Nonostante nel secolo scorso la Valle Caudina abbia visto il suo patrimonio artistico-monumentale depauperato, soprattutto a seguito dei numerosi interventi di ripristino successivi al sisma dell ‘ 80, essa si presenta ancora oggi come un serbatoio inesplorato di appuntamenti con il passato prossimo e remoto.
E’ inutile elencare le inadempienze e i danni arrecati per anni ai nostri tesori d’arte, che mani irresponsabili hanno profanato o volutamente lasciato morire. Non basterebbero decine di pagine per farlo. Serve invece sensibilizzare I ‘opinione pubblica sullo sconosciuto sostrato culturale, antico di millenni, che continua definire la nostra etnìa, specifica di “gens” e ci rende, alla stregua di altri popoli italici, ereditari di una grande civiltà scomparsa. Il problema vero è che purtroppo manca tra i cittadini della Valle Caudina la consapevolezza e la coscienza unitaria di tale certezza storica.
E’ per questo motivo che, da sempre trascurato, l’inestimabile patrimonio artistico e monumentale della valle langue ed ancora attende di essere valorizzato e salvaguardato. I nostri fanciulli dovrebbero studiare insieme alla macro storia anche le loro radici di “gens” caudina: compiere insieme agli insegnanti l’immaginario viaggio a ritroso nei secoli, cercando di cogliere, attraverso l’analisi storica di ogni Comune, la progenie della primitiva Caudium. Quei fanciulli devono imparare a farsi interpreti di quel “grido di dolore” che ogni attimo ci lancia la Storia, sempre più bistrattata da questa miserrima società tecnologica, rivolta al futuro, ma logora nella coscienza e povera negli ideali. Tra i Comuni della Valle Caudina, spicca Montesarchio, terra ricca di testimonianze storiche di ancora sconosciuta matrice, fulcro vitale e genesi di un passato che si perde nelle pieghe dei secoli: da piccolo agglomerato agricolo assurga a riferimento culturale, commerciale ed industriale, svincolo indispensabile del traffico turistico tra la provincia irpino-sannita e Terra di Lavoro.
Montesarchio, come progenie diretta dell ‘antica e civilissima Caudium e la “gens caudina”, popolo evoluto, dalle millenarie tradizioni, legato alle consuetudini sane di una cultura contadina, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, non ancora riscattata dalla secolare indifferenza di quanti, oltre ai buoni propositi ,non sono mai andati. E I ‘enorme patrimonio artistico ed archeologico resta tuttora oscuro e incomprensibile alle coscienze della gente.
Tra le varie ambiguità che le remote presenze ci hanno tramandato, emerge quindi a distanza di millenni, una realtà coagulante di nome “Caudium”: sul mistero di questo antichissimo insediamento, sul prologo e sull’epilogo, sul dramma di un’etnìa calpestata, ma mai rassegnata a ruoli subalterni, si è già scritto molto (forse troppo) e non saremo noi qui a tirare conclusioni, consapevoli come siamo che i Capitoli della Storia li chiudono sono i fanatici della verità trascendente. Quello che serve è la ricerca della propria identità culturale: convincere gli ottimisti che la corsa verso la certezza storica non conosce traguardi. Serve avvicinare i giovani meno attenti, la stragrande maggioranza, al nostro passato, saper interpretare il territorio, per le bellezze, che ancora ci offre. Essere in grado di leggere ogni giorno il quadro d’insieme dell’evoluzione storica ed artistica del territorio.
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