di NICOLA TAVOLETTA*
Il termine famiglia deriva dal latino “familia”: l’insieme degli schiavi e dei servi viventi sotto uno stesso tetto.
Ho l’impressione, per non dire la convinzione, che molte delle rappresentanze politiche italiane negli ultimi anni abbiano richiamato nell’agire quella originalità del significato etimologico. La famiglia sia diventata servitrice di un sistema economico dal quale ognuno vuole affrancarsi. Il ritornello è :”non conviene fare una famiglia”. Effettivamente nei calcoli fiscali per molti, anche per i non ricchi, spesso il divorzio o la separazione è un vantaggio. Essere single molto spesso conviene sul lavoro. La ricerca di servizi per l’infanzia è un lusso. La conciliazione tra genitorialita’ e professionalità è addirittura talmente sostanzialmente ostacolata che diventa spesso inconciliabilita’ di coppia. I servizi alla famiglia, anche quelli privati, diminuiscono. Sarebbe interessante fare un censimento, ad esempio, tra negozi dedicati agli animali domestici e quelli per l’infanzia.
Non sono il primo che richiama questo tema, purtroppo un argomento comunque trascurato talmente da cadere nel declino di una resa generalizzata.
La vicenda è esattamente al contrario. Non penso solo alle politiche nazionali, ma soprattutto a quelle territoriali. Nel dibattito politico locale si continua a parlare di strade di collegamento, pedemontane, aeroporti o porti, ma a chi serviranno? Ad una comunità di anziani? Dobbiamo spendere i soldi pubblici sui servizi all’infanzia e alla genitorialita’. Il reddito di cittadinanza aveva una logica, ma avrebbe avuto una efficacia se fosse stato premiante per le famiglie. Giusti i bonus “Renzi” su scuola e informatica. Il Recovery Found attiviamolo sulla cura dei minori e delle mamme. I sindaci di questa provincia concordino un grande piano di trasporto pubblico comprensoriale per l’accompagnamento di alunni e studenti. Avrei tanti esempi e proposte, ma è la volontà quella serve. La volontà di essere amministratori servitori della famiglia, quindi di una società vitale, e non di asservire la famiglia al consumismo o alle pretese erariali. Dico queste cose come stimolo per coloro che amministrano, ma lo dico anche per affermare che le Acli provinciali di Latina da gennaio 2021 apriranno un servizio digitale, un programma online, per entrare nelle case e orientare i genitori nella difficile conciliazione con il lavoro. È sempre stata una missione difficile, ma oggi maggiormente perché sono diminuiti diritti e tutele sul lavoro.
Con le Acli proveremo a fare un percorso invernale per le famiglie, anche in quelle famiglie dove si diventa genitori due volte: non solo dei propri figli, ma anche di congiunti malati. Il care giver è un argomento nell’indice delle priorità.
*Nicola Tavoletta – Direttore Acli provinciali di Latina

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