Il grande campo della sinistra italiana che doveva essere la risposta definitiva alla fine della supremazia meloniana sull’Italia, assume sempre più le dimensioni di un campetto di bocce. I 5 Stelle, come era nelle più semplici previsioni, stanno per implodere su se stessi, mentre il Giuseppi “de noantri” viene sbugiardato dall’altro Peppi un giorno si e l’altro pure.
Conte e quelli del PD hanno dimenticato cosa era e cosa dovrebbe essere il Movimento delle 5 Esse nella teoresi del suo vero ideatore, quell’incredibile ed unico visionario delle politica Italiana che purtroppo il destino ha voluto che l’abbandonasse troppo presto: Gianroberto Casaleggio.
Ebbene, cosa era il vero M5S nell’immaginario dottrinale del duo Casalgrillo? Un movimento equidistante, né di destra e neppure di sinistra, insomma un’altra cosa rispetto ai partiti e alla politica conosciuta fino ad allora. E comunque, ricordiamo che il primo governo Conte fu possibile solo con Matteo Salvini ministro degli Interni, un governo sostanzialmente di destra, per il semplice motivo che l’elettorato 5S rimane decisamente un elettorato che vede proprio a destra i suoi orizzonti politici.
Quello che succede in questi giorni nell’alveo nella galassia 5S altro non è che la naturale conseguenza di quella dinamica post-politica che interessa qualsiasi soggetto di interesse collettivo, visto con l’orizzonte paretiano: il 20% delle cause determina l’80% dei risultati.
La presenza politicoelettorale del movimento di GrilloConte attuale è inevitabilmente destinata ad assumere la stessa dinamica dell’allora italiadeivalori dipietrista: una progressiva erosione di elettorato da parte del centrodestra meloniano che, ricordiamolo, è solo all’inizio del suo percorso temporale. Solo due anni di affermazione elettorale sono francamente “pochetti” per designarne un declino auspicabile da parte sinistra.
Queste solo alcune delle sottolineature che evidenziano quanto sia difficile la creazione in tempi brevi di un fantomatico campo largo della politica italiana, composizione che dovrebbe vedere il M5S quale portatore di consensi tali da fare concretamente la differenza. Si tratta naturalmente più di una amabile speranza che di una concreta illusione. Il PD farebbe bene a costruire, nell’alveo delle dinamiche politico partitiche europee, una stretta e costruttiva alleanza con i partiti rossoverdi, perché naturali alleati di una sinistra europea moderna e dinamica, che possa rispondere alle richieste che un pezzo importante di società continentale che si esprime con chiarezza e determinazione ideologica.
La vita prossima, quella dei mesi a divenire, di quello che resta del Movimento Cinque Stelle e del suo residuo elettorale sarà la inevitabile conseguenza di una resa dei conti, più che di un vero e proprio scontro politico tra Conte e Grillo. Ricordiamo che i prossimi appuntamenti elettorali riguardano elezioni amministrative, campo stretto dove i 5Stelle non hanno mai brillato, dove oggi le stelline del movimento sono destinate a diventare delle mininova senza alcun peso elettorale concreto.
Bene fa il centrodestra ad ampliare la sua dinamica politica ai soggetti centristi, che dreneranno un’ampia platea elettorale in fuga dal cosiddetto ex terzopolo calerenzi e che vale abbondantemente un 10-15% di elettori di fascia media e medio alta, e che ingloba un pezzo maggioritario di partite iva del settore terziario. Quello che poi in Italia da sempre fa la vera differenza.
Un fenomeno, che pure assume i contorni del grottesco, è rappresentato dalla fuga dal PD dell’elettorato cosiddetto “professionistico”; ovvero quello dei cosiddetti cercatori di incarichi e di posti ben retribuiti nella pubblica amministrazione o nelle società controllate dalla politica. Questo elettorato non è cosa di poco conto, riesce a spostare pochi voti numericamente, ma tanta “chiacchiera” di opinione pubblica, concretamente. Si sa questo è stato da sempre un elettorale anti rigolettiano, nel senso che è notoriamente mobile: va dove lo porta il portafoglio, più che il cuore. E il portafogli non sta più a sinistra, vedi RAI et ALIQUEM AD ALIQUOD CORPUS.
Per questo, la cosiddetta sinistra larga, nei prossimi anni non costruirà nessun campolargo significativo, né qualsivoglia centrosinistra governativo per il prossimo futuro.
Il PD dovrà rassegnarsi ad essere un partito residuale della politica italiana, un oggetto dei ricordi vintage, rappresentante di un elettorato da vera e propria riserva indiana, che in Emilia e in Toscana, piuttosto che in Umbria sarà visto come un luogo della memoria. Dove gli amministratori locali saranno rappresentati da persone lungimiranti e capaci, e dove si sperimenteranno (naturalmente a spese di tutti gli italiani) modelli innovativi di una politica che potrà essere in un prossimo futuro che verrà.
Per il resto, vedo un ritorno alle origini del PD, quello di un postpostcomunismo alla mortadella con squacquerone dal forte impatto emotivo. Considerando anche l’impatto generazionale dei millennials e degli alpha, che da quelle parti preferiscono il colore verderosso, piuttosto che un arancio sbiadito alla cotechino con raviggiolo di Romagna, il gioco è presto che fatto.
Il 2025 sarà naturalmente l’anno della verità, buona fortuna al campolargo e occhi ben aperti a quello che succede al Centrolargo italiano.

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