Non bisogna avere paura dell’Islam perché ciò che incontriamo

non è un sistema religioso, ma uomini

e donne che condividono con noi lo stesso destino,

come compagni d’umanità.  Eccoci tutti ‘condannati’ al dialogo!”

(card. Jean-Louis Tauran)

 

Il 2022 non è iniziato sotto i migliori auspici per la numerosa comunità islamica fiorentina che rinuncerà alla costruzione di una moschea nel comune di Sesto Fiorentino. Ad annunciarlo è stato l’imam Izzedin Elzir che ha rilasciato un’intervista radiofonica, poi ripresa dalla stampa locale, in cui ha illustrato i dettagli di una decisione che porta indietro di almeno dieci anni le lancette dell’orologio. Una storia che la newsletter di questa settimana ripercorre perché la scelta compiuta riaprirà il dibattito sul futuro di un centro di culto musulmano nel capoluogo toscano.

Il dietrofront è dato il 22 gennaio. L’imam Elzir, ospite dei microfoni di Controradio, ha dichiarato lo stop ufficiale al progetto per la realizzazione di una moschea  nell’area di via Pasolini, nel popoloso quartiere Sud Ferrovia di Sesto. “Come comunità – ha spiegato l’ex presidente dell’Unione delle Comunità islamiche in Italia – abbiamo deciso che la libertà è più importante del costruire una moschea. Quindi dobbiamo decidere di rimanere dove siamo finché non arriveranno finanziamenti senza condizioni”. Le parole dell’imam lasciare capire che tutto si è bloccato quando si è trattato di cercare i necessari fondi per l’inizio dei lavori: “Due Paesi si sono detti disponibili a volare l’opera – ha dettagliato ancora Elzir -: il primo, per motivi di geopolitica mondiale però ha dovuto ritirarsi mentre l’altro ha ribadito di poter coprire i costi ma ha detto di voler nominare l’imam”. Una condizione che i musulmani fiorentini non hanno né voluto né potuto accettare.

Bocche cucite, invece, quando all’imam viene chiesto di fare i nomi dei due Paesi a cui ha fatto riferimento nelle sue affermazioni. “Gesù Cristo diceva che si dice il peccato ma non il peccatore. Dico solo che noi siamo una comunità islamica fiorentina italiana e vogliamo rimanere con questa autonomia e indipendenza, non vogliamo essere condizionati da nessuno ”. Una prova di forza che da un lato rende onore ai musulmani fiorentini per il passo indietro compiuto dall’altro getta un’ombra pesante sui rapporti internazionali che si  sviluppano nel mondo islamico per accedere ai finanziamenti.

La retromarcia riporta alla mente il dicembre 2017 quando il Comune di Sesto, l’Arcidiocesi, l’Università di Firenze e l’Associazione per la moschea siglarono un protocollo d’intesa molto significativo che prendeva le mosse dal Regolamento Urbanistico dove era contemplata la possibilità di realizzare edifici di culto e attività a carattere religioso nell’area di via Pasolini. Il patto prevedeva che l’Arcidiocesi, proprietaria dell’area di 8.300 mq, avrebbe ceduto il terreno a titolo oneroso alla Comunità musulmana della provincia di Firenze. L’Arcidiocesi avrebbe ottenuto in cambio un altro terreno di 2.500 mq da parte dell’Ateneo, nell’area del Polo Scientifico, di fronte alla chiesa della Madonna del Piano.

Tutto è saltato, però, quando dalle parole bisognava passare ai fatti. “Quando la Diocesi di Firenze ci ha offerto la possibilità di acquistare un terreno di loro proprietà con destinazione a luogo di culto abbiamo deciso di cogliere questa opportunità anche perché sono pochissimi, nei Comuni dell’area metropolitana, i terreni con questa destinazione”, ha concluso l’imam che poi non è riuscito a fare previsioni future per i 30mila musulmani fiorentini: “Non ci sono prospettive al momento, poi con la pandemia tutti i progetti sono fermi. Sappiamo solo che noi vogliamo pregare con dignità ma anche in libertà”.

Attualmente la gestione delle funzioni religiose, complice il Covid-19, non è per nulla semplice. La moschea-garage di Borgo Allegri, già inadeguata prima, ora è diventata davvero troppo piccola. Infatti, il Comune di Firenze ha messo a disposizione il Palavalenti di via Alderotti in zona Careggi per la preghiera settimanale del venerdì così come ha offerto spazi temporanei per il Ramadan e la Festa del Sacrificio. Soluzioni provvisorie che, però, non risolvono il problema ma anzi riaprono il dibattito su un nuovo tempio. Nel corso del tempo sono state scartate diverse ipotesi come quelle della ex Caserma Lupi di Toscana, di Viale Europa o di San Verdiana.

Con le novità su Sesto, è chiaro che ora si riapre la discussione su Firenze. A favore di una nuova moschea è certamente l’Amministrazione Comunale del sindaco Nardella che si è espressa attraverso Alessandro Martini, assessore ai rapporti con le confessioni religiose. Riferendosi allo stop di questi giorni, ha auspicato che si raccolga “un messaggio forte che ci aiuti a sostenere in tutti i modi possibili questa componente importante della nostra quotidiana vita comunitaria. E a realizzare quel sogno di un luogo di cultura che oltre ad assolvere le esigenze di culto, possa rappresentare per Firenze tutta una tappa e un obiettivo di crescita e sviluppo per un vero bene”. Che qualcosa in città si stia muovendo lo dimostra anche la mozione che è stata approvata in Consiglio Comunale lo scorso 21 dicembre, con un titolo più che eloquente “Una moschea per la Città”, frutto di un preventivo avallo in Commissione Urbanistica con i voti di PD e M5S. Sono questi, infatti, i gruppi consiliari che spingono di più per la costruzione di un nuovo luogo di culto dopo che nel 2016 il sindaco siglò il Patto di cittadinanza con la comunità musulmana di Firenze.

 

Tra quelli che maggiormente sono favorevoli al via libera alla moschea ci sono Renzo Pampaloni (consigliere comunale del PD e presidente della Commissione Urbanistica): “L’obiettivo di creare un luogo di culto degno per la comunità islamica che sia anche un luogo di incontro tra culture per tutta la città e un luogo di valore architettonico sarà inserito tra i temi prioritari da affrontare nel prossimo Piano Operativo”; e Donata Bianchi (consigliere comunale del PD e presidente della Commissione Pari Opportunità): “Dobbiamo superare il rischio di generare segregazione religiosa e dare attuazione al diritto costituzionale di poter esercitare la propria fede religiosa”.

A dare una spinta è anche parte dell’opposizione, quella rappresentata dai consiglieri Dimitri Palagi e Antonella Bundu di Sinistra Progetto in Comune: “Noi siamo convinti che le comunità islamiche siano vittime di un pregiudizio diffuso che mette in difficoltà il loro diritto costituzionale di avere un luogo di culto, come altre confessioni presenti sul territorio”. Di tutt’altro avviso, invece, Fratelli d’Italia che, pochi mesi fa, si è reso protagonista di una dura polemica sul centro islamico di via Casella dove sono state apposte nuove insegne, a giudizio del partito di Giorgia Meloni, troppo evidenti. “Sembra uno scherzo di pessimo gusto, invece così si vive nella città di Nardella, del Pd e di Giani, che ogni giorno assomiglia più a Islamabad e meno alla Firenze dei nostri nonni”, hanno osservato Francesco Torselli e Alessandro Draghi.

Al di là delle polemiche, dopo la fumata nera su Sesto, il tema di una nuova moschea sul territorio fiorentino si pone come urgente e non più rinviabile. Spetterà alle pubbliche amministrazioni e ai rappresentanti del mondo musulmano trovare la giusta soluzione affinché quel sogno tanto accarezzato diventi finalmente realtà anche nella città che fu di Giorgio La Pira.

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