“Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia”.

(Papa Francesco)

E’ da due anni, cioè da quando è scoppiata la pandemia, che abbiamo compreso ancor di più quanto la nostra salute sia il bene più prezioso da custodire e difendere. Questo tempo, però, sta mostrando anche i limiti del nostro sistema sanitario che, tutto concentrato a rincorrere l’emergenza, rischia di lasciare indietro i più deboli della società. La prossima Giornata mondiale del Malato, che ogni anno cade l’11 febbraio, ci offre l’occasione per andare alla ricerca di realtà locali che sono in prima linea nel contrasto alla povertà sanitaria e che considerano il malato più importante della sua malattia, un elemento importante richiamato anche da Papa Francesco nel suo Messaggio.

L’esperienza che vi presentiamo in questa newsletter è quella del nuovo “Ambulatorio della Carità – San Luigi Guanella”, aperto pochi mesi fa a Firenze, nella parrocchia Corpus Domini al Bandino, in via Reims. E’ un’iniziativa nata grazie all’Opera don Guanella, presente nel territorio diocesano da quasi cinquant’anni attraverso il servizio silenzioso ed operoso dei Servi della Carità, fondati dal sacerdote canonizzato nel 2011 da papa Benedetto XVI.

Siamo nel quartiere Gavinana, nel quadrante sud della città. E’ qui che si trova quella che in questi anni è diventata una “parrocchia samaritana” al cui interno, grazie anche all’incoraggiamento dei superiori guanelliani, si è costituito questo studio medico solidale che vede la partecipazione volontaria e gratuita di ben dodici medici, una psicologa e un infermiere professionale. Il ventaglio delle offerte quanto a figure mediche disponibili è davvero notevole: abbiamo due geriatri, due pediatri, un internista, un nefrologo, un ginecologo, un ortopedico, un diabetologo e un medico di medicina generale.

La sinergia tra il personale sanitario e i volontari permette di garantire le cure di base per patologie frequenti spesso trascurate per l’impossibilità da parte di alcune fasce della popolazione (soprattutto anziani, donne, stranieri, bambini) di accedere alle strutture sanitarie pubbliche o private a cui si associa una mancata conoscenza dei percorsi da intraprendere. L’Ambulatorio si propone anche il compito di facilitare l’accesso ai servizi socio-assistenziali, soprattutto per quanto concerne gli uffici territoriali preposti al reinserimento dei senza fissa dimora, realtà difficilmente conosciute e comunque considerate lontane da coloro che vivono sulla strada e quindi l’accesso ad esse rimane complesso per gli stessi.

 

L’Ambulatorio solidale si inserisce nel contesto della Caritas parrocchiale che è già presente sul territorio da tempo con il centro di ascolto settimanale e la distribuzione quindicinale di generi alimentari di prima necessità. Proprio la presenza del centro di ascolto e la collaborazione attiva con la Caritas diocesana e con le istituzioni del territorio, in primis il Comune e il Quartiere 3, sta rendendo più efficace l’iniziativa nell’ambito parrocchiale.

Il percorso delle prestazioni sanitarie erogate dallo studio medico prevede innanzitutto una valutazione attenta delle richieste e dei bisogni individuali da parte del Centro di ascolto della Caritas. Coloro che realmente necessitano di un aiuto medico vengono segnalati al parroco don Antonio De Masi che, insieme al coordinatore medico dell’ambulatorio Giuseppe Curciarello, provvede ad un ulteriore esame della richiesta e alla prenotazione della visita medica nello studio solidale. Insieme alla visita, al paziente vengono fornite anche indicazioni di percorsi sanitari utili, attraverso la rete professionale costituita dagli operatori volontari della struttura.

L’Ambulatorio ha quasi tre mesi di vita essendo stato benedetto e inaugurato il 14 novembre 2021, in concomitanza della quinta Giornata mondiale dei poveri voluta da Papa Francesco. Per il momento il bilancio è più che positivo come spiega il parroco don Antonio: “Lottare contro la malattia è doveroso, perché la salute è dono di Dio. Ma è importante anche saper leggere il disegno di Dio quando la sofferenza bussa alla porta di ciascuno di noi. Il progetto parrocchiale spinge volontari e assistiti a collaborare a questo mistero che abbraccia la vita dell’uomo ed è capace di leggerla alla luce della Pasqua di Cristo”.

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