Successivamente alla realizzazione del progetto “Non sono affari di famiglia”, un viaggio conoscitivo e applicativo, guidato da un team di professionisti che con 14 incontri online in piena pandemia ha voluto promuovere la centralità delle relazioni e la funzione sociale del lavoro, oggi le ACLI di Latina propongono e presentano un altro servizio. Il nuovo progetto “lo sportello di ascolto psicologico” nasce dal desiderio di offrire uno spazio operativo al cittadino che possa far luce sull’urgenza, ancora più impellente, di una presenza strutturata, in ambito sociale e sul territorio, con professionisti che prevengano il disagio e promuovano salute e benessere.
Con entusiasmo, attraverso la sinergia e la collaborazione tra diverse “mani”, si configura come un servizio di consulenza facilmente accessibile e strutturato in convenzione. L’obiettivo principe è quello di offrire uno spazio riservato, privo di giudizio che accoglie le richieste di aiuto e propone modelli di ascolto e di risposta ai bisogni relativi alla sofferenza psichica. La consulenza individuale, di coppia, familiare e di gruppo su tematiche specifiche sono le strade per incontrare il cittadino.
In un periodo storico caratterizzato da una crescente difficoltà di accesso alle istituzioni pubbliche, marcato da pesanti contrazioni di budget, da riduzioni drastiche degli operatori Istituzionali, da logiche manageriali di gestione, spesso lontane dai bisogni reali della gente, questo servizio vuole portare una ventata di ottimismo e mettere al centro la persona e le sue relazioni, lavorando sulle risorse affettive spesso misconosciute o scarsamente attivate in situazioni di bisogno. Il progetto andrà ad arricchire la rete dei servizi presenti sul territorio, attuando interventi di prevenzione tempestivi ed efficaci, laddove è necessario si occuperà di mettersi in contatto con i servizi di competenza e quindi di promuovere e sviluppare l’intreccio di alleanze per la salute con gli attori istituzionali del territorio.
Lo spazio di accoglienza può assumere alcune sfide che il mondo della comunità esprime: tessere nuove mappe concettuali adeguate a disegnare nuovamente il presente; sviluppare criticità creativa oltre il conformismo, superare il senso di disagio e confusione che molti vivono; iniziare ad occuparsi di sé oltre che a pre-occuparsi, partecipare per arrivare a nuove contrattualità nei diversi ambiti della vita sociale e lavorativa, sperimentando nuove forme di cittadinanza. Questo l’auspicabile passaggio evolutivo che significherebbe esercitarsi nel fermarsi, ascoltarsi, progettare, realizzare. Ciò che conta è connettere i luoghi di cura, la storia della persona, le trame familiari, le esperienze maturate attraverso incontri terapeutici autentici e protetti, così da ripensare insieme la sofferenza psichica e le sue possibili trasformazioni.
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