Joseph Campbell, studioso di mitologia e religione comparate, constatò che in tutte le culture da lui esaminate erano presenti alcuni miti largamente condivisi, tra cui “Il viaggio dell’eroe”, di cui delineò gli stadi fondamentali.
Scrive Joseph Campbell: Le Mitologie sono fondamentalmente uguali dappertutto. Esse non fanno particolarmente riferimento ad eventi storici. Emergono dalla psiche, e ad essa parlano; la psiche, lo spirito, è il loro riferimento. […] Esiste nell’uomo un livello di coscienza, pronto a creare uno stato di prontezza non appena si presentano certi segnali. […] È un livello condiviso da tutta l’umanità con, certo, variazioni individuali […] Per ogni persona, ci sono simboli spirituali che letteralmente mandano la mente su piani di coscienza che attivano profondi poteri nell’individuo. Ogni singola persona ha i suoi, propri, favoriti, unici.
Joseph Campbell, analizzando per anni Mitologie e Religioni di tutto il mondo e di tutte le epoche, riconosce le somiglianze che queste hanno, arrivando a descrivere la struttura de Il Viaggio dell’Eroe, un modello che “emerge dall’inconscio collettivo” dell’Umanità, misteriosamente e meravigliosamente comune a tutti i popoli della Terra, in tutti i tempi. La struttura che ognuno di noi ha in sé, nella forma individuale che assume in base ai nostri valori, ai nostri sogni, a ciò che sentiamo vero, a ciò che vogliamo diventare e lasciare dopo di noi. Secondo l’interpretazione di Campbell, l’eroe è colui (o colei) che riesce a superare le proprie limitazioni personali e ambientali per pervenire a delle forme universalmente valide (miti) per la rigenerazione dell’intera società. Infatti i miti, descrivendo la vita degli eroi, descrivevano i desideri inconsci, le paure e le tensioni provate dagli umani, che venivano poi trasformati in comportamenti.
Il Viaggio dell’Eroe si divide in tre fasi: La Preparazione, il Viaggio vero e proprio, il Ritorno.
La preparazione. I quattro archetipi della preparazione ci preparano ad intraprendere il Viaggio. Il primo archetipo che incontriamo è l’Innocente. Quando siamo bambini piccoli, siamo pervasi da sensazioni di ottimismo e fiducia. Poi, qualcosa che non va, che frustra le nostre aspettative, ci fa sperimentare la Caduta, e proseguiamo il Viaggio in compagnia dell’Orfano. Più tardi possiamo intraprendere la strada del Guerriero o dell’Angelo Custode. Questi quattro archetipi ci forniscono le abilità di base per poter vivere insieme agli altri.
Il Viaggio vero e proprio. Iniziamo ad aspirare a qualcosa di più grande di noi, e il Cercatore o Viandante ci sostiene nella ricerca. Durante il viaggio possiamo incontrare il Distruttore, che ci porta a distruggere e abbandonare cose che, fino ad allora, ci erano sembrato indispensabili. L’Amante può farci scoprire l’Eros e sperimentare l’amore per le persone, ma anche per il luoghi, per il lavoro, ecc. Infine il Creatore pone le premesse per il ritorno.
Il ritorno. Al nostro ritorno siamo i “Sovrani del nostro Regno”, e con il contributo del Mago iniziamo a trasformare noi stessi e gli altri. Il Saggio ci aiuta a riconoscere la verità, e infine, il Folle ci insegna a vivere l’attimo senza preoccuparci del futuro.
All’interno di ognuno di noi c’è un Eroe, ma a volte è addormentato. Sta a noi svegliarlo, e un modo per farlo è diventare consapevoli dell’esistenza degli Archetipi e del loro manifestarsi nella nostra vita.
Il Monomito, o Viaggio dell’Eroe, è lo schema comune che sottende a un’ampia gamma di storie sin dai tempi antichi. Avventure di tutte le culture e i continenti si rifanno a questo schema, in una misura o nell’altra, o ne replicano specifici passaggi. Tale è la funzione e il potere dei miti, nonché dell’attore fondante: la figura dell’EROE.
Si parte da qui. Comprendendo l’eroe e il suo scopo capiremo il mito, e comprendendo il mito capiremo l’uomo. Ma soprattutto, il Monomito ci aprirà le porte a ciò che l’uomo ha di più importante: quelle immagini, quei percorsi, quei sogni che potremo impiegare efficacemente nella nostra vita.
Nella sua opera più nota e significativa, L’Eroe dai Mille volti, Joseph Campbell tratta estensivamente il Viaggio dell’Eroe e afferma che il primo compito di quest’ultimo sarebbe: quello di abbandonare il mondo degli effetti secondari e ritirarsi nelle zone causali della psiche dove risiedono le difficoltà e quindi risolvere queste difficoltà, sradicarle (cioè dar battaglia ai demoni infantili della sua civiltà).
Gli eventi della vita dell’eroe, che si ripetono sempre e per tutti, seguono un corso molto preciso. L’eroe, inizialmente, vive in un mondo ordinario, ma è infelice, scontento della propria vita. Desidera partire ma è molto combattuto, fino a che qualcosa lo convince a partire. A volte viene sopraffatto dalla paura e torna indietro (questa è la “Rinuncia alla chiamata”) ma, se decide di partire – come spesso succede – incontra un Mentore, un saggio, che lo aiuta e lo consiglia. Attraversa un limite, una frontiera, e si ritrova in un mondo sconosciuto, dove tutto funziona seguendo nuovi valori e regole. Affronta molte prove, incontra nemici e amici, dovrà affrontare sfide fino ad arrivare a confrontarsi con la morte o con la sua paura peggiore. Dopo l’incontro con la morte, arriva una nuova vita. L’eroe riparte per tornare e portare al suo vecchio mondo il dono di ciò che ha imparato, ma deve superare ancora gli ultimi pericoli, gli ultimi ostacoli. Sulla soglia che lo porta a casa dovrà fare l’ultimo sacrificio per rinascere nuovamente e superare i conflitti che esistevano prima che partisse.
Ma c’è anche chi la chiamata non la vuole vedere o seguire. Perché spesso ci blocchiamo nella sicurezza del nostro piccolo mondo, delle nostre idee, delle nostre convinzioni, e non vogliamo proprio vederle cambiare. Ogni uomo può essere un eroe, se riesce a capire quali sono i propri talenti e le proprie aspirazioni. Sicuramente, come in tutte le leggende mitologiche degli eroi, non si ha idea di come raggiungere l’obiettivo, sicuramente si attraversano momenti bui in cui non si sa come proseguire. Sicuramente c’è un senso di pericolo, perché nessuno ha mai preso quella strada. Ma, poco alla volta, piccole cose cominciano a succedere, e si deve allora essere in grado di poter vedere i segnali che ci possono aiutare a proseguire.
Perché l’avventura del protagonista (ovvero l’eroe) assuma pienezza di significato, deve risiedere in una condizione insana, “decadente”, prossima all’appiattimento psicologico o fisico (crisi). È proprio da quella condizione che il protagonista trae la forza necessaria allo sradicamento dei suoi demoni, pena la morte (in senso lato, cioè di stasi, o meno).
Il Viaggio dell’Eroe, inizia proprio col primo stadio, detto Separazione o Partenza. Scrive Joseph Campbell: L’eroe mitologico, partendo dalla capanna o dal castello in cui vive, è attratto, trascinato, o procede di sua volontà verso la soglia dell’avventura. (…) Oltre la soglia, quindi, l’eroe si avventura in un mondo di forze sconosciute, seppur stranamente familiari, alcune delle quali lo minacciano (prove), mentre altre gli danno un aiuto magico (soccorritori). Quando giunge al nadir del cerchio mitologico, affronta una prova suprema e si guadagna il premio. Lo stato iniziale in cui versa l’eroe nel primo stadio è detto Mondo conosciuto o Mondo ordinario, ovvero lo status quo da cui proviene e in cui si rifugia il protagonista. Esso funge come metro di paragone e contraltare al Mondo sconosciuto o Mondo straordinario, cioè il mondo dell’ignoto (la vita di ognuno di noi) in cui si avventura l’eroe nell’atto della Separazione. Per Campbell, infatti, nel tipico Viaggio dell’Eroe mitologico quest’ultimo “abbandona il mondo normale per avventurarsi in un regno meraviglioso e soprannaturale”. Per estirpare i demoni, per effettuare una reale trasformazione, per abbandonare il proprio vecchio sistema di sopravvivenza, occorre operare nelle profondità in cui il pensiero razionale non osa avventurarsi.
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