suoi familiari, per chi è morto senza il saluto della sua comunità. “Partecipare a un rito collettivo, anche se a casa propria, è un bel gesto di salute morale e credo sia interesse di chi ci governa, a livello centrale e locale, avere una popolazione coesa e attenta, rispettosa delle regole e vicina al dolore di chi ha perso i suoi cari. Non saranno cinque minuti banali perché restare umani è un compito che non contrasta con quello di rimanere sani”.
Le parole del poeta campano sono quanto mai vere ed attuali e “Leggere tra le righe” le ripropone e le sottoscrive per ribadire al Governo e al Parlamento la proposta di Filippo Sensi di una giornata di lutto nazionale. L’Italia deve e può ripartire dalla vaccinazione ma senza dimenticare la memoria collettiva.
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