Il Comitato Sannita per l’Acqua pubblica invita i gestori ad investire nelle reti.
Il Comitato Sannita Acqua Bene Comune plaude alla “Campagna risparmio idrico 2020” con la quale Gesea/Acea fornisce 10 suggerimenti per non sprecare acqua e risparmiare sul consumo idrico. Un decalogo quasi perfetto che parte dal consiglio di “chiudere i rubinetti mentre ti lavi denti”, fino ad arrivare ad “innaffiare il giardino con intelligenza”. Quest’anno come immagine principale sono stati scelti i disegni degli alunni dell’Istituto “Fragnito” di San Giorgio La Molara che illustravano la lodevole iniziatica dell’Ente Gestore, contribuendo a loro insaputa ad una iniziativa di marketing.
I disegni sono stati realizzati da gli stessi alunni che hanno dovuto subire nei giorni scorsi la sospensione idrica a San Giorgio La Molara, causata dall’eccessivo assorbimento della distribuzione. Siamo certi che Acea, nel corso delle sue istruttive campagne d’informazione, oltre a suggerire di “regolare lo scarico del water” avrà spiegato ai ragazzi che il motivo principale delle crisi idriche sono, oltre i cambiamenti climatici, anche le reti colabrodo del nostro Paese che portano ad una dispersione idrica elevatissima che si aggira su medie pari al 40% sino a toccare punte del 60%.
La società avrà anche raccontato agli alunni dei suoi milionari profitti, frutto delle gestioni del servizio idrico fondate su salate bollette, a fronte di investimenti scarsissimi nelle reti colabrodo. Qualcuno avrà certamente spiegato ai ragazzi il motivo per cui non s’investe nelle reti. La risposta è sconcertante: Il socio privato non investe nelle reti, perché queste sono di proprietà dello Stato. Affermazione verissima, ma non si comprende perché i lauti ricavi dell’affare acqua vadano ai soci privati, pagando pochi spiccioli per le concessioni, senza però che gli stessi soci non investano nulla nelle reti.
Facile fare decaloghi ricchi di sapienti consigli già ricevuti dai nostri nonni, difficile mettere mano al portafoglio, rinunciare ai dividendi azionari ed investire nelle reti.
Il sistema sarà immutato sino a quanto la gestione dell’acqua resterà in mano alle Società per Azioni (molte delle quali quotate in borsa) che per loro natura perseguono unicamente il profitto.
Acea nelle sue lezioni sicuramente avrà raccontato ai ragazzi che nel 2011 c’è stato un referendum costituzionale (ad oggi inapplicato) con il quale 26 di italiani hanno votato due sacrosanti principi: 1) l’acqua deve restare fuori dal mercato; 2) non si può fare profitto su di essa.
Se così non fosse suggeriamo a Gesesa per la campagna H20 del prossimo anno di invitare qualche esponente del comitato Abc così, con tutti i nostri limiti, potremo aiutarli a migliorare l’informazione con qualche rudimento di diritto Costituzionale o almeno di educazione civica.
Due punti si potrebbero aggiungere a questi decaloghi:
11° investire nelle reti colabrodo.
12° L’acqua è di tutti, non è una merce.
(Comunicato stampa)
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