Grazie a Papa Francesco nell’Anno Santo 2025 si sono aperte le porte Sante a San Pietro e nel giorno di Santo Stefano nel Carcere romano di Rebibbia.
In occasione dell’Anno del Giubileo della Speranza, per Natale 2024, il pittore Francesco Guadagnuolo ha realizzato alcune opere che trattano temi sociali, una di esse di grande impatto emotivo è “Suicidio in Carcere”. Abbiamo chiesto al M° Guadagnuolo di spiegarci questa intensa e drammatica opera: «Si tratta di un giovane, che nel suo percorso di vita, ha trovato il carcere. L’opera raffigura l’impiccagione in cella da parte dell’interessato, a nulla sono valsi i tentativi di salvarlo messi in atto dal personale del Penitenziario. L’atmosfera che si respira è di profonda pietà. A sinistra due mani tengono un lenzuolo bianco dall’inferriata di una finestra come richiesta di aiuto. A destra il giovane con un lenzuolo annodato al collo si copre il volto per non vedere i propri istanti che segneranno la sua morte, con la mano sinistra tiene una sedia, dove è appoggiato un Pinocchio, un regalo per il suo bambino, che ha realizzato in carcere, pensando a quello che sarà l’estremo pensiero per il suo unico figlio».
Guadagnuolo affrontando quest’argomento da inizio ad un nuovo percorso tematico artistico di pena e supplizi all’interno delle carceri. «Di queste tragedie umane –dice l’artista – ce ne sono a centinaia». La prevenzione del suicidio in carcere è senz’altro un caso di diritto alla salute. Questo diritto umano è riconosciuto a livello internazionale ed è stabilito in tante costituzioni, compresa la Costituzione italiana, che lo precisa nell’art. 32.
Purtroppo, ai nostri tempi, migliaia di familiari possono riconoscersi in siffatta disperata realtà. Spesso televisioni e giornali pubblicano informazioni di uomini e donne che fuggono da gravi pericoli, alla ricerca di sicurezza per una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie.
Dunque un percorso artistico quello di Guadagnuolo, partendo proprio dal giorno di Natale per offrire a tutti il messaggio di salvezza richiamando l’umanità a cercare un segno di speranza.
Durante la predica Papa Francesco ha invitato tutti a mantenere «le finestre spalancate, le porte spalancate, soprattutto la porta del cuore. Quando il cuore è chiuso, diventa duro come una pietra, si dimentica della tenerezza, anche nelle situazioni più difficili, ognuno di noi ha la propria». Perciò ha ribadito l’invito a tenere «sempre il cuore aperto».
Rivolgendosi ai reclusi del Casa di detenzione il Papa ha detto: «vi auguro un grande Giubileo vi auguro molta Pace. Tutti i giorni prego per voi, davvero, tutti i giorni prego per voi».
Nella storia del Giubileo è la prima occasione, che una Porta Santa viene aperta in un casa di detenzione. Un evento straordinario nella consuetudine cristiana che giunge nella solennità di Santo Stefano, primo martire della Chiesa cattolica. Una traccia di speranza per tutti i Penitenziari del mondo che fa del Carcere romano di Rebibbia un’immagine totale della vicinanza della Chiesa a tutti i reclusi.
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