L’Impresa sociale rappresenta il contesto imprenditoriale più aperto e operativo per creare innovazione sociale nel sistema socio-economico italiano. In parte per la sua stessa definizione, in parte per le sue sempre più numerose forme: associazioni, cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, fondazioni, comitati, pro-loco, ong, trust.
Per Innovazione Sociale si intende : “Una soluzione innovativa ad un problema sociale più efficace, efficiente, sostenibile e giusta di quelle esistenti, che produce valore per la società nel suo complesso piuttosto che per i singoli individui” (Stanford University). Questo tipo di innovazione si attiva a partire da bisogni sociali insoddisfatti, la cui soddisfazione permette di migliorare il livello di qualità della vita delle persone. I soggetti dell’Economia Sociale, infatti, costituiscono una leva strategica fondamentale nel percorso di formulazione delle strategie di sviluppo locale, proprio in virtù della loro capacità di coniugare la dimensione economica ed imprenditoriale con quella di natura sociale. Un modello auspicabile di buona pratica potrebbe essere quello che per semplificare definiremo di co-produzione dei servizi di pubblica utilità, dove la partecipazione dei cittadini nella costruzione dell’offerta di questi servizi diventa fondamentale.
L’innovazione sociale si declina come una evoluzione del cosiddetto “Non Profit”, che proprio nello sviluppo imprenditoriale vede la sua caratteristica indispensabile come elemento fondante di una nuova gestione delle funzioni aziendali. Si tratta di una tipologia di innovazione legata a quelle scelte economiche che finalizzano le pratiche di innovazione ad un impatto positivo, il più possibile, sull’intera società. Utile come riferimento anche la definizione contenuta nel Libro Bianco sull’Innovazione Sociale della Young Fondation: “Definiamo innovazioni sociali le nuove idee (prodotti, servizi, modelli) che soddisfano i bisogni sociali (in modo più efficace delle alternative esistenti) e che allo stesso tempo creano nuove relazioni e nuove collaborazioni. In altre parole, innovazioni che sono buone per la società e che accrescono la possibilità di azioni per la società stessa”. È utile ricordare che le organizzazioni tradizionali del Terzo Settore che erogano servizi di assistenza e perseguono la promozione sociale, non necessariamente si ponevano il problema di utilizzare nel modo migliore le risorse in relazione ai risultati sociali che si volevano perseguire. Comunemente il Terzo Settore negli anni Ottanta e Novanta si è sviluppato attraverso un forte sostegno pubblico, retto più su logiche assistenziali che di mercato.
Il primo tema è appunto quello di una ricerca della Innovazione che si colleghi alla Sostenibilità economica delle imprese sociali, alla loro dimensione economica ed imprenditoriale capace di reggere il rischio del mercato, sostenendosi economicamente mediante i ricavi generati dalla stessa attività. Un secondo tema che si evidenzia nell’analisi delle dinamiche innovative legate ad una Economia Sociale di Mercato, è quello dei risvolti giuridici di una “Sussidiarietà Orizzontale”, che sempre più spesso si coniuga nella capacità di collaborazione tra attori diversi, condividendo processi, decisioni e azioni sul territorio in modo reticolare. Dunque, rispetto al tema della Sussidiarietà, l’Innovazione muove tra un’accezione di sussidiarietà intesa come semplice delega, frutto il più delle volte di un rapporto con il pubblico, in genere le amministrazioni locali, di tipo bipolare: Pubblico-Privato Sociale. Ed una seconda dinamica evolutiva che si fonda sulla “Reciproca Responsabilità”, in tal modo le pratiche innovative nelle imprese sociali potranno sperimentare nuove forme di collaborazione (sociali-collettive), nuove forme di relazioni tra attori del territorio, attivare nuove dinamiche relazionali e in definitiva promuovere processi di mobilitazione di risorse umane non ancora utilizzate.
Il terzo tema legato alle dinamiche dell’innovazione riguarda l’impatto sociale che le attività generano sul territorio, i risultati che si raggiungono e le modalità in cui questi vengono misurati e comunicati alla collettività. Innovare in questo caso vuol dire adeguare al contesto di riferimento specifico gli strumenti per la misurazione dell’impatto sociale mediante la creazione di sistemi complessi di indicatori di valore aggiunto sociale, tra cui in primo luogo la stesura del Bilancio Sociale. Un fattore “discriminante” tra i modelli tradizionale d’impresa e le imprese sociali riguarda proprio “la natura collettiva dell’idea imprenditoriale e del processo di creazione d’impresa”. E come tutti sanno, un’organizzazione per potersi “fregiare dell’etichetta giuridica di impresa sociale” deve obbligatoriamente redigere un proprio Bilancio Sociale “assumendo con ciò un impegno preciso e pubblico alla rendicontazione sociale della propria attività”.
I motivi principali che sottendono alla redazione del bilancio sociale sono quelli principalmente di soddisfare una esigenza di accontability nei confronti del contesto esterno. È comunemente considerato uno strumento di comunicazione e di misurazione di valore sociale. Un primo fattore che caratterizza in modo determinante sia i tradizionali modelli di impresa sociale, sia le relazioni che queste ultime sviluppano in relazione alle dinamiche legate all’innovazione, è quello della sua “dimensione collettiva” che sta alla base della pratica imprenditoriale sia delle relazioni tra gli attori coinvolti. Sempre più spesso emergono temi profondamente innovativi come quelli legati al “welfare allargato”, come viene anche definito “generativo” e sempre più inclusivo, in una dimensione di cittadinanza attiva dove Impresa Sociale e Innovazione Sociale si integravo in una logica “accrescitiva”. L’innovazione sociale allora si pone come obiettivo quello di dare risposte “creative” a problemi di ordine economico e sociale non soddisfatti né dal mercato né dallo Stato. Al di là dell’ampio spettro di nuove risposte ad alcuni problemi sociali ben identificati, le iniziative dell’Economia Sociale saranno da considerarsi innovative se nella loro forma di amministrazione del potere riusciranno nell’impresa di “democratizzazione delle imprese”. Inoltre sarà evidente il suo grado di innovazione se i rapporti tra i diversi attori si baseranno sulla cooperazione in grado di influenzare la genesi di politiche pubbliche regionali o nazionali che siano esse stesse innovatrici.
La prima formula di “Innovazione” sta proprio nella ricerca di una minore dipendenza ed una maggiore autonomizzazione dei singoli. In questo modo l’innovazione sociale può essere realmente fonte di trasformazione sociale e motore di cambiamento. È innegabile che le organizzazioni no profit emergono come protagoniste dell’innovazione sociale, sia come elemento attuatore che come agente di promozione diretta delle iniziative, numerosi studi dimostrano come “l’economia sociale sia un meccanismo generativo esso stesso di innovazione”.
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