MATERIA PRIMA DI QUALITÀ E PROGRESSI TECNOLOGICI: IL PAESE TEDESCO È BEN DECISO A INVESTIRE NEL SETTORE, E A DIVENTARNE IL LEADER EUROPEO.
La Germania è capofila nelle vendite di vino analcolico, soprattutto grazie alla storica predisposizione alle innovazioni tecnologiche, che le hanno permesso in pochi anni di realizzare prodotti di alta qualità, destinati a un pubblico specifico. A raccontarlo, Valerie Kathawala, che ha intervistato Bernhard Jung, amministratore delegato della Carl Jung, società detentrice del brevetto di uno dei tre metodi impiegati per la dealcolizzazione del vino, la distillazione sottovuoto, che da sola produce più di 10 milioni di bottiglie di vino analcolico all’anno. Per spiegare perché sia la Germania, e non un altro paese, a detenere il posto di leader del settore, non è sufficiente chiamare in causa la tecnologia – spiega Frank Schulz, direttore della comunicazione presso il German Wine Institute: i tedeschi sono già abituati alla birra analcolica (10% del mercato interno della birra); alcuni vitigni tipici (riesling, müller-thurgau, gewürztraminer, sauvignon blanc, muscat) ben si prestano all’uso, perché le alte concentrazioni di aromi complessi sopravvivono in parte al processo; alcuni stili enologici ricorrenti nel paese, inoltre, prevedono già una bassa gradazione alcolica.
Tecnologia avanzata, una lunga storia alle spalle e l’attenzione dei produttori per la materia prima: la Germania parte da qui per collocarsi in testa alle nazioni europee produttrici di vino analcolico.
Dall’eliminazione dell’etanolo – spiega Claudia Geyer, una chimica alimentare – deriva un insieme di problemi organolettici, quali la percezione del corpo del vino e la conservazione degli aromi primari e secondari. Passi avanti, però, sono stati compiuti, soprattutto da quando la mentalità tra molti produttori di vino analcolico è passata dal voler dealcolizzare vini scadenti al voler selezionare le materie prime giuste per realizzare vini dealcolati di qualità. I risultati promettono bene, se anche il mercato statunitense, aperto nel 2018, ha accolto con favore le bottiglie dei produttori tedeschi, tanto da spingere una cantina come la Dr. Loosen ad avviare una attività in pianta stabile, dedicata al solo mercato statunitense. I quesiti sul futuro della categoria, certo, sono ancora tanti, ma da quelle parti il lavoro continua
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