Cosa si intende e a cosa serve conoscerli?
Non è semplice definire gli stati della mente. Della loro natura si sono occupate la fisiologia, la biologia, la teologia, l’arte, la letteratura, la filosofia, la psicoanalisi, la psicologia, l’antropologia e la psichiatria. Le definizioni dipendono dal punto di vista e dalla motivazione per cui si indagano. Poiché nei miei articoli faccio spesso riferimento ad essi, ritengo necessario fornire alcune precisazioni relative a cosa si intende in questo ambito specifico. Pensiamo a cosa proviamo durante l’ascolto di un brano musicale di nostro gradimento, alle sensazioni che ci pervadono durante la visione di un bel film, alla vista del mare o di un bel paesaggio, per i giovani e giovanissimi agli stati d’animo sperimentati durante una festa in discoteca o alla forte emozione alla vista di una persona per la quale si prova attrazione. Tutti questi eventi ci portano a sperimentare, oltre alle emozioni, anche stati della mente differenti tra loro. Tante altre situazioni potrebbero essere citate per riflettere sulla grande varietà di “stati” tra i quali la nostra mente oscilla nel corso della giornata e dell’intera vita. Dal punto di vista psicologico con la definizione “stato mentale” ci si riferisce all’insieme dei pensieri, delle emozioni, delle risposte fisiologiche agli stimoli interni ed esterni con cui l’individuo risponde all’ambiente in un momento determinato. Il modo in cui respiriamo, il battito cardiaco, i gesti, le emozioni che proviamo dipendono da esso. Per fare un altro esempio che chiarisca meglio pensiamo allo stato di veglia e quello di sonno, che rappresentano gli opposti e alle differenze tra le due condizioni. Il senso comune ci porta a pensare che trascorriamo la nostra vita alternando queste due condizioni. In realtà gli stati mentali sono più numerosi e le differenze meno nette di quanto possiamo immaginare.
Solitamente viviamo queste oscillazioni in modo passivo e involontario, in relazione agli eventi della giornata e l’unica scelta cosciente che facciamo per passare da uno stato all’altro viene effettuata quando decidiamo di andare a dormire. Questo aspetto è molto importante e sarà ripreso alla fine.
Quanti sono?
Per convenzione si distinguono 5 stati mentali differenti nei quali, consapevolmente o meno, entriamo ed usciamo nel corso della nostra vita e anche della stessa giornata, rimanendo in essi un certo lasso di tempo. Le esperienze sperimentate in queste differenti situazioni sono descritte e spiegate in base ai presupposti teorici, alcuni strettamente legati a teorie scientifiche, altri considerano punti di vista maggiormente olistici. In questa esposizione ho cercato di non escludere punti di vista che ritengo interessanti perché propongono nuovi orizzonti evolutivi della mente umana, anche se talvolta possono essere non completamente accettati dalla comunità scientifica.
Come si distinguono?
Gli stati mentali sono misurati con sofisticate apparecchiature che ne hanno stabilito numericamente la frequenza (autori differenti riportano leggere discordanze nei valori delle misurazioni) e sono suddivisi nel modo seguente:
BETA: è il normale stato di veglia, quello nel quale passiamo la gran parte della giornata e in cui il vostro cervello si trova in questo istante, intento a leggere queste righe. Questa condizione ci dà la possibilità di reagire velocemente agli stimoli quotidiani e di risolvere in maniera rapida i problemi semplici che si presentano. Le onde cerebrali mostrano una frequenza che varia da 12 a 33 hertz.
ALPHA: è lo stato di coscienza associato al rilassamento, alla meditazione, alla trance di primo livello o semplicemente alla tranquillità. La mente è ricettiva, si sperimenta nei momenti di introspezione e riflessione; la frequenza rallenta e si trova nel range da 8 a 13 Hz. Molti scrittori o pensatori, sia del passato che dei nostri giorni, hanno utilizzato e utilizzano coscientemente questo stato per produrre la propria opera letteraria, musicale o semplicemente per stimolare buone idee. Si narra che il celebre matematico e filosofo Descartes (Cartesio), che fin da bambino era stato cagionevole di salute, fosse abituato ad alzarsi molto tardi al mattino e che la sua genialità in ambito matematico derivasse dal fatto di vivere in uno stato mentale prevalentemente rilassato. Molti atleti e artisti che devono affrontare un impegno gravoso di tipo fisico o mentale, apprendono e mettono in pratica tecniche di rilassamento prima della performance, perché questo tipo di esercizio rende le prestazioni del corpo e della mente più brillanti. E’ possibile, attraverso determinate tecniche (in particolare quelle messe a punto nella PNL), raggiungere questa condizione facilmente in diversi momenti della giornata e beneficiare di un riposo ristoratore sia fisico che mentale anche ad occhi aperti. Vi è la convinzione che 20 minuti in stato di rilassamento equivalgano a circa 6 ore di sonno profondo in termini di riposo del corpo. In questo e negli stadi successivi si registra un allentamento delle tensioni e un aumento della produzione di endorfine e dopamina, sostanze prodotte dall’organismo legate rispettivamente alla diminuzione del dolore la prima e al piacere la seconda.
THETA: è lo stato successivo a quello Alpha, da alcuni definito uno stato indeterminato, di natura quantistica; è quello della trance profonda, della creatività, dei saggi e dei mistici, compreso nella frequenza tra 3,5 e 8 Hz circa. Si raggiunge di solito dopo profonda meditazione e con un’attenzione rivolta all’interno. A questo stadio appartengono l’affascinante condizione ipnotica e quella del sogno (fase R.E.M.). E’ possibile sperimentare queste frequenze anche nello stato vigile, in cui si sperimenta la sensazione di sentirsi parte dell’ambiente che ci circonda; le difese razionali vengono abbandonate e possiamo ottenere un incremento nelle competenze quali l’intuizione, la creatività e tutte quelle capacità “extrasensoriali”; in pratica si attivano facoltà “superiori” del cervello e talvolta sono state descritte guarigioni che hanno del miracoloso. Alcuni suggeriscono che queste ultime avvengano nello stato denominato “Theta-Gamma”.
Le onde Gamma ( da 14 a 42 Hz) sono riscontrate nelle situazioni in cui il corpo è impegnato nella massima prestazione, sia fisica che mentale, dunque anche nel corso delle esperienze mistiche.
DELTA: è lo stato di coscienza associato al rilassamento più profondo, quello del sonno, da 0,5 a 3 Hz. In questo stadio ci troviamo in una condizione di sonno senza sogni; si vive l’esperienza di un tempo enormemente rallentato. Questo stato mentale può essere raggiunto da svegli da persone molto esperte in tecniche di rilassamento. In questo stadio le capacità mentali aumentano in modo considerevole, possono verificarsi episodi di premonizione e preveggenza; è anche lo stato mentale dei medium.
Come si raggiungono
Come si può dedurre anche dai valori delle frequenze registrati nelle diverse condizioni, per passare da uno stato di maggiore attività ad uno inferiore è necessario rallentare le funzioni del corpo e l’attività mentale. Questa condizione si ottiene attraverso alcune tecniche specifiche che conducono all’obiettivo. In realtà ritengo poco adeguato parlare di tecniche che si apprendono; sarebbe più corretto dire che si mettono in atto in modo consapevole azioni che di solito avvengono in maniera più inconsapevole (o inconscia). In alcuni casi si parla di ri-apprendimento. Ad esempio, nel caso della respirazione (che è il primo passaggio suggerito nei vari procedimenti), basti pensare che una delle migliori da praticare è quella del neonato. Se lo osserviamo, notiamo che egli respira gonfiando e sgonfiando la pancia, eseguendo quella che viene definita respirazione diaframmatica, attraverso la quale tutto il corpo viene ossigenato. Non si può certo affermare che il neonato la apprenda da qualcuno! Crescendo abbandoniamo questa modalità per motivi di “risparmio” di tempo, e iniziamo a respirare quanto basta per la sopravvivenza dell’organismo. Provate a respirare per qualche minuto in questo modo e vi renderete conto delle sensazioni di benessere che pervaderanno il vostro corpo. L’aumentata ossigenazione si manifesterà probabilmente (se non siete abituati a questa modalità) anche con una leggera sensazione di capogiro, causato dal maggior afflusso di ossigeno al cervello.
Quindi, tornando agli stati mentali, ciò che cambia è che essi saranno prodotti intenzionalmente e non in modo involontario, come solitamente avviene. Una volta appresi, sarà possibile scegliere di trascorrere un po’ del tempo della giornata in uno di questi diversi “luoghi della mente” e questo è benefico per l’organismo, perché queste pratiche attivano fenomeni di autoguarigione, rafforzando il sistema immunitario e inoltre consentono di prendersi cura di sé stessi attraverso piccole pause del corpo e della mente. Il secondo aspetto importante, di cui ho già scritto in un precedente articolo, è l’acquisizione della capacità di padroneggiare il proprio cervello e indirizzare coscientemente i propri stati mentali, in modo da non essere soggetti passivi in balia degli eventi ma attivi programmatori del proprio benessere. In queste particolari condizioni descritte è anche possibile operare cambiamenti interni significativi riguardanti convinzioni personali che generano sofferenza.
Ad esempio: sappiamo che spesso gli adolescenti possono avere una immagine di sé distorta e negativa, che rimane tale nonostante i tentativi di modificare il proprio aspetto esterno; questo accade perché gli esseri umani vedono sé stessi attraverso il filtro dell’immagine interna, che si è formata negli anni attraverso le esperienze di vita ed è resistente alle modifiche che possono essere apportare attraverso i cambiamenti esteriori.
Per questo motivo, tante ragazze che ricorrono alla chirurgia estetica nella speranza (direi nell’illusione) che, modificando una parte del corpo, saranno più sicure di sé, non risolvono il loro problema di autostima se non, forse, per un breve periodo. Questo accade perché l’immagine negativa di sé, che è interna, tornerà prepotentemente a galla e a quel punto l’attenzione sarà probabilmente spostata su una diversa parte del corpo da modificare, senza purtroppo comprendere che la sicurezza in sé stessi deriva solo in minima parte dall’ aspetto fisico e che difficilmente si è consapevoli delle vere cause.
Ritornando alle capacità della mente, è importante raggiungere la consapevolezza che possediamo un organo, il cervello, di cui usiamo solo in minima parte le capacità e non ne conosciamo appieno le potenzialità. Alcuni ipotizzano un utilizzo del 10/15%. Io penso non sia corretto supporre una percentuale numerica poiché per farlo occorrerebbe conoscere il totale. Faccio un esempio: nel caso della memoria di un pc di cui conosciamo la capienza, ad esempio 500 giga, possiamo calcolare esattamente la percentuale di memoria occupata o libera; nel caso del cervello le capacità complessive non sono note, risulta quindi impossibile conoscere, in percentuale, quante ne utilizziamo.
Questo ci deve rendere consapevoli di quanto ancora ignoriamo e del margine di evoluzione ancora possibile. Non vi sono dubbi che l’utilizzo consapevole di queste potenzialità porterebbe all’individuo benefici in termini di benessere fisico e di prestazioni mentali. Si ha l’impressione, invece, che l’uomo medio viva come se non avesse più nulla da scoprire e da conoscere sulla propria natura. Osservando fenomeni straordinari, che solo pochi individui sono in grado di produrre (controllare il dolore, aumentare e abbassare la temperatura corporea a piacimento, modificare i battiti cardiaci, parlare lingue sconosciute o mostrare una maggiore intelligenza in stati di coscienza come quello ipnotico, raggiungere condizioni mentali molto particolari), possiamo affermare con un buon margine di sicurezza che la gran parte delle persone utilizzi una quantità minima delle proprie capacità. Per fare un semplice esempio tecnologico riportato ai nostri giorni, è come possedere un computer dal valore di alcune migliaia di euro e adoperare solo il programma di scrittura del testo, senza neanche conoscere le altre funzionalità. Non sono previsti insegnamenti istituzionali per sviluppare queste capacità e dunque, tranne alcuni individui particolarmente curiosi, che iniziano percorsi personali di conoscenza, la maggioranza si serve della propria mente solo per i compiti essenziali alla sopravvivenza, cercando di raggiungere il benessere attraverso obiettivi spesso effimeri e direzioni sbagliate, dettati da una cultura eccessivamente materialista, rimanendo ignara delle proprie possibilità e soprattutto rinunciando ad apprendere modalità per vivere una vita maggiormente appagante. E’ possibile quindi che, nonostante tutte le azioni che si possano mettere in atto all’esterno per produrli, non si riesca a mai a raggiungerli, mentre non si è consapevoli del fatto che molti stati mentali positivi risiedono già dentro di noi; occorre però sapere come farli emergere.
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