Il Mezzogiorno d’Italia è una terra ricchissima dal punto di vista culturale, nella quale si trova un patrimonio diffuso costituito non solo da grandi attrattive culturali, ma da numerosissimi luoghi di fruizione presenti ovunque nel territorio: musei, palazzi storici, aree di interesse naturale e artistico e un’infinità di tradizioni e possibili rievocazioni storiche e popolari.
La ricchezza di un Paese può misurarsi anche attraverso parametri diversi da quello del Pil. Il Mezzogiorno possiede infatti risorse naturali e culturali che rappresentano un vero e proprio tesoro. L’incidenza del patrimonio statale presente nel Mezzogiorno è decisamente rilevante: nel Sud si trovano 145 siti tra musei, monumenti e aree archeologiche pari al 34,3% del totale nazionale. Cifra che sale a 256 se si aggiungono i 111 siti siciliani (non di competenza del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), diventando il 48% del totale italiano.
Tra i beni culturali del Meridione 15 dei 49 siti Unesco italiani fanno parte della lista del Patrimonio dell’Umanità. Sono invece 11.543 i beni immobili (archeologici e architettonici) vincolati presenti nel Meridione, su 46.025 tutelati a livello nazionale. Inoltre, nelle regioni del Sud Italia si trovano 3.634 biblioteche pubbliche pari al 29% delle biblioteche italiane. Secondo i dati del Ministero dell’ambiente, il Mezzogiorno possiede un notevole patrimonio naturale: su 24 parchi nazionali, 14 si trovano nel Sud del Paese, il 39,7% del patrimonio nazionale in termini di estensione.
Alla grande ricchezza del tessuto culturale del Mezzogiorno non corrisponde, però, un’altrettanto ampia fruizione di questo patrimonio. In sostanza si deve evidenziare purtroppo quanto i territori del Mezzogiorno esprimano una propria forza economica anche attraverso l’elevata qualità del proprio patrimonio culturale diffuso e dei paesaggi, le cui straordinarie potenzialità sono ampiamente inespresse. Per il Mezzogiorno il patrimonio culturale ed il paesaggio sono, infatti, non solo elementi fondanti della propria identità ma anche potenziali potenti strumenti di miglioramento della qualità dello sviluppo economico sostenibile e per la creazione di opportunità di lavoro qualificato, anche se si deve constatare ad oggi che tali potenzialità non si sono ancora pienamente dispiegate in termini di sviluppo socio-economico, occupazione e benessere diffuso.
La chiave di volta vincente finalizzata allo sviluppo e alla crescita economica e sociale del Mezzogiorno, ed in particolare di un possibile incremento del comparto turistico meridionale, si basa sulla valorizzazione delle specificità territoriali, al fine di raggiungere i diversi segmenti della domanda di turismo differenziato che giunge da tutto il mondo, ma deve fondarsi anche sulla garanzia di un livello di qualità dei servizi prevedibile e adeguato al prezzo. Il tema della qualità è fondamentale per il recupero della competitività dell’offerta turistica sia sul mercato domestico che su quello più ampio.
Ma non basta. Altro tema fondamentale è quello della formazione. Un sistema di formazione e istruzione più focalizzato sul settore turistico: ossia la qualità delle risorse umane, per la quale occorre agire sviluppando politiche formative degli operatori e dei lavoratori, anche con specifico riferimento alla sostenibilità ambientale e al turismo sostenibile. Risulta necessario affermare e consolidare, oltre che promuovere, sempre più un approccio non tradizionale del marketing turistico e territoriale, che valorizza gli strumenti quali l’accoglienza, il racconto, le reti.
Accoglienza significa prima di tutto costruire relazioni e condividere passioni, racconti, storie, emozioni, territori. La maggior parte delle persone frequenta i social network perché attraverso essi può condividere esperienze con un gran numero di persone. I social network dunque possono fornire un grande contributo e in questi anni hanno consentito di rendere più umano il rapporto tra le persone coinvolte. La rivoluzione del web ha avuto il grande pregio di tirar fuori dal cassetto la visione italiana o “latina” al mercato, che fa leva sul passaparola, la reputazione e la gestione delle relazioni. È necessario coinvolgere gli utenti del web nelle reti sociali attraverso il dialogo e la condivisione ed è importante spingere affinché il turismo sia sempre meno standard ma più vero, più relazionale e più umano.
Ricordiamo che al di là di quelle che, per la presenza di risorse “imponenti” rappresentate principalmente dai siti archeologicomonumentali, città d’arte, ecc., che sono considerate mete turistiche affermate, esiste, anche un “entroterra” (minore) con un proprio patrimonio fatto di tradizioni, conoscenze, culture, tipicità che può costituire un supporto efficace alla diversificazione dei flussi turistici a condizione che venga adeguatamente valorizzato attraverso politiche di sviluppo integrate e sostenibili.
L’interazione settoriale delle attrattive turistiche diventa strumento per superare la debolezza individuale attraverso l’aggregazione e trasformare una somma di elementi in un prodotto complesso la cui attrattività è maggiore della sommatoria dell’attrattività delle singole risorse di cui si compone. In questo modo risorse che, da sole, non sarebbero in grado di generare una domanda turistica autonoma acquistano un valore aggiuntivo nel momento in cui vengono inserite in un sistema; allo stesso modo, anche aree come quelle interne o rurali possono uscire dalla loro posizione marginale e trovare una collocazione nel sistema turistico locale.
In questo modo sarà possibile creare delle proposte di fruizione delle aree rurali che puntino a interpretare in chiave turistica il senso autentico dei “luoghi e delle genti” attraverso una progettualità partecipata ed autocentrata che riesca a rimuovere alcuni tra i principali ostacoli allo sviluppo di un’offerta turistica rurale competitiva, quali la scarsa propensione degli operatori a mettersi in rete, lo scarso orientamento al mercato e l’insufficiente capacità di promuovere e commercializzare i prodotti.
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