La chiesa dell’Annunziata è frutto dell’estro creativo di Luigi Vanvitelli. Domenico Brunelli l’ha solo realizzata, dopo la sua morte, magari con qualche opportuno rimaneggiamento. Tutti notano lo stile inconfondibile del regio architetto di Carlo III. Una facciata che non è passata inosservata a tanti studiosi. Della tesi vanvitelliana è convinto lo storico Francesco Fichera, che peraltro attinse la notizia direttamente da uno scritto dell’architetto Patturelli, anch’egli al servizio del Vanvitelli a Caserta. Sulla stessa linea lo storico dell’Arte Roberto Pane nella sua opera Architettura dell’età barocca in Napoli, lo storico Mario Rotili e Giulio Ansaldi che ne parla nel saggio Luigi Vanvitelli e il Neoclassicismo. D’accordo anche Elio Galasso nel suo interessante studio Vanvitelli a Benevento e Lorenzo Di Fabrizio, che per decenni si è occupato del monumento.  Vanvitelli e Brunelli si conoscevano molto bene e si frequentavano. Brunelli è stato per anni capomastro, alle dipendenze del Vanvitelli durante la fabbrica della Reggia di Caserta. Vanvitelli a sua volta è stato ad Airola più volte e gli è stato chiesto un progetto per la facciata di una chiesa. 

L’idea della chiesa dell’Annunziata di Airola è parte di un fenomeno più vasto. Nel 2012 la professoressa Danila Jacazzi, responsabile del Dipartimento di Architettura e Disegno industriale “Luigi Vanvitelli”, presso Seconda Università di Napoli, ha pubblicato una ricerca nell’ambito delle Giornate Scientifiche di Ateneo che si occupa delle fondazioni di Ave Gratia Plena in Terra di Lavoro. Un lavoro molto minuzioso e dettagliato che rivela aspetti di particolare interesse dal punto di vista architettonico ed attesta la diffusione dell’istituto, presente con oltre 60 sedi in tutte le aree di Terra di Lavoro, di cui oltre 30 chiese e cappelle nella sola provincia di Caserta e altrettante in quella di Benevento. Osservando e confrontando le finalità, ci accorgiamo che il fenomeno interessa anche la nostra chiesa di Airola.
1) In gran parte erano composte da una serie di strutture legate alla destinazione ospedaliera (come ad Airola).
2) Generalmente furono costruite al margine del centro urbano (come ad Airola, dove il centro era un tempo lontano dalla nuova costruzione) “prope et extra moenia”.
3) Le A.G.P. presentano tutte una chiesa dedicata alla SS. Annunziata o di un ospedale (è il caso di Airola). 4) Si tratta di chiese originariamente piccole, risalenti al XV-XVI secolo, più tardi ampliate e arricchiti (come per Airola). Le strutture successive però andranno a modificare l’articolazione planimetrica e la configurazione formale degli organismi originari.
Su queste chiese nel tempo hanno operato architetti coadiuvati da una pluralità di figure complementari provenienti da differenti contesti, chiamati ad eseguire ampliamenti e ristrutturazioni, come avvenne per l’Annunziata di Airola nel XVIII secolo. I modelli di queste ricostruzioni sono comuni, sia per il gusto barocco, sia per le linee estetiche delle facciate. Intrecciando i dati raccolti, la ricerca universitaria ha accertato “la contemporanea presenza di architetti e artefici in differenti sedi, lasciando supporre l’esistenza di un canale di circolazione di modelli e artisti in grado di trasferire da una bottega all’altra soluzioni architettoniche e decorative. A seconda dei periodi, gli stessi artefici risultano impegnati in opere per le Confraternite con una frequenza che non può essere stata dettata dalla sola casualità”. Nello specifico la devozione per l’Annunziata risale alla seconda metà del XV secolo. Vanno fatte risalire alle Congregazioni dell’Ave Grazia Plena comuni tematiche riscontrabili ad esempio nelle chiese della SS. Annunziata di Caiazzo , di Limatola, Aversa, di Castel Volturno, Sant’Agata dei Goti.
Ora veniamo al dunque. Nel XVIII secolo, sulla base del censimento condotto dalla ricerca, è stato possibile documentare la circolazione di artisti e maestranze nelle varie sedi dell’A.G.P. in Terra di Lavoro. Cito testualmente: “Francesco Gasperi risulta attivo sia a Marcianise che a Capua, dove dirige i lavori del Capomastro Carlo Patturelli, partitario contemporaneamente delle “nuove fabbriche” dell’Annunziata di Capua e di Marcianise. Domenico Brunelli, uno dei consoci del Patturelli, dal 1783 dirige i lavori per la facciata dell’Annunziata di Airola. Gaetano Barba, infine, risulta ingegnere ordinario della SS. Annunziata di Giugliano e direttore delle fabbriche di Marcianise”. A quel tempo Vanvitelli era già morto.
Dunque Domenico Brunelli compare come “consocio di Carlo Patturelli” che era un Capomastro (oggi si direbbe Capocantiere o direttore dei lavori), quindi un esecutore.  Infatti ha sottoscritto il contratto di lavoro (e su questo non si discute). Ma non è lui il vero artefice della facciata dell’Annunziata di Airola. Da più fonti si riporta l’episodio che certifica la presenza in territorio di Airola del regio architetto Luigi Vanvitelli, alla ricerca di sorgenti utili ad alimentare la monumentale Cascata della Reggia di Caserta attraverso l’acquedotto carolingio. Sorgenti che trovò alla località Fizzo ricadente nel territorio airolano. Fu quella l’occasione da parte di re Carlo III di concedere alla nostra comunità il titolo di “Città”, quale ringraziamento per l’acqua concessa. Autori quasi coevi, tra cui il prof. Mario Rotili, riportano l’episodio secondo cui venne chiesto al Vanvitelli in quei giorni di abbozzare un disegno per la facciata di una chiesa che doveva sorgere in periferia del centro storico. Il prof. Elio Galasso dice nel libro “L’Annunziata di Airola” che dal 1751 al 1764 “Luigi Vanvitelli si aggirava per il territorio beneventano… alla ricerca di fonti dal flusso continuo per alimentare le cascate e i giochi d’acque dei giardini reali di Caserta. Airola lo vide più volte in groppa al somaro, con in mano una bottiglia d’acqua, unico strumento di livellazione di cui si servisse“. E più avanti: “...il 30 agosto 1754 un diploma di Carlo III di Borbone, re di Napoli, ricompensava Airola con il titolo di città. Con esso arrivarono i finanziamenti per il campanile dell’Annunziata in costruzione, completato nel 1755, e per attuare il progetto della facciata richiesto allo stesso Vanvitelli“:
Ebbene, di quel disegno oggi non resta alcuna traccia, ma è indiscutibile la sua impronta, lo slancio delle linee, l’alternarsi dei colori cromatici, molto, molto simili a quanto già realizzato per la facciata della Reggia di Caserta. Il frontespizio richiama fortemente quello dell’Annnziata di Napoli, opera del Vanvitelli, che in quel periodo lavorava nella stessa città anche al Palazzo del Principe d’Angri, alla Chiesa dei Padri della Missione, alla chiesa della Trinità. La domanda è: qualora non ci restano prove inoppugnabili in grado di attestare una verità certa, lo storico può tirarsi indietro e negare spiegazioni? Assolutamente no, perché se ciò avvenisse, dovremmo buttare a mare 2 terzi delle conoscenze storiche acquisite, a partire dalla preistoria fino almeno all’alto Medioevo. Perchè non esistono prove certe per tutto. Compito dello storico è invece interpretare e giustificare i tasselli mancanti, non divenire schiavo del documento; come diceva Jaques Le Goff, leggere ed applicare le informazioni del territorio arrivando a conclusioni logiche e razionali. Altrimenti la ricerca diviene sterile e fine a se stessa. Allora la conclusione che si può trarre dal dato storico nel nostro caso è proprio il frutto di una interpretazione da leggere su piani di conoscenza differenti. Ma una condizione imprescindibile perché Brunelli abbia potuto eseguire un disegno preparato dal Vanvitelli è che i due si conoscessero e si fidassero l’uno dell’altro. Ebbene questa condizione è storicamente comprovata. Domenico Brunelli, come riporta la Treccani, cominciò come operaio addetto alla fabbrica della Reggia di Caserta, ma venne presto promosso da Luigi Vanvitelli a secondo aiutante del primo architetto e vi rimase in carica fino al 1762. In verità tutta la famiglia Brunelli fu per anni in buoni rapporti con Vanvitelli. Il figlio di Domenico, di nome Angelo Maria, lo troviamo nominato per la prima volta nel 1772 come artista a Caserta, così come suo fratello Carlo.
Ecco perchè l’Annunziata di Airola si presta ad una sintesi storica semplice e chiara: la facciata è frutto dell’estro creativo di Luigi Vanvitelli. Domenico Brunelli è stato  l’esecutore materiale o l’ottimizzatore (oggi diremmo il direttore dei lavori) dello schizzo o di un disegno approntato da Luigi Vanvitelli, in quel periodo particolarmente impegnato nella costruzione di un’opera colossale,
la Reggia di Caserta, che non gli consentiva di seguire altri lavori.

 

NELLE FOTO: la Chiesa dell’Annunziata di Airola (in alto), ritratto di Luigi Vanvitelli. DALLA RETE

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