L’ARTE-INCHIESTA DI FRANCESCO GUADAGNUOLO
Da sempre, l’arte ha anche rivelato la parte più brutale dell’uomo: soprusi, assassini, violenze carnali, lotte armate. Infatti, incontriamo nella storia dell’arte scene di violenza umana e delitti, perché i casi di aggressività delinquenziale hanno molte volte impressionato gli artisti che hanno rivelato le barbarie e la disumanità, realizzando opere d’arte dal Medioevo fino ai giorni d’oggi. Qualche esempio: Giuditta decapita Oloferne (1617) di Artemisia Gentileschi, L’accecamento di Sansone (1636) di Rembrandt, La morte di Marat (1793) di Jacques-Louis David, Saturno divora i suoi figli (1820-1823) di Francisco Goya, L’omicidio (1867-8) di Paul Cézanne, Gli omicidi seriali di Camden Town (1908) di WR Sickert, L’assassino minacciato (1927) di René Magritte, La guerra (1929-1932) di Otto Dix, Campo di concentramento (1942) di Carlo Levi, Guerra civile (I martiri di piazzale Loreto) (1944) di Aligi Sassu, Birmingham Race Riot (1964) di Andy Warhol sui contrasti razzisti. Tutti questi e tanti altri scenari criminali ha mostrato la storia dell’arte suscitando lo studio e l’interesse dei critici e criminologi.
Oggi l’artista Francesco Guadagnuolo affronta il tema del misfatto, per svelare i segreti più celati degli anni passati, dove si sono consumati intrighi internazionali all’interno del Grand Hotel delle Palme di Palermo, laddove affiorano nella mente segreti misteriosi, perciò è del tutto lecito non trascurare e non obliare. L’artista ha voluto realizzare una serie di dipinti, pensando alla sua Sicilia, per esprimere alcune delle storie connesse all’Hotel delle Palme di Palermo, ricco di seduzione e mistero. Infatti, il bel Palazzo liberty dell’Hotel è stato scenario di numerosi eventi di personalità illustri del mondo della cultura, dell’arte e dello spettacolo e non mancarono intrecci di potere e di politica.
Quando nel 1937 nel golfo di Palermo si eseguivano, le serie di operazioni dell’armata navale italiana, nella camera 322 dell’Hotel delle Palme, veniva rinvenuto in un lago di sangue un uomo, si sa molto poco, pare si trattasse di una spia inglese, con un pugnale penetrato nelle spalle. Nel frattempo gli Stati Europei si muovevano alla volta della guerra, così nessuno nel capoluogo siciliano ne fece un caso del tremendo crimine, e ogni cosa fu sigillata. In seguito, nel 1961, un agente segreto americano venne visto precipitare dalla finestra della camera 351 dell’Hotel delle Palme: morì sul colpo. La spia non era sola, nell’interno della stanza fu trovata, traumatizzata, la sua segretaria. Resta incomprensibile che questa vicenda rimase insoluta.
Descrizione delle opere. Guadagnuolo ha realizzato nove opere, tutte ispirate alla storia dell’Hotel delle Palme di Palermo, due di esse l’hanno più impressionato, una è intitolata “Camera 322: l’uomo pugnalato” l’altra “Camera 351: agente segreto vola dalla finestra”. Infatti, in una rievoca com’è stato detto, il 1937 quando misteriosamente nella stanza fu trovato il cadavere di un uomo. L’opera si estende in verticale, a sinistra in alto la vetrata dell’albergo, dove s’intravede riflessa, in penombra, una delle due palme, a destra in un notturno si nota il golfo di Palermo in cui erano impegnate, a quel tempo, le navi da guerra. All’interno, illuminata, la camera 322 dove una persona, a quanto pare una spia inglese, è stato appena pugnalato, con sangue ovunque, interpretato dall’artista mentre urla e si contorce con tutte le membra per la contrazione muscolare dall’intenso dolore. La scena è raccapricciante, piena di suspense. La brutalità della vicenda è messa in risalto anche dalla materia del dipinto, come anche dal chiaroscuro con sequenze di colori forti nella scena centrale e poi più morbidi nell’ambiente attorno. Ancora oggi l’artista si domanda perché e com’è successo.
L’altra opera rievoca il 1961, anche questa si svolge in verticale ed è ambientata all’esterno dell’albergo, mentre l’agente segreto americano vola giù dalla finestra della stanza 351. Anche quest’opera è piena di suspense, nella notte le luci accese, accentuano di più la drammaticità dello scenario. L’uomo ha l’espressione di chi è stato colto improvvisamente, scivola fuori dalla finestra con un urlo che sa che ormai è finita, infatti, morirà sul colpo sulla strada. L’opera di Guadagnuolo è stata composta come se protesi volessimo osservare l’agghiacciante conseguenza della morte nel momento che accade, senza che possiamo avvertire la percezione di chi è stato, se c’è un assassino o quanto sia stato disumano ciò che accaduto. Anche in questo caso a sessant’anni dall’accaduto l’artista si domanda perché?
Le due opere di Guadagnuolo si centralizzano sugli iniziali istanti delle oscure morti. Le effigi trasfigurate si generano sempre più violente soffermandosi sui particolari più minacciosi dell’ambientazione, dipingendo con impegno l’aspetto delle vittime. I dipinti provocano una dolorosa sensazione che vi si riconosce il segno di modernità di un nuovo duplice rapporto denominato Arte-Inchiesta, sia nel contenuto, controllato dall’efferatezza, sia nel linguaggio espressivo.
Essendo piuttosto eloquenti questi dipinti, ma dalle indagini oscure per le modalità di esecuzione delle due morti, esprimono tutto un concentrato di male del vivere di quello che riconosciamo come intrighi internazionali per i quali nessuno dei due casi si sa pressoché nulla, di cui Palermo in quegli anni è stata protagonista.
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