Negli ultimi sette mesi le concessionarie hanno registrato una perdita di fatturato che oscilla tra il 40% e il 60%. E i posti di lavoro a rischio sono più di 150 mila in tutta Italia se si considera anche l’indotto. A poco sono serviti i tentativi del Governo di rianimare un comparto vicino al collasso. Basti pensare che i bonus per l’acquisto di nuove autovetture con emissioni di anidride carbonica comprese tra 61 e 110 g/Km e tra 91 e 110 g/Km sono stati ‘bruciati’ in appena una settimana riuscendo a soddisfare un numero limitato di richieste. E intanto il 70% delle concessionarie del Paese è sulla soglia del fallimento. Un dato drammatico quello diramato da Federauto Confcommercio che contesta le scelte operate durante l’emergenza Covid e ancor di più i tentativi maldestri messi in atto nel post lockdown. ‘In entrambe le occasioni – spiega Filena Esposito, delegata di Federauto Confcommercio Campania e titolare della Twins spa (concessionaria Ford, Volkswagen, Jeep, Lancia e Subaru, service) – prima a luglio, poi ad agosto, sono stati previsti dallo Stato incentivi insufficienti, calcolati peraltro senza tener conto del fatto che l’Italia dispone del parco circolante più vecchio d’Europa con un’età media per auto di circa dodici anni. Un vero e proprio flop per tutti. Concessionari e utenti. Pochi di loro hanno potuto infatti beneficiare dei contributi previsti. Alla luce di tutto ciò, invece di correre ai ripari, il Governo ha deciso di stanziare maggiori incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici, che rappresentano appena il 2% del mercato in quanto piuttosto costosi e difficili da gestire per l’assenza di infrastrutture. Il tutto giustificato da una politica green che dimentica di dire che i nuovi motori Diesel Euro6 sono poco inquinanti rispetto ai veicoli a motorizzazione tradizionale’. Da qui la proposta al Governo: ‘Chiediamo di dirottare sul mercato delle auto con emissioni di anidride carbonica comprese tra 61 e 110 g/Km e tra 91 e 110 g/Km, parte dei soldi stanziati per i veicoli elettrici, che sicuramente resteranno inutilizzati. Sarebbe la soluzione ideale per sostenere il settore e scongiurare una crisi altrimenti irrimediabile’.
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