QUESTA MATTINA, NELL’AULA PAOLO VI, IL SANTO PADRE FRANCESCO HA RICEVUTO IN UDIENZA I MEMBRI DI UNICOOP-FIRENZE E DELLA FONDAZIONE “IL CUORE SI SCIOGLIE”.
PUBBLICHIAMO DI SEGUITO IL SALUTO CHE IL PAPA HA RIVOLTO AI PRESENTI NEL CORSO DELL’UDIENZA:
SALUTO DEL SANTO PADRE
Cari fratelli e sorelle, benvenuti!
Saluto la Presidente e tutti voi. Sono contento di incontrarvi, così numerosi, alla vigilia dell’Epifania. Questa Festa, come tutto il Tempo di Natale, ci chiama a celebrare il mistero dell’Incarnazione del Signore: nel Bambino Gesù vediamo come Dio si è fatto vicino a noi nella nostra povertà (cfr Fil 2,6-7), indicandocela come via privilegiata per incontrarlo. E questo contesto spirituale è significativo anche per il vostro impegno, che da 50 anni, come Cooperativa, e da oltre dieci, come Fondazione, è rivolto alle persone più bisognose, in vari ambiti di servizio: dall’indigenza economica al bisogno di cultura, dalla solitudine all’esigenza di formazione, utilizzando, oltre ai consueti mezzi di aiuto finanziario e alimentare, tanti altri strumenti, come l’escursionismo, la letteratura, l’arte e la musica. Grazie, grazie di questo.
Unicoop Firenze è nata – cito lo Statuto – per «salvaguardare gli interessi dei consumatori, la loro salute e sicurezza anche accrescendone e migliorandone l’informazione e l’educazione» (n. 2). Così facendo, nel 2010 ha poi dato vita alla Fondazione “Il cuore si scioglie”, pensata per spingere le persone a fare qualcosa per gli altri: potremmo dire, usando un’espressione biblica, per favorire la formazione di “cuori di carne” al posto di “cuori di pietra” (cfr Ez 36,36). E questa è una cosa molto bella: il cuore è una fonte di conoscenza. Qualcuno mi dirà: “Ma no, Padre, noi conosciamo con la mente, con l’intelletto”. Questa, da sola, è una conoscenza incompleta. Senza il cuore non c’è conoscenza umana. Per conoscere, dobbiamo conoscere con la mente, con il cuore e poi fare con le mani. Non dimenticate i tre linguaggi: che la mente sia unita al cuore e alle mani, che il cuore sia unito alle mani, per fare, e alla mente; e che le mani siano al servizio del cuore e della mente. Non dimenticate questo, nel vostro agire.
E vorrei proprio fermarmi un momento a riflettere con voi sul valore di questo cammino. Infatti, considerando fin dall’inizio la tutela del consumatore al di sopra del suo semplice aspetto commerciale, voi siete arrivati a coglierne una dimensione umana fondamentale: quella di aiutare ciascuno a fare qualcosa per gli altri, cioè a vivere la carità, l’amore fattivo (cfr Lett. Enc. Fratelli tutti, 87). In questo modo ricordate che salvaguardare il bene della persona significa non solo prendersi cura di alcuni suoi interessi settoriali, ma promuoverne la piena realizzazione e dignità. E a questo livello l’incontro tra chi ha maggiori possibilità e chi invece è nell’indigenza, lungi dal ridursi a mera filantropia, costituisce sempre la provvidenziale opportunità per un arricchimento reciproco. Proponete così un modello di tutela che unisce i singoli non tanto “contro” la minaccia di un comune avversario, quanto “per” la costruzione di relazioni virtuose di reciproco sostegno (cfr ivi, 215). E tutto questo lo fate con tanta creatività, come avviene quando si lavora insieme animati da un sogno comune.
Essere vicino alle persone che noi aiutiamo, essere vicini. Quando, nelle confessioni, a volte domando alle persone: “Lei fa elemosina, aiuta?” – “Sì, sì” – “E mi dica, quando lei fa l’elemosina, guarda negli occhi la persona, tocca la mano, o butta i soldi lì?”. Toccare, toccare l’indigenza, toccare, un cuore che tocca; guardare e capire. Non dimenticatevi questo.
Cari amici, grazie per quello che fate, in Italia e all’estero; in particolare, in questo momento drammatico, a sostegno della martoriata Ucraina: è terribile, quello che succede lì! Grazie per la vostra collaborazione con il Dicastero per il Servizio della Carità, le cui attività sostenete da tempo. Continuate a puntare, nel vostro
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