di Nicola Tavoletta

«Per quello che abbiamo fatto sarei dovuto finire in galera, ma al contrario, sono finito a Hollywood»

(Orson WELLES)

Era oggi, il 30 ottobre, ma del 1938, quando alle 20,50 Orson Welles mandò in onda la versione radiofonica de” La Guerra dei Mondi”. Una rappresentazione realistica di una edizione straordinaria del radiogiornale che narrava in diretta l’invasione dei marziani negli Stati Uniti, più esattamente a Grovers Mill, nel New Jersey.

Prima della messa in onda sul canale radiofonico CBS Welles fece annunciare più volte che era la lettura del romanzo dello scrittore britannico H. G. Wells, ma ebbe una “particolare accortezza” mediatica.

La lettura iniziò alle 20,50 quando gli ascoltatori del canale nazionale NBC cambiavano frequenza perché c’era la pubblicità e quella prossima era proprio la CBS. Quindi entrarono in trasmissione senza sentire gli annunci. Questo sicuramente non giustifica il disequilibrio sociale e psicologico degli statunitensi che a centinaia di migliaia scesero in strada atterriti dalla invasione aliena.

Tantissimi si recarono nelle chiese a chiedere perdono, altri alle armi e furono presi d’assalto i centralini. Al New York Times raccontavano di un tizio che telefonò per informarsi sull’orario della fine del Mondo.

Chi ascoltò tutta la trasmissione avrebbe saputo che i soldati a stelle e strisce avrebbero sconfitto i marziani. Furono in pochi.

Orson Welles in più interviste raccontò che non voleva assolutamente generare un procurato allarme e che se ne accorse il giorno dopo, mentre qualcuno, invece, raccontò che si fece prendere la mano.

In Italia probabilmente, in passato, per i marziani non ci saremmo scomposti, molto facilmente ci saremmo occupati di preparare un caffè oppure di farli accogliere da una abile delegazione del pentapartito.

Scherzi del genere li avrebbe usati Monicelli in “Amici Miei”. Ora siamo sicuri che sia più così? Forse anche molti italiani oggi sono a stelle e strisce? Me ne accorgo da alcuni fenomeni elettorali degli ultimi otto anni, spesso montati dal sensazionale irrealismo.

 

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