Palazzo De Tommasi – Bozzi a Pietrelcina ha ospitato ieri pomeriggio il quinto incontro sul tema “Spiritualità e politica. Manifesto per la felicità pubblica: idee per un’elaborazione condivisa” organizzato dal Laboratorio per la felicità pubblica” in collaborazione con Base Benevento, “Argomenti2000 – Associazione di amicizia politica”, CSV Irpinia Sannio ETS e Archeoclub Pietrelcina.
L’incontro ha visto il confronto, introdotto dal coordinatore del Laboratorio per la felicità pubblica Ettore Rossi, tra l’assessore al Comune di Pietrelcina Domenico Rossi; Morena Cecere Vicesindaco di Montesarchio; Vito Fusco Sindaco di Castelpoto; Giovanni Tommaso Manganiello Sindaco di San Nazzaro; Simone Paglia Sindaco di Campolattaro; Danilo Parente Sindaco di Apollosa ed Angelo Pepe Sindaco di Apice.
Le conclusioni sono state affidate invece a don Matteo Prodi, direttore della Scuola di Impegno socio-politico della Diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti.
«Pietrelcina ospita ancora una volta questa meravigliosa iniziativa di Ettore Rossi e del Laboratorio per la felicità pubblica, e la cornice rappresentata da Pietrelcina – ha spiegato l’assessore Domenico Rossi – è proprio quella di un luogo che è nato per unire, per agglomerare attorno ad un’idea di comunità, di destino, il territorio, tutti i comuni del territorio. Noi siamo stati benedetti per essere stati il paese natale del Santo più venerato del ventesimo secolo e questo per noi è da un lato un grande onore, e dall’altro è un qualcosa che ci mette di fronte ad un grande responsabilità che è quella di essere luogo di discussione, luogo aperto alle opinioni di tutti, in cui tutti possano trovare la chiave per confrontarsi e poter favorire una crescita umana e civile prima che politica della propria comunità».
«Abbiamo provato a fare una prima sintesi dei diversi incontri che abbiamo tenuto qui a Pietrelcina con i sindaci e gli amministratori locali sul tema della spiritualità e politica. In particolare – ha sottolineato Ettore Rossi – abbiamo lanciato agli amici sindaci la proposta di raccogliere delle idee e delle proposte alla luce della loro esperienza sul campo chiedendo loro di misurarsi sul tema la felicità pubblica per provare a scrivere, con una elaborazione condivisa, un manifesto per la felicità. Naturalmente lo scriveremo nell’arco di qualche incontro e questa sera sarà una prima parte legata appunto alla raccolta. Perché ci sembra molto interessante focalizzare questo tema in quanto da una parte le nostre comunità sono attanagliate da tante paure e le paure si traducono in solitudini. Ma lo scopo fondamentale della politica è dire al prossimo “tu non sei solo”, perché abbiamo la possibilità di costruire insieme una comunità di destino.
Ecco, quindi, dichiarare che il prossimo non è solo attraverso l’azione collettiva, l’azione politica, è il primo passo come per costruire condizioni di ben vivere nelle comunità. Noi abbiamo più volte insistito sul tema di favorire la partecipazione civica, che significa incentivare la co-progettazione, il coinvolgimento, la democrazia deliberativa, l’attivismo del terzo settore per concorre ad individuare i bisogni e poi dare delle risposte ai problemi delle persone.
Ecco, tutte queste cose, certamente, sono un altro elemento che determina felicità nelle comunità. Così come in questi incontri abbiamo più volte sostenuto che la politica deve ispirare fiducia perché le istituzioni della politica funzionano quando la gente si rapporta con esse in termini di fiducia. E, soprattutto, la fiducia è importante per le persone più deboli, quelle che hanno meno risorse perché in questo caso la politica può svolgere una funzione promozionale, mentre chi ha più risorse può anche in determinate circostanze fare a meno della politica.
Quindi il valore delle relazioni, in quanto in una comunità la felicità è fondata sulle relazioni e allora la politica deve costruire condizioni perché all’interno della comunità si sviluppino relazioni generative. Anche questo è un tema importante che poi si può tradurre in tante iniziative concrete che favoriscano le relazioni pensando agli anziani, pensando ai bambini, pensando ai giovani. Le comunità povere di relazioni sono comunità infelici, le comunità più ricche di relazioni sono comunità felici».
«Scrivere il Manifesto per la felicità pubblica – ha detto nelle sue conclusioni don Matteo Prodi – vuol dire prendere posizione su cosa vuol dire “felicità pubblica”. L’aggettivo “pubblica” caratterizza in modo molto profondo questo tema della felicità. Perché vuol dire innanzitutto essere consapevoli che non si può essere felici da soli. Questo è il punto di partenza. La politica è sempre la costruzione di una città, di una comunità, e quindi non può non occuparsi della felicità pubblica. Dobbiamo fare riferimento alla comunità perché comunità vuol dire che ognuno porta il suo dono, “munus”, mettere insieme i doni, questo è la politica, mettere tutti nelle condizioni di portare il proprio contributo affinché la nostra città e la nostra comunità, il nostro luogo, il nostro territorio, sia sempre più bello e davvero più capace di far fiorire le persone. Abbiamo bisogno di amministratori profetici, capaci di abitare la sofferenza del popolo. Cominciamo con il dire quello che ognuno di noi pensa e poi certamente ci sarà il modo di scrivere questo manifesto e la speranza è che in molti lo possano sottoscrivere».
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