CATAURO: “BISOGNA METTERE MANO ALLE STORTURE DELLA LEGGE. LE MICROIMPRESE NON SONO GIUSTAMENTE RAPPRESENTATE”.
ENTRO IL 6 SETTEMBRE LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA DELLE DUE PROVINCE, AVELLINO E BENEVENTO DOVRANNO PRESENTARE I PROPRIO DATI IN FORMA SINGOLA O AGGREGATA TRA DI LORO, CON LA FORMULA DEL COSIDDETTO APPARENTAMENTO.
I dati che si riferiscono al 31 dicembre 2022 vedono il settore Commercio e quello dell’Agricoltura a pari merito, i due settori per numero di iscritti alla Camera di Commercio Irpnia Sannio di fatto si equivalgono, poco più di 23000 ciascuno. La differenza tra i due settori si evidenzia solo sul versante della quota annuale che le imprese versano all’Ente camerale di Piazza Duomo e sul valore aggiunto attribuito ai due settori: la percentuale di rappresentatività per il gli agricoltori è pari al 17,41, mentre per il solo Commercio corrisponde al 20,92, poco oltre il 3% di differenza a favore dei commercianti, che comunque avranno la stessa rappresentanza in Consiglio camerale, 4 consiglieri.
E ancora, se si considera che i settori denominati Commercio, Turismo, Servizi e Altri settori, senza voler considerare i Trasporti, di fatto appartengono a quella categoria che nell’immaginario collettivo va sotto l’unica espressione di Commerciante, allora le cose diventano ancora più paradossali. Sommati i settori del commercio, ovvero le imprese che tradizionalmente si associano sotto le insegne di associazioni del tipo di Confcommercio, Confesercenti o Unimpresa, ci troveremmo di fronte a numeri decisamente impressionanti: 44.135 iscritti nel registro imprese della Camera su di un totale di 93.911, pari alla bellezza del 46,99% di tutte le imprese esistenti nell’IrpiniaSannio. Con una somma di versamenti annuali pari a euro 2.144.970,22, corrispondente al 47,04 % di tutte le entrate annuali su cui si sostiene l’intera Camera di Commercio.
“Qualcuno potrebbe obiettare – interviene sull’argomento il presidente Unimpresa Ignazio Catauro – ma immaginate per esempio un bar, chi direbbe che non è un commerciante, anzi lo è per antonomasia, eppure ai fini dell’attribuzione dei seggi va sotto la categoria Turismo. Lo stesso dicasi per un’agenzia di viaggi, per la legge viene conteggiata tra i Servizi, ma di fatto è tradizionalmente considerato un commerciante classico, iscritto alle rispettive associazioni di settore che sono quelle del commercio”.
Sempre continuando nell’analisi dei dati messi a disposizione del Ministero dello Sviluppo Economico, risultano iscritti in Camera di Commercio 10.303 Artigiani, che versano alla Camera per il suo funzionamento l’11,39%. Altrettanto dicasi per il settore Industria che a fronte delle 12.474 ditte censite, contribuisce per il 16,58% delle entrate. “In questo caso – continua il presidente Unimpresa – si deve considerare che di queste 12.474 circa 11.600 sono da considerarsi micro-imprese, con meno di 5 addetti, pari complessivamente al 97% circa. Queste ‘micro-industrie’ contribuiscono al mantenimento della Camera di Commercio con una cifra non di poco conto, pari a euro 710.852,22 corrispondente al 94% dell’intero importo versato dal settore Industria”.
Il massimo rappresentante locale di Unimpresa ci racconta che numerosi sono stati i i seminari e gli incontri, anche informali dedicati all’argomento negli ultimi anni, ove hanno partecipato associazioni del calibro di Confcommercio, Confesercenti e CNA, in particolare sui tavoli nazionali.
Il fatto acclarato è che ne viene fuori un quadro della rappresentanza piuttosto contraddittorio. Dove si evidenzia come con appena 509 imprese dichiarate su di un totale di 12.474 iscritte al registro delle imprese, (di cui come si è detto in precedenza bel il 97% 11.600 micro-imprese con meno di 5 addetti), e cioè come con appena il 4,08% delle imprese si possa arrivare a rappresentare il 60% dell’intero comparto, equivalenti a 3 consiglieri su 5 totali. “Questo vuol dire – chiarisce il presidente Catauro – purtroppo che le piccole e micro imprese del settore Industria, continuano a non essere adeguatamente rappresentate”.
E ancora più paradossale può apparire il raffronto dato dalla somma dei settori Cooperative, Credito e Assicurazioni, che tutti accorpati conteggiano il 3,72% degli iscritti ma rappresenteranno ben il 13,63% dei consiglieri in rappresentanza delle imprese, cioè 3 seggi. Una chiara stortura del sistema delle rappresentanze che pure viene evidenziato dal presidente Catauro:
“Pensate che con il 44% delle imprese registrate, il settore del Commercio-Turismo-Servizi, rappresenterà solo il 32% dei consiglieri camerali. – continua Catauro – Una vera ingiustizia nei confronti delle micro-imprese in generale, che ricordiamolo su 93.911 sono la bellezza di circa 92.000 complessive. Imprese chiaramente di piccole dimensioni che di fatto si iscriverebbero a quelle associazioni che per vocazione statutaria hanno scelto di rappresentare proprio loro, i mico-imprenditori dell’Irpinia e del Sannio”.
Eppure la rappresentanza delle imprese non andrebbe fatto solo in funzione di un mero iter burocratico, dovrebbe assumere un valore ed un significato primario il lavoro che le stesse associazioni svolgono sul territorio. A tal proposito, la rappresentanza e il lavoro di queste associazioni di settore viene svolto in alcuni Enti e organismi intermedi come i Gruppi di Azione Locale (GAL). Ben 5 nelle due province. In questi consorzi che tanto fanno per lo sviluppo locale e delle imprese del territorio, le associazioni svolgono un ruolo primario: sono presenti quelle del settore agricolo per tradizione e vocazione, ma ricordiamo che al GAL Partenio il presidente è il rappresentante di CNA Avellino, e presidente del GAL Serinese-Solofrano è il rappresentante di Confcommercio.
“Noi come Unimpresa – ricorda Catauro – siamo stati tra i fondatori del GAL Irpinia Sannio e del GAL Alto Tammaro. E poi non dimentichiamo il ruolo a loro attribuito che le associazioni del Commercio a titolo unico stanno svolgendo nella creazione dei Distretti del Commercio in tutto il territorio delle province di Avellino e Benevento. In questo caso è proprio la Regione Campania che stabilisce (recependo una legge nazionale) che siano esclusivamente le associazioni del cosiddetto Commercio, Turismo e Servizi a svolgere un ruolo determinante nella creazione degli stessi Distretti”.
Infatti la Regione in un apposito “Avviso” individua quali debbano essere le strutture di supporto ai Comuni per raggiungere il riconoscimento e la relativa iscrizione nell’elenco regionale: ovvero i Centri di Assistenza Tecnica, i famosi CAT che oltre 15 anni fa la Regione Campania provvide a riconoscere con appositi Decreti. In questo modo la Regione Campania riconosceva anche quelle associazioni a valenza regionale che avessero dimostrato una rappresentanza riconosciuta nei settori del Commercio, Turismo e Servizi. Le tre associazioni che ebbero riconosciuti i CAT a quei tempi furono Confcommercio, Confesercenti e Unimpresa.
Probabilmente questo è il vero motivo del protagonismo delle tre associazioni di categoria sull’intero territorio interprovinciale, che hanno coinvolto centinai di piccoli imprenditori e quasi tutti i Comuni delle due province.
“Un lavoro che si protrae – ci ricorda il presidente di Unimpresa – da circa due anni. Unimpresa in collaborazione con Confesercenti è impegnata attualmente nella costituzione di 4 distretti in provincia di Avellino e 5 in provincia di Benevento. Abbiamo coinvolto ad oggi oltre 100 comuni e centinaia di imprese del settore del Commercio, Turismo e Servizi: dall’Alta Irpinia all’Alto Sannio, dalla Valle Caudina a quella Telesina, da Sant’Agata de’ Goti al Partenio, dal Taburno a Montella e Sperone ai confini con la provincia di Napoli. E lo stesso sta facendo Confcommercio nella restante parte dei territori soprattutto irpini”.
Comprendiamo che si tratta di un lavoro che vede le tre associazioni impegnate sui territori ad incontrare tanti piccoli imprenditori dei settori coinvolti, e non solo, in questo modo potranno anche catalizzare le loro istanze da portare sui tavoli locali e regionali.
Il tema è controverso e interessa non poco il mondo della rappresentanza associativa delle imprese nelle due province di Avellino e Benevento. La rappresentanza delle imprese è un fatto che va oltre l’iter meramente burocratico. Dalle parole di Catauro ci sembra di capire che c’è piena disponibilità nel trovare le soluzioni più consone per una corretta ed adeguata gestione dell’organo camerale. Ma avverte:
“Senza che qualche marchese del Grillo di turno ponga imposizioni da aristocrazia ‘de noartri’. Vogliamo ricordare a tutti che non andremo ad eleggere la Camera dei Lords a Westminster, ma gli organi rappresentativi degli iscritti nella Camera di Commercio Irpinia Sannio. Comprendo che le nostre associazioni non si caratterizzano per il sangue blu che scorre nelle proprie vene, ma ricordiamolo, la Camera di Commercio è fatta quasi totalmente dalle 92.032 micro-imprese che per legge dello Stato italiano devono essere rappresentate. Comprendo, a qualcuno può non piacere, ma purtroppo questa è la legge. E chi meglio delle Forze dell’Ordine può validare e rendere indiscutibile una legge dello Stato?”.
Il presidente di Unimpresa si riferisce, neppure tanto velatamente, alle dichiarazioni che il Commissario della Camera di Commercio nominato dalla Regione Campania ha rilasciato in occasione della presentazione di qualche settimana fa, che prevedeva un accordo con la Guardia di Finanza per il controllo dei dati presentati dalle Associazioni di categoria.
“E allora – continua Catauro – non solo è da sostenere la benemerita attività del Commissario nominato dalla Regione Campania, che ha allertato giustamente le Forze dell’Ordine per vigilare sul prossimo turno delle rappresentanze. Alla luce di quanto detto direi di andare oltre. – aggiunge il presidente di Unimpresa – Del resto con le Forze dell’Ordine, noi piccole associazioni presenti sul territorio in modo capillare, collaboriamo in modo continuativo e in modo decisamente costruttivo nella lotta alle illegalità nei settori del commercio abusivo e non solo”.
Secondo il presidente di Unimpresa dunque la proposta del Commissario della Camera deve essere presa al volo e sostenuta con decisione, “si potrebbe fare ancora di più – continua Catauro – la proposta potrebbe essere quella di evitare di caricare di eccessive responsabilità il dottor Perozzi, che pure si trova suo malgrado impelagato in una incresciosa vicenda di Abuso d’ufficio, con la Procura della Repubblica di Avellino, per la nota vicenda che riguarda proprio lo scorso controverso rinnovo camerale.
E allora quale miglior cosa, liberarlo da inutili fardelli, e trasferire tutti i controlli e le verifiche agli organi di Polizia Tributaria di Avellino e Benevento, che rappresenterebbero il massimo della legalità, della trasparenza e della certezza del diritto. In questo modo non ci sarebbero diatribe o dubbi sulla correttezza dell’intera procedura.
È una nostra proposta che rivolgiamo al Commissario Pettrone, ( e anche alla Regione Campania e al Ministero delle Attività Produttive) che è nota come persona sensibile ed estremamente preparata e competente sull’intera vicenda. Essendo stato in passato per circa 2 anni già commissario della Camera di Commercio più grande del Mezzogiorno e terza in Italia, quella di Napoli”.
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