“La prova di impegno politico, amministrativo e gestionale che ci attende nei prossimi anni, per l’efficace ed efficiente utilizzo delle risorse europee, può è deve essere significativamente superiore al passato”. Lo ha detto il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, intervenendo in audizione di fronte alla 14a Commissione permanente (Politiche dell’Unione europea) del Senato, a proposito della capacità di spesa e del raggiungimento degli obiettivi connessi ai Fondi strutturali e d’investimento europei.
Nel corso del suo intervento, il ministro ha esposto i dati relativi al ciclo di programmazione 2014-2020: a fronte di risorse complessive pari a oltre 50,5 miliardi di euro, al 28 febbraio 2021 gli impegni ammessi dei diversi POR e PON rappresentavano il 77,4% del totale (pari a 39,1 miliardi), mentre la percentuale dei pagamenti era del 47,2% (23,8 miliardi). Di questi ultimi, le risorse certificate ammontano a 21,8 miliardi, quindi il 43% del totale. Ciò significa che da qui al 2023 (anno entro il quale bisogna spendere le risorse del ciclo 14-20) rimangono da investire e rendicontare 28,7 miliardi, che altrimenti andranno persi. Il tutto mentre si è impegnati anche nell’attuazione del PNRR.
“Possiamo, come Paese, ritenerci soddisfatti di queste cifre?”, si è chiesta Carfagna. “Difficilmente si può rispondere di sì”. Per questo motivo, il ministro ha preannunciato l’intenzione di “provvedere a rafforzare il ruolo dell’Agenzia per la coesione, rendendola sempre di più uno strumento robusto, in grado di fornire assistenza concreta e costante e, quando necessario, di supplenza alle amministrazioni locali nell’attuazione delle politiche di coesione. Stiamo lavorando – ha specificato il ministro – per restituire all’Agenzia per la coesione il ruolo che le fu proprio quando venne ideata, cioè di ‘braccio operativo’ del ministro e del Dipartimento per la coesione”. Accanto al rafforzamento dei poteri dell’Agenzia, Carfagna ha sottolineato la necessità di irrobustire le capacità delle pubbliche amministrazioni, soprattutto meridionale, nelle fasi di progettazione e realizzazione degli interventi, ricordando il primo intervento realizzato in proposito, con la procedura di assunzione di 2.800 nuovi tecnici, attualmente in corso.
In questo modo, si cercherà di rafforzare la capacità di spesa in vista del nuovo ciclo di programmazione 2021-2027 dei Fondi strutturali e di investimento europei. Inoltre, ha aggiunto il ministro, “la nuova programmazione dovrà necessariamente contenere correttivi sostanziali per impedire che anche nel futuro risorse stanziate per la riduzione dei divari territoriali restino ‘parcheggiate’ senza fine su Programmi complementari, senza che alcun intervento sia posto in essere”. Le cosiddette riprogrammazioni dei fondi, utilizzate spesso per utilizzare in extremis risorse non spese, “possono essere una soluzione per risolvere nell’immediato i problemi, ma di fatto certificano le difficoltà e l’incapacità di una programmazione ex ante capace di trasformarsi in attuazione concreta”. Da qui la necessità che le amministrazioni aumentino la capacità di “focalizzarsi su interventi effettivamente realizzabili, assorbibili dagli operatori economici o dagli enti locali, funzionali alla crescita e allo sviluppo”.
Carfagna ha spiegato che le risorse disponibili per la programmazione 2021-2027 ammontano a circa 83 miliardi, incluso il cofinanziamento: una cifra quindi di molto superiore rispetto al ciclo precedente. “È nostra attenzione – ha annunciato il ministro per il Sud e la Coesione territoriale – provvedere alla notifica alla Commissione dell’accordo di partenariato immediatamente dopo la pubblicazione dei regolamenti europei, per guadagnare mesi preziosi rispetto al passato e favorire una più rapida attuazione dei programmi regionali e nazionali”.
A proposito di questi ultimi, Carfagna ha spiegato che il numero dei PON si ridurrà da 13 a 10, in coerenza con le richieste di semplificazione provenienti da Bruxelles. Tra questi, sarà comunque previsto un nuovo programma, il PON Salute.
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