Francesco Guadagnuolo: “Il Convivio di Dante”.
Francesco Guadagnuolo artista internazionale che opera tra Roma, Parigi e New York nella sua carriera ha effettuato mostre nel mondo, conoscendo alte personalità della cultura che hanno recentemente collaborato per la La-cultura-online: “Il Grand Tour di Dante” in alcune principali città dei cinque Continenti, organizzato da “Critica Arte Contemporanea”, per celebrare il Poeta di ogni tempo nei 700 anni dalla morte.
Guadagnuolo con la sua arte ha pensato di interpretare il Convivio di Dante cercando una chiave di interpretazione e di lettura, che poi ha espresso attraverso il filtro della sua personalità e la sua sensibilità nei confronti della poesia. L’importante evento è venuto fuori quando l’artista ha realizzato la grande opera, un olio su tela di 135 x 185 cm, riuscendo ad appassionare intellettuali/studiosi di Dante residenti nei cinque Continenti.
La grande opera pittorica “Il Convivio di Dante” tra immaginazione e realtà, che il pittore Guadagnuolo ha dedotto dal libro il Convivio, trattando i personaggi citati da Dante che hanno tutti a che fare con la filosofia. L’artista immagina Dante, con la sua amata Beatrice, in un banchetto celestiale con dei filosofi convocati dalla mente del Sommo Poeta. L’opera “Il Convivio di Dante”, nel suo insieme, è come un sogno aleatorio, l’artista l’ha ideato pensando all’aldilà fra cieli luminosi, banchetto funereo, incontri fra filosofi, tutto è soprannaturale ed etereo. L’opera certamente è transreale per com’è stato concepito lo spazio/ tempo che non sono dimensioni disgiunte ma fluenti uno nell’altro. I temi generali, infatti, su cui s’incentra l’opera pittorica e quindi la riconoscibilità del Transrealismo italiano e lo stile di Guadagnuolo sono: tempo, storia, luogo, memoria, quattro grandi concetti incentrati per realizzare “Il Convivio di Dante”.
Il tempo misurabile deve differire da quello psicologico, in cui l’uomo, l’artista nel suo cammino, è alla ricerca di nuove frontiere da superare. Un tempo, che sia umano, ma anche a volte soprannaturale è consequenziale con l’intensità con cui lo spazio visivo è rivissuto e condiviso. Secondo il filosofo Rosario Assunto «… Guadagnuolo pone l’arte in entità spaziale, vedendo nella provvisorietà del tempo le tracce di un tempo che varia, rammemorandolo e anticipandolo. La sua arte, esprime, attraverso un insieme di azioni ed elementi, che fanno più pensare al gesto pittorico pervaso dalla drammaturgia teatrale, con la liberazione nei confronti di una o parte della storia sospesa tra passato e presente per rivelare la loro veridicità: ovvero l’autenticità della realtà, così pure l’autenticità della vita. I personaggi delle grafiche e dei dipinti di Guadagnuolo, chi sono? Dove stanno? Possiamo definirli personaggi che non sono presenti in un tempo, ma sono ognuno il tempo, personaggi che non sussistono in un luogo ma posti in una realtà assoluta dove vita e morte finiscono per incontrarsi».
Guadagnuolo trae dal libro di Dante una riflessione che ci porta a pensare a questi straordinari personaggi che amano la filosofia calandoli nella realtà umana, come se realmente li conoscessimo da lungo tempo. L’artista riesce ad ideare la scena come viva e i personaggi esordiscono occupando lo spazio l’uno dell’altro partecipando al grande banchetto. Immaginazione ed esistenza, ragione e verità, si conglobano con la storia in un avvicendamento di visioni di cui Guadagnuolo è riuscito a sviluppare, con pennello abile, nel comporre l’insieme.
Dante, scrisse il “Convivio”, un composto di quattro trattati in “volgare”. Il personaggio principale sulla scena non è più, Beatrice, ma un’allegoria intima della filosofia confortatrice del Sommo Poeta che si vede in basso al centro nell’opera pittorica di Guadagnuolo.
Il I° trattato, ha il compito di presentazione dell’opera completa, Dante desidera porgere un banchetto di conoscenza dove ne descrive riflessioni e intenzioni.
Nel II° trattato viene esposta la canzone “Voi che ‘ntendendo il terzo ciel movete“, è una lode della donna gentile che si riferisce alla Filosofia, “figlia di Dio, regina di tutto, nobilissima e bellissima”. Secondo il Poeta la stesura ha quattro percezioni letterarie: testuale, simbolico, etico e spirituale. Dante esamina la canzone nominata nel trattato, chiarendone alcuni elementi biografici, in questa maniera viene reinterpretata la Vita Nova, in una nuova forma letteraria, nel comporre appunto il Convivio. Dante riferisce che posteriormente alla perdita di Beatrice tentò di confortarsi con l’approfondimento della filosofia, sorretto dalla lettura di Severino Boezio (alla destra dell’opera di Guadagnuolo) il cui filosofo sostiene la presenza di un disegno divino che dirige il mondo e rivolge al bene ogni avvenimento e di Cicerone (a sinistra nell’opera pittorica) che ha cercato invece nella filosofia una consolatio (consolazione) all’afflizione, prospettando un modo per assicurare all’uomo una certa letizia, rimuovendo le inquietudini.
Al Convivio di Guadagnuolo partecipano, dunque, i due grandi filosofi Severino Boezio e Marco Tullio Cicerone che discutono dei loro studi nella ricerca del bene nel mondo. La filosofia viene impersonata allegoricamente da Guadagnuolo, con le fattezze di una giovane ragazza, Dea prediletta al centro in basso del dipinto, che legge ai commensali la filosofia, che diventa consolazione celeste in una visione cristiana per tutti i valori di salvezza, fu proprio lei, a confortare Dante per la perdita di Beatrice.
Il III° trattato è una lode alla sapienza, per Dante somma perfezione dell’uomo. In tale trattato ricorrono ragioni filosofiche, alle quali l’Alighieri, con la lettura del De consolatione philosophiae di Boezio si era interessato dopo la scomparsa di Beatrice. L’amore cantato da Dante nel trattato non è altro che una personificazione dell’amore per la filosofia, trattando anche la canzone “Amor che ne la mente mi ragiona” l’esaltazione della donna vista come intermediaria tra l’uomo e Dio.
Nell’opera pittorica di Guadagnuolo tutti si raccolgono all’interno di un ambiente onirico, seduti ad un tavolo rotondo apparecchiato con piatti, una bottiglia di vino, bicchieri, un pane e tre uova. Emerge una risorsa d’immaginazione, sentimentalmente coinvolgente. La composizione si organizza bene, dandone anima nella costruzione dei personaggi attorno all’allegoria della filosofia, che consola il filosofo nelle sue avversità.
Nel IV° e ultimo trattato, Dante sostiene il problema etico della nobiltà, esponendo la canzone “Le dolci rime d’amor ch’i’ solìa“; a quell’epoca, c’erano due coalizioni opposte: quelli che confidavano nell’aristocrazia e viceversa quelli che consideravano solo la nobiltà dell’animo, cui il Poeta si sentiva vicino.
Alla fine del banchetto “gli amici se ne vanno”, riportandoci alla realtà perché, nonostante tutto, la vita ha un fine, anche se non vorremmo mai lasciare questo confortante convivio. Con la fantasia costruiamo la nostra vita, con la nostra voglia di ripartire, specie in questo tempo infettato dal Covid. È un modo per dire che nella vita reale non è tutto splendido. Pensando al tono malinconico, evanescente, di quest’opera del pittore Transrealista Guadagnuolo, non rimuginiamo, per un momento, i nostri problemi quotidiani, dove trova poco spazio il sogno.
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