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Il presidente del PPE a Roma a colloquio con la premier italiana le priorità della nuova Commissione Europea e le sfide future.

Faccia a faccia tra Manfred Weber, presidente del Partito Popolare Europeo (PPE), e Giorgia Meloni, presidente del Consiglio italiano: l’Unione Europea è in un momento di ridefinizione delle proprie priorità e dei propri equilibri interni e l’incontro tra Weber e Meloni assume un significato strategico di primaria importanza. A Palazzo Chigi, dove l’incontro si è svolto ieri per un’ora e quaranta minuti, sono stati discussi temi chiave per il futuro dell’Unione, in un dialogo che non si limita a questioni italiane, ma che potrebbe influenzare l’intero assetto europeo. La visita di Weber, seguita da una cena con Antonio Tajani, leader di Forza Italia, rappresenta un segnale forte dell’attenzione che il PPE riserva al governo italiano, e dell’intenzione di rafforzare i legami in vista delle sfide politiche ed economiche che attendono l’UE.

Le sfide della nuova Commissione Europea

Il fulcro del colloquio tra Meloni e Weber è stata la formazione della nuova Commissione Europea, una delle questioni cruciali per il futuro dell’Unione dopo le elezioni europee di giugno scorso. Il Partito Popolare Europeo, che rappresenta il più grande gruppo nel Parlamento europeo con 188 eletti, si trova in una posizione di forza, ma anche di responsabilità. La creazione di una Commissione più pragmatica e meno ideologica, come auspicato da Meloni, riflette il desiderio di una maggiore efficacia nell’affrontare le sfide comuni dell’UE, dalla competitività economica alla gestione dei flussi migratori.

Meloni ha sottolineato la necessità di una Commissione che sappia fare meno, ma meglio. Questa visione si inserisce in un contesto europeo caratterizzato da una crescente pressione per ottenere risultati concreti e tangibili in settori chiave come l’ambiente, con il Green Deal, e l’economia, con la necessità di rafforzare la competitività globale dell’UE. Tuttavia, la partita più complessa riguarda la scelta dei commissari e il ruolo che questi avranno nella nuova legislatura, con l’Italia che punta ad assicurarsi un ruolo di primo piano attraverso la candidatura di Raffaele Fitto, ministro per le Politiche Ue e Pnrr. La scelta di Fitto non è casuale: oltre a rappresentare un volto noto e rispettato a Bruxelles, la sua candidatura potrebbe garantire all’Italia un portafoglio di peso e una vicepresidenza esecutiva, rafforzando così l’influenza di Roma nelle dinamiche europee.

La questione migratoria

Il tema dei flussi migratori è stato inevitabilmente al centro del dialogo tra Meloni e Weber. L’Italia, trovandosi in una posizione geografica che la espone direttamente ai flussi migratori dal Mediterraneo, ha sempre spinto per una maggiore solidarietà europea nella gestione di questa emergenza. L’annuncio di un’azione congiunta tra Germania e Gran Bretagna per bloccare i migranti irregolari attraverso la Manica, giunto poche ore dopo l’incontro, sottolinea la complessità della questione e la necessità di trovare soluzioni condivise a livello europeo.

Weber, consapevole della delicatezza del tema, ha ribadito l’importanza di un approccio comune e coordinato, un messaggio che Meloni ha accolto come un passo nella giusta direzione. Tuttavia, la strada verso un accordo europeo stabile e duraturo sui migranti resta irta di ostacoli, e l’Italia dovrà continuare a giocare un ruolo di primo piano nelle future trattative.

L’asse Roma-Strasburgo

La visita di Weber a Roma può essere letta anche come un tentativo di rafforzare l’asse tra il PPE e il governo italiano, in vista di un possibile spostamento a destra del baricentro politico dell’UE. Il leader del PPE sembra vedere di buon occhio uno spostamento a destra dell’equilibrio politico dell’Unione, in linea con le posizioni più conservatrici e nazionaliste di Giorgia Meloni. Questo potrebbe implicare una maggiore cooperazione tra il PPE e il gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, di cui Fratelli d’Italia è membro, per contrastare l’influenza di socialisti e liberali.

Per Meloni, Weber rappresenta un alleato prezioso. Con la sua leadership nel gruppo più numeroso al Parlamento europeo, Weber può facilitare il raggiungimento degli obiettivi italiani in Europa, a partire proprio dalla nomina di Raffaele Fitto a commissario europeo. Anche se la candidatura non è ancora ufficializzata, c’è un cauto ottimismo a Palazzo Chigi sull’esito delle trattative, segno che l’Italia potrebbe riuscire a ottenere una posizione di rilievo nella prossima Commissione.

Il futuro delle finanze pubbliche italiane

Oltre alla questione migratoria e alla formazione della nuova Commissione, un altro tema critico per il governo italiano è quello dei conti pubblici. L’Italia deve presentare a Bruxelles entro il 20 settembre un piano per ridurre il disavanzo strutturale di almeno lo 0,5% all’anno per i prossimi sette anni, un obiettivo ambizioso che richiederà sforzi significativi. In questo contesto, ogni sostegno politico a livello europeo può fare la differenza, e la visita di Weber assume quindi anche una valenza strategica in vista delle future negoziazioni sui bilanci.

Le prospettive per il governo Meloni

L’incontro tra Meloni e Weber ha gettato le basi per un rafforzamento della cooperazione tra l’Italia e il Partito Popolare Europeo, in vista delle numerose sfide che attendono l’UE nei prossimi anni. Le parole di Weber, che ha descritto il governo Meloni come un partner affidabile e pro-europeo, rappresentano un riconoscimento importante per l’Italia, che cerca di consolidare la propria posizione a livello europeo.

Venerdì, nel vertice di maggioranza in programma alle 10 con i due vicepremier e nel Consiglio dei Ministri che si terrà alle 17 – dove non sono attesi provvedimenti di peso, men che meno misure sui balneari perché l’interlocuzione con l’Europa “va avanti e bisogna attendere”, spiegano fonti di governo – Meloni condividerà con gli altri ministri la candidatura di Raffaele Fitto, ormai considerato a un passo da Bruxelles. Mentre, nelle prossime ore, si attende l’ufficializzazione della sua indicazione all’Europa, poiché l’Italia è uno dei pochi paesi a mancare all’appello, insieme a Belgio e Bulgaria.

Questo incontro, tuttavia, è solo un primo passo in un percorso più lungo e complesso. L’Italia dovrà continuare a navigare in un contesto europeo in costante evoluzione, cercando di bilanciare le proprie priorità nazionali con le esigenze e le aspettative degli altri Stati membri. Ma con il sostegno del PPE e un dialogo costruttivo con gli altri partner europei, l’Italia potrebbe riuscire a ritagliarsi un ruolo centrale nella definizione del futuro dell’Unione Europea.

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