“SPERIMENTARE NUOVE ECONOMIE, NUOVE RELAZIONI SOCIALI, NUOVE ISTITUZIONI CIVILI DEVONO ANDARE A RAFFORZARE I CONTESTI DI LAVORO E TERRITORIALI CREANDO SVILUPPO”.
Si è svolta in streaming, a causa delle limitazioni imposte dall’emergenza Covid – 19, la VI edizione della (Summer) School Cives, Laboratorio di formazione al bene comune, sul tema “Mezzogiorno tutto come prima? Idee e azioni ricostruttive per un nuovo inizio”. Il ricco parterre di intervenuti si è confrontato su due questioni principiali: la prima svoltasi nella giornata di ieri sul tema “Ricominciare dal Mezzogiorno. Problemi e futuro del Sud” è stata introdotta da Ettore Rossi, direttore Ufficio per i Problemi sociali e il Lavoro dell’Arcidiocesi di Benevento, il quale ha sottolineato il fatto che “rispetto al tempo che stiamo vivendo, pensiamo che per il Mezzogiorno ci sia bisogno di un programma ricostruttivo che parta dalla comprensione profonda della realtà, dei problemi che incidono concretamente sulla vita delle persone e delle famiglie e delle questioni che pregiudicano il futuro soprattutto dei giovani. Un tema, questo, che deve diventare prioritario per l’Italia sia attraverso politiche capaci di valorizzarli che di trasformarli in attori dello sviluppo. Abbiamo bisogno di creare al Sud occasioni di lavoro di qualità che permettano oltretutto alle imprese di crescere e competere. Anche grazie a nuove opportunità: pensiamo alle prospettive che apre il cosiddetto South working ovvero la possibilità, per i territori del Sud, di accogliere stabilmente in smart working lavoratori di aziende basate altrove”. “La nuova visione che invochiamo – ha concluso Rossi – deve avere una destinazione precisa: il Mezzogiorno”.
Dopo i saluti di Domenico Masone, sindaco di Pietrelcina e di Padre Fortunato Grottola, guardiano del Convento di Pietrelcina, particolarmente significativo è stato l’intervento di Stefano Boeri, architetto e professore di Urbanistica al Politecnico di Milano, che ha messo in evidenza il fatto che “questa emergenza ci mette nella condizione di rivalutare le zone interne e i borghi: penso all’uso nuovo del digitale ma anche al recupero dei servizi di prossimità. Dobbiamo riflettere anche sul fatto che le grandi città rischiano di essere sempre meno attrattive e che devono ripensarsi articolandosi su un’idea di borghi urbani. Dobbiamo pensare che è indispensabile, in tal senso, non ricadere nell’errore di continuare a consumare il suolo, una pratica che ha danneggiato il nostro territorio. I borghi rurali e quelli storici rappresentano una risorsa straordinaria per immaginare una delocalizzazione della vita urbana”.
“Il problema del Sud oggi sono per lo più le disuguaglianze civili” ha affermato, in seguito, Domenico Cersosimo, professore di Economia Applicata presso l’Università della Calabria. “Per questo dobbiamo provare a guardare il nostro paese con nuove capacità analitiche: è necessario invertire lo sguardo. Partendo, ad esempio, dall’Italia marginalizzata per capire il resto del paese e comprenderne la grande varietà”
Claudio De Vincenti, professore di Economia Politica all’Università di Roma “La Sapienza”, già ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, ha evidenziato che “già prima del Covid avevamo un problema ricostruttivo nel nostro paese: prima la crisi finanziaria del 2008 e poi l’emergenza pandemica non hanno fatto altro che acuire i problemi che già avevamo. È necessario ora aprire gli occhi per capire su cosa fare leva perché, come dice Don Sturzo, è proprio il Mezzogiorno che può salvare il Mezzogiorno”.
“La questione delle aree interne non è una questione del sud: ma di tutta l’Italia. Per questo si tratta di un tema che dovrebbe essere messo a terra con più forza nell’agenda politica nazionale” ha affermato monsignor Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento. Edoardo Patriarca, presidente Associazione Nazionale Lavoratori Anziani, ha, infine, sottolineato che il cambiamento delle prospettive dei territori non accade per buona volontà, ma occorre un progetto e Cives si sta misurando su questo terreno. Così come è arrivato il tempo di connettere le varie esperienze di attivazione sociale che ormai sono sparse in tutto il Paese e nel Sud.
All’iniziativa di Cives è intervenuta con un messaggio la Ministra delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova, impossibilita all’ultimo momento a collegarsi che, complimentandosi per l’iniziativa, ha spronato tutti a riflettere su un nuovo inizio: “Necessario per il Paese tutto e ancor di più per il Mezzogiorno”. Nella sua missiva la Ministra Bellanova ha messa in luce la necessità di “guardare con molta più attenzione all’Italia dei margini o dei vuoti che oggi appare quanto mai centrale per sperimentare nuove economie, nuove relazioni sociali, nuove istituzioni civili. Non a caso questo tema è centrale nell’impianto della nostra Strategia per il Sistema Agricolo, Agroalimentare, Forestale, della Pesca e dell’Acquacoltura su cui siamo impegnati nell’ambito del Piano nazionale per la Ripresa e la Resilienza.
Altro tema su cui riflettere con attenzione è quello legato al fatto che il Mezzogiorno sia la maggiore riserva di crescita per l’Italia, perché dispone di una gran quantità di risorse inutilizzate, in primis quelle umane, i giovani e le donne. Ma può dare un contributo prezioso solo se è messo in grado di poterlo fare, per sé e a vantaggio di tutto il Paese. La mia proposta, in tal senso, è semplice: un’alleanza di sistema perché questa ricchezza possa agire come lievito, leva motrice. È il motivo per cui ripeto da tempo che l’agricoltura, la filiera agroalimentare, possono veramente costituire uno straordinario punto di riferimento”.
La seconda sessione, svoltasi in mattinata, si è articolata sul tema “Formazione, innovazione e lavoro per scommettere sui giovani meridionali”. Le riflessioni sono state introdotte da Ennio Graziano del Comitato verso la Fondazione francescana con i poveri e da Danilo Parente, presidente provinciale Acli Benevento. Sono intervenuti raccontando le dirette esperienze di lavoro, di innovazione e di nuova socialità che scommettono nel territorio dell’Italia meridionale l’imprenditore agricolo Claudio Papa; Bartolo Castellano, Ceo della Società Experiences; Stefano Cerrato, responsabile Relazioni Istituzionali e Terzo Settore presso SmemoLab “DentroTutti”; Pasquale Orlando, coordinatore di “Risorsa Mezzogiorno”; Stefano Granata, presidente nazionale di Confcooperative Federsolidarietà.
Elena Militello, presidente di “South Working – Lavorare dal Sud” Aps, ha sottolineato la possibilità di creare innovazione e implementazione del capitale umano su chi sceglie di lavorare o di costruire la propria vita nel sud e nelle aree interne del nostro paese: “South working nasce dall’idea di poter lavorare dal Sud per datori di lavoro situati altrove e questo consente di reinvestire parte dei salari nell’economia del Sud ma anche di fornire uno stimolo concreto al sistema meridionale”.
In seguito è intervenuto Carlo Mazzone, unico docente italiano tra i dieci finalisti del Global Teacher Prize 2020, che ha sottolineato l’importanza di trovare spazi in cui ci sia un nuovo umanesimo capace di incidere anche sugli aspetti legati al mondo digitale che deve sempre essere uno strumento e mai un fine.
Le conclusioni della sessione conclusiva sono state affidate a Paolo Venturi, direttore di Aiccon, Centro Studi promosso dall’Università di Bologna che ha detto: “In questo contesto diventa sempre più importante potenziare l’esistente, rendendo le capacità effettive per incidere nella realtà. Questo avviene rafforzando le dinamiche di interdipendenza, di intraprendenza e di intermediazione che devono andare a rafforzare i contesti di lavoro e territoriali creando sviluppo”.
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