Il Greco è un vitigno antico, il suo nome non crea dubbio sulla sua provenienza: si presume che furono proprio i coloni greci che dal VII secolo A. C. diedero inizio alla loro espansione verso occidente, ad importare questo vitigno sulle coste degli antichi Italici: Puglia, Calabria, Sicilia e Campania.

Nel caso del Greco di Tufo, il territorio di coltivazione delle uve è piuttosto ristretto e comprende tutta quell’area che parte a nord della zona di Avellino e si estende fino ai confini della provincia di Benevento. Un territorio particolarmente vocato all’allevamento di questa uva a bacca bianca che abbraccia l’intero territorio di otto comuni tutti in provincia di Avellino: Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni coprendo una superficie totale di circa 62 kmq.

Una parte dei terreni adibiti all’allevamento della vite ricade nell’ambito territoriale del Parco regionale del Partenio. Insomma, la zona in cui il Greco di Tufo trova vita è sicuramente di grande qualità, così come di qualità sono le uve che qui crescono sane e rigogliose. Colline in cui sono presenti le antiche solfa­tare del comune di Tufo. Secondo i poemi omerici, Nestore era un fortissimo eroe che amava deliziarsi con questo net­tare.

Il terreno argilloso calcareo e ricco di componenti minerali, e le intrinseche peculiarità dell’uva allevata con una bassissima resa per ettaro, contribuiscono a creare un vino decisamente fuori dal comune, che si adatta anche a importanti evoluzioni nel tempo. Un vero purosangue che si distingue per personalità e buon corpo, freschezza e un bouquet ricco e intenso.

 

Nel “viaggio” di oggi ho voluto visitare le CANTINE CENNERAZZO, in Contrada Casale Bosco, nel comune di Torrioni. La sua storia parte decisamente con Sebastiano Cennerazzo, il padre ed il fondatore di questa cantina unica nel suo genere, perché produce una sola tipologia, una sola etichetta, solo ed esclusivamente Greco di Tufo in purezza, da uve proveniente dalle colline di proprietà. Centellinata l’uva prodotta, 70 quintali per ettaro e ancor più ricercata la resa in cantina, 60 litri per q.le, una vera rarità. Sebastiano fa il vino da quarant’anni, racconta di farlo perché nella sua terra è naturale farlo, perché è impossibile non farlo, su queste colline esposte in modo magistrale ai venti freschi degli appennini meridionali e al sole cocente della esposizione a mezzogiorno.

 

Sebastiano con i suoi racconti di adolescente e poi giovane “cantiniere” tra i filari del suo Greco e tra i tini vecchi di una volta nella storica cantina, ti avvolge di curiosità e mistero. Mi affascina la descrizione delle sue terre, quelle che lui e i suoi figli, Lidia e Federico, amano chiamare “le terre di Sebastiano”, come trattasi di luoghi magici, che richiamano alla memoria un’infanzia tra le vigne fatta di armonia e naturalezza.  Racconta come si può essere conquistati dal profumo della vite, dal sapore dell’uva e dall’emozione di un vino, il suo Sphera.

Questa versione in purezza del Greco di Tufo permette di scoprirne l’essenza varietale primaria e le particolarità espressive del singolo vigneto. Il vino che vanta una tipicità che non ha eguali, con aromi molto marcati che lo rendono davvero speciale al palato. Un vino fresco e morbido, gradevolmente profumato, nel quale si riscontrano sentori di albicocca, pesca, mela matura e note di gelsomino.

Al naso ci soffermiamo su ricordi di elementi sulfurei e di delicata progressione. La sensazione di pietra focaia è il tratto in più che differenzia le espressioni più rilevanti. Il profilo gustativo non tradisce le attese e al sorso rivela una notevole struttura, sorretta da una pregiata e lunga nota di freschezza, tant’è che lo stesso Sebastiano lo considera come un “vino rosso abbigliato da vino bianco”.

Completiamo con gli abbinamenti. Lo Sphera si sposa con piatti a base di pesce saporiti e portate prestigiose a base di crostacei e frutti di mare. Ma non disdegna accompagnarsi con pietanze in cui prevalgono carni delicate bianche o le più varie tipologie di verdure. Ma il suo abbinamento tradizionale, è decisamente quello con la mozzarella di bufala campana, un abbraccio territoriale che esalta le papille gustative e celebra questo prezioso vino nel migliore dei modi.

Naturalmente: Buona degustazione a tutti, e alla prossima cantina.

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