di Matteo La Torre*
L’idrogeno avrà un ruolo decisivo nel nuovo scenario energetico europeo aperto dalle conseguenze del conflitto in Ucraina. Per sganciarsi dal gas russo, con REPowerEU Bruxelles punta a creare un acceleratore per l’idrogeno e convogliare sul vettore energetico investimenti importanti. E l’Italia potrebbe avere un ruolo di primissimo piano.
REPowerEU è basato su due pilastri:
- diversificare l’approvvigionamento di gas, aumentando le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) da fornitori non russi e aumentando la produzione e l’importazione di biometano e idrogeno rinnovabile;
- ridurre più rapidamente l’uso di combustibili fossili nelle nostre case, edifici, industria e sistema elettrico, aumentando l’efficienza energetica, aumentando le energie rinnovabili e l’elettrificazione e affrontando i colli di bottiglia delle infrastrutture.
L’obiettivo dichiarato è abbattere la dipendenza energetica da Mosca di due terzi entro fine anno, per arrivare a una totale indipendenza dal gas russo entro il 2030. Un piano che richiede uno sforzo enorme.
Se nel breve termine per affrancarsi dalla dipendenza nei confronti della Russia servono misure di emergenza – quelle previste dal piano REPowerEU riguardano in primo luogo gli aiuti di stato e le capacità degli impianti di stoccaggio UE – nel lungo periodo Bruxelles punta su un piano che, oltre a diversificare gli approvvigionamenti di gas puntando su altri fornitori, aumenti la produzione di combustibili sintetici e rinnovabili.
Ed è qui che entra in gioco l’idrogeno.
Negli ultimi dieci anni il panorama del mercato europeo del gas è cambiato sensibilmente: l’aumento della capacità di interconnessione del gas hanno introdotto importanti miglioramenti infrastrutturali, anche attraverso progetti di interesse comune.
Miglioramenti che hanno permesso alla Commissione europea di avviare contatti con vari partner nel mondo per diversificare le forniture di gas mediante gasdotti o GNL (come USA, Norvegia, Qatar, Azerbaigian, Algeria, Egitto, Corea, Giappone, Nigeria, Turchia, Israele).
Con REPowerEU la Commissione sottolinea l’importanza di proseguire in questa direzione, diversificare ulteriormente fornitori e infrastrutture, accelerare i progetti già previsti e valutare la necessità di nuove infrastrutture che abbiano una forte dimensione transfrontaliera e siano compatibili con l’idrogeno.
REPowerEU prevede la creazione di un acceleratore per l’idrogeno inteso a sviluppare infrastrutture integrate, impianti di stoccaggio e capacità portuali.
Secondo le stime fornite in una nota della CE, altri 15 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile possono sostituire 25-50 miliardi di m cubi l’anno di importazioni di gas russo entro il 2030 (10 milioni di tonnellate d’idrogeno rinnovabile importato da fonti diverse e altri 5 d’idrogeno rinnovabile prodotto in Europa, oltre ai 5 milioni di tonnellate già programmati).
Alla luce della mutata situazione geopolitica e vista l’attenzione crescente dell’Europa nei confronti del continente africano, anche per quanto concerne gli investimenti in energie rinnovabili e nell’idrogeno, l’Italia potrebbe trovarsi a giocare il ruolo di pedina decisiva della nuova partita energetica.
La posizione strategica della penisola potrebbe permetterci di giocare un ruolo di primissimo piano nella costruzione di un nuovo mercato dell’idrogeno pulito tra le due sponde del Mediterraneo.
Servono però investimenti mirati nelle infrastrutture, sia per aumentare gli stoccaggi nel breve termine che per prepararsi al mutato quadro geopolitico.
Bisognerà aumentare la nostra capacità di rigassificare e, già per metà di quest’anno verrà installato un primo rigassificatore galleggiante.
A queste si aggiungeranno altre infrastrutture nei prossimi 12 mesi e una nuova spinta nei confronti dei cosiddetti carburanti sintetici, dal biometano all’idrogeno.
Infine, per sganciare le rinnovabili dalle lungaggini burocratiche che spesso le bloccano, la Commissione pubblicherà a maggio una raccomandazione sull’autorizzazione rapida per i progetti di energia rinnovabile, affrontando gli ostacoli principali e proponendo soluzioni per affrontarli.
*Vicepresidente ACLI Terra Latina – Ambasciatore del Patto europeo sul clima in Italia
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