di Nicola Tavoletta
Da sempre saluto con il termine “Salve” ogni volta che giungo in un luogo o incontro qualcuno. Molto probabilmente uso questo saluto perché assunto in eredità da mio Nonno, Ettore Fiorentino, che spesso, oltre al Salve usava salutare con “Salute”.
Qualche settimana fa mi chiese mia figlia il perché di tal modo di salutare e ne scoprimmo l’ origine storica. “Salve” ha due origini: la prima è latina con il significato augurale “abbia buona salute”, la seconda deriva dal saluto che si scambiavano i briganti del Basso Lazio nel 1800 quando si incrociavano. Dicevano “salve” per comunicare che non avevano il colpo in canna e non avrebbero sparato, quindi potevano procedere tranquillamente.
Racconto questa piccola spiegazione proprio per salutare con un forte “Salve” l’accordo tra i giornali Lazio Sociale, MezzogiornoItalia e Infopuntoevirgola. “Salve” perché questo accordo può offrire di più nella comunicazione e nella riflessione digitale in questo periodo di “cura” e quindi di auspicio alla buona salute delle persone. Tre strumenti di confronto alleati per alzare il dibattito sociale, culturale e politico, anche quando i distanziamenti fossero più stringenti per garantire la salute. Questo laboratorio può avere una base di confronto importante anche a Latina, portando le donne e gli uomini della seconda città del Lazio ad un confronto aperto con le più storiche comunità di altri territori.
Una contaminazione sociale, culturale e politica che gioverebbe tanto alla stessa città di Latina.
Veniamo qui a ricordare il “Salve” dei briganti che abitavano proprio il Basso Lazio, auspicando una disponibilità alla reciprocità di noi “nuovi briganti”, ovviamente ironizzo sulla definizione, a dire che il passaggio al confronto è libero, senza pregiudizio.
Lazio Sociale, Infopuntoevirgola e MezzogiornoItalia, poi, hanno origine proprio nei territori tra lo Stato Pontificio e il Regno delle due Sicilie, quindi il “Salve” esprime bene il loro stesso incontro senza la pallottola del pregiudizio e della chiusura.
Ieri leggevo sulle pagine di Avvenire una riflessione sulla giusta obbligatorietà dei nuovi italiani a conoscere la Costituzione, allora sottolineava che dovrebbe essere conoscenza anche di noi indigeni. Questo spunto potrebbe essere una missione anche per Lazio Sociale e MezzogiornoItalia, cioè il confronto nel perimetro della Costituzione, riportando il dibattito nelle regole della Repubblica.
Salve alle amiche e agli amici delle tre testate e buon lavoro a noi tutti.
Nicola Tavoletta
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