di Nicola Tavoletta*
L’opinione pubblica è stata scossa anche quest’anno dalla drammaticità di un incendio, quello che ha devastato la provincia di Oristano, sollevando indignazione e la voglia di reagire ad una folle violenza. Purtroppo è triste cronaca di ogni anno che si ripete in tutta Italia, ma anche nel mondo. Non scrivo questo articolo per proporre soluzioni sorprendenti o aggiungermi all’elenco delle riflessioni di indignazione, ma per rievocare una grande esperienza svolta per anni da un soggetto del Terzo Settore e che potrebbe essere mutuata da tante organizzazioni comprese le ACLI, alle quali appartengo.
Dal 1993 una piccola associazione ambientalista, Fare Verde, organizzò dei campi antincendio in alcune località italiane ad alta criticità per gli incendi: Monti Aurunci, Vallecorsa, Golfo Aranci, Acireale ed altre.
Il Presidente della associazione era un uomo straordinario per generosità e cultura, Paolo Colli, che articolo i campi in una maniera originale ed efficace. La partecipazione era residenziale, in rifugi montani, da parte di volontari iscritti, che si autotassavano per il vitto comune e che venivano formati sul campo a spegnere gli incendi. Venivano così organizzati dei presidi di avvistamento e pronto intervento per contrastare gli incendi in coordinamento con la protezione civile e quelle che una volta erano le guardie forestali. Dove è la originalità della esperienza? Quei campi erano contemporaneamente delle scuole di formazione sociopolitiche di altissimo valore. Durante la condivisione delle cene oppure dei tempi di avvistamento il confronto sociopolitico era impostato per promuovere una formazione politica e una contaminazione culturale. Anche la divisione dei compiti nasceva per ragionamento, valorizzando i termini della solidarietà comunitaria. Era una vera scuola di comunità, oltre che un efficiente servizio pubblico. Io frequentai per anni quei campi, ero sempre il più giovane, e mi animava un entusiasmo partecipativo che segnava la consapevolezza di essere parte di una comunità coesa per il bene comune, rischiando veramente per il bene di tutti.
Ricordo scarpinate con il pesante flabello a spegnere le fiamme tra il calore del sole e quello violento del fuoco. Ricordo la soddisfazione di un avvistamento che ci permetteva di non far divampare un incendio. Ricordo le stelle che accompagnavano le nostre cene, dopo le fatiche di una azione antincendio, ma con la voglia di confrontarsi e di imparare i temi sociali e politici. Da quella esperienza è cresciuta una classe dirigente, che è diffusa nel Paese con ruoli importanti. Era un progetto completo dove pensiero e azione erano vissuti integralmente. Oggi quando avvertiamo il dramma degli incendi boschivi e la mancanza di scuole di formazione sociopolitiche allora abbiamo un esempio da poter ripetere, da provare a riorganizzare per le nostre associazioni. Paolo Colli è stato un generoso visionario, lo perdemmo presto a causa di una fulminea malattia al rientro da coraggiose attività di solidarietà durante la Guerra in Kosovo, e ci ha lasciato un modello da mutuare perché le nostre organizzazioni siano veramente complete nel compimento del bene comune per la crescita culturale e per la tutela ambientale.
*Portavoce del Forum del Terzo Settore della Provincia di Latina
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