di Massimo De Simoni
Ci eravamo illusi, forse troppo presto, di aver definitivamente archiviato la pandemia quando gli ultimi nuovi incrementi dei contagi ci hanno riportato purtroppo con i piedi per terra, consigliandoci un approccio più cauto nel tornare alla cosiddetta “normalità”; del resto nel corso della storia non si ricordano epidemie che si siano esaurite nell’arco temporale di un anno o poco più.
Rispetto al passato il progresso scientifico rende sicuramente più agevole la ricerca di soluzioni vaccinali o di cura degli effetti derivanti dal contagio, ma a fare da contrappeso a questo dato c’è indubbiamente la globalizzazione e il conseguente aumento esponenziale della capacità di movimento di beni e persone tra i diversi paesi e continenti del mondo; siamo noi, in altre parole, che diamo al virus le gambe per camminare e per diffondersi.
Ma questo concetto – per quanto banale possa sembrare – non è ancora un’idea unanimemente condivisa ed accettata; anzi, in modo ricorrente, esponenti del mondo della comunicazione e soprattutto della politica si esibiscono in improbabili e maccheroniche analisi della situazione epidemiologica per arrivare puntualmente a delle conclusioni strappa-consensi che sono funzionali alla ricerca dei voti per il proprio partito, ma non certo in linea con l’interesse generale della comunità. Poi scopriamo che proprio chi chiede con più veemenza delle riaperture indiscriminate si è vaccinato in notevole ritardo e dopo apposito sollecito (vedi Salvini) o non si è vaccinato affatto (vedi Meloni). Del resto quegli stessi personaggi strizzano l’occhio allo sgangherato movimento no-vax che porta in strada slogan con degli inaccettabili paragoni con persecuzioni e genocidi che hanno segnato la storia dell’Europa e del mondo; una vergogna dalla quale qualcuno ha ritenuto di non dover prendere le necessarie distanze, magari per non perdere una manciata di voti.
Dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che è solo attraverso una robusta e convinta vaccinazione di massa della popolazione su scala mondiale che si potrà raggiungere una immunizzazione generalizzata che impedisca al virus di continuare a circolare e dare vita a delle nuove e pericolose mutazioni.
Ma alla base di queste difficoltà c’è un altro virus, quello del populismo sfrenato che agita spettri e alimenta la disinformazione senza alcun riscontro scientifico. Purtroppo il vaccino per questo tipo di virus è un po’ più complesso e non si fa con una semplice puntura sul braccio, ma occorre una corretta informazione e soprattutto un approccio culturale che sia rispettoso delle istituzioni, della scienza e delle competenze. Ci dobbiamo impegnare per raggiungere anche questo obiettivo.
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