PUBBLICHIAMO DI SEGUITO LA RISPOSTA DEL MINISTRO PER IL SUD E LA COESIONE TERRITORIALE, MARA CARFAGNA, A UNA INTERROGAZIONE PARLAMENTARE, DURANTE IL QUESTION TIME ALLA CAMERA DEI DEPUTATI.
“Com’è noto la vicenda del recupero del sito di Bagnoli Coroglio ha origine nel 1991 dalla chiusura delle attività dello stabilimento Italsider, a cui è seguito, nel 1994, l’inizio del travagliato processo di riqualificazione, segnato dapprima dal fallimento della società incaricata dei lavori e poi dal sequestro delle aree a seguito di un’indagine della Procura di Napoli.
In questo quadro, nel 2013 Invitalia ha per legge acquisito la proprietà delle aree ed è stata individuata quale “soggetto attuatore” incaricato degli interventi, sotto la guida e la responsabilità di un commissario di governo.
Questo modello di governance, in vigore fino alla recente riforma introdotta dal governo Draghi, ha purtroppo contribuito alla stasi del progetto di risanamento: il Commissario di Governo non è stato dotato di poteri effettivi né tanto meno straordinari, e piuttosto configurato quale mero supervisore dell’attività del soggetto attuatore proprietario dell’area.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Bagnoli è – senza retorica – una ferita aperta per Napoli e per l’Italia intera, un disastro ambientale e sociale figlio del peggior immobilismo e dello scaricabarile tra soggetti istituzionali diversi. Oggi il suo risanamento è un dovere morale per il quale dobbiamo tutti sentirci impegnati e responsabili.
Con questa consapevolezza, siamo intervenuti con il DL 152/2021. La riforma ha previsto una governance funzionale, con responsabilità definite e poteri chiari nelle mani del rappresentante eletto dai cittadini: quale Commissario è stato individuato ex lege il Sindaco del Comune di Napoli, dotato di una struttura ad hoc di supporto, composta da 12 unità, di cui due di livello dirigenziale.
Il messaggio che noi vogliamo mandare a ciascun soggetto coinvolto nella bonifica, e più oltre a ogni singolo napoletano è: Bagnoli da oggi non è più la “causa persa” della città ma il progetto numero uno della sua rinascita. Un progetto su cui lo Stato accende i riflettori. Basta sprechi di risorse, basta ritardi, basta conflitti tra autorità.
Il decreto di nomina della predetta struttura sarà adottato nei prossimi giorni, entro il termine indicato dalla norma.
La norma interviene in modo incisivo sulle procedure e sul rapporto tra Commissario e soggetto attuatore. È previsto un cronoprogramma annuale corredato da una serie di penalità e sanzioni finalizzate a prevenire inadempienze e, sul versante delle procedure, si è spinto al massimo sulle semplificazioni, anche in relazione alle valutazioni di carattere ambientale.
La stessa Invitalia ha predisposto una simulazione degli effetti della riforma sui procedimenti di risanamento e rigenerazione urbana appurando un significativo accorciamento dei tempi, rispetto a quelli ipotizzati dall’originario cronoprogramma.
Restano ovviamente importanti punti aperti, di cui la scorsa settimana ho avuto modo di parlare con il sindaco di Napoli. Anzitutto, la grande incognita della destinazione dei materiali di risulta della rimozione della colmata a mare, che è un obbligo di legge. Poi, un’analisi sulla effettiva futura balneabilità delle acque una volta effettuata la bonifica a mare. Ancora, il futuro degli abitanti del Borgo Coroglio, che da troppi anni attendono parole chiare sul loro destino abitativo. Infine, la copertura finanziaria mancante per le attività di bonifica – stimata in almeno un miliardo – e il finanziamento delle infrastrutture esterne all’area, per le quali mi sono personalmente impegnata a coprire quanto meno la progettazione con la prossima programmazione del Fondo di Sviluppo e Coesione. Sono questioni finora lasciate irresponsabilmente in sospeso: in troppi, finora, hanno considerato quella di Bagnoli una causa persa, un problema irrisolvibile da eludere più che da risolvere. Oggi, non possiamo più consentirlo né permettercelo”.
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