“Sono passati 25 anni dall’8 settembre del 1999. Quel giorno, il giovane lavoratore albanese Hyso Telharaj, approdato nella nostra terra in cerca di futuro, è stato ucciso per non aver ceduto al ricatto dei caporali. Come tanti altri suoi connazionali, Hyso aveva scelto la nostra regione per coltivare la speranza, che a lui invece è stata negata insieme alla vita. Ricordare la sua morte è un dovere che abbiamo, per tenere accesa la luce delle nostre coscienze sulla piaga del caporalato e sulle condizioni nelle quali sono costretti tanti, troppi ancora, a vivere e lavorare. O a perdere la vita”. 

“Oltre alla memoria, abbiamo anche il dovere di agire per scongiurare che altre persone vengano private della propria dignità ed esistenza. Il caporalato attecchisce e prospera lì dove sono carenti i servizi di prossimità e le infrastrutture, anche sociali. Pertanto, la nostra responsabilità politica e sociale deve far sì che le aree fragili siano presidiate e rafforzate con interventi mirati che prevengano, ma anche risolvano, le situazioni più complesse in essere. Nel contempo, dobbiamo farci tutti promotori di un’economia che sia inclusiva e sostenibile, di un’occupazione regolare che riconosca mansioni e lavori dignitosi per tutti nel contesto di una più robusta e diffusa cultura della legalità”.

Così l’assessore della Regione Puglia alle Politiche migratorie, alla Legalità e all’Antimafia sociale Viviana Matrangola.

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