Quando si parla di questo rosso in Abruzzo è abitudine chiarire che Montepulciano è il nome del vitigno e che Montepulciano d’Abruzzo è il nome del vino DOC che si ottiene quando è prodotto secondo il previsto disciplinare.

La prima notizia storica sulla presenza del vitigno Montepulciano in Abruzzo è contenuta nell’opera di Michele Torcia dal titolo “Saggio Itinerario Nazionale pel Paese dei Peligni” che narra del suo viaggio nel 1792. Come quest’uva sia arrivata nella valle Peligna, resta un fatto ignoto anche se numerosi ricercatori risalgono a origini toscane, non fosse altro per l’uso di chiamare i vitigni con il nome geografico di provenienza.

Da questa zona poi il Montepulciano vitigno si sarebbe diffuso solo dopo molti anni a opera di alcuni ricchi proprietari terrieri nella limitrofa val Pescara, poi ancora verso il chietino, la costa pescarese e il teramano e poi nelle regione limitrofe: Molise, Marche e Lazio.

 

Oggi  in Abruzzo rappresenta circa il 50% dell’intera superficie vitata regionale ed è coltivato in quasi tutti i sistemi  areali, dalla tradizionale pergola al filare al guyot.

Il Montepulciano è un vitigno a bacca rossa la cui maturazione si colloca tra i primi di ottobre e la fine del mese; esso da generalmente origine a un vino ben strutturato, appena ruvido nei tannini, quasi a ricordare la sua terra d’origine, l’Abruzzo “forte e gentile”, buono da bere dopo almeno 5/6 mesi dalla vendemmia ma adatto anche all’invecchiamento, anche decennale e oltre.

Un’annotazione necessaria che riguarda questo vitigno è la sua straordinaria versatilità, e la sua ampiezza di utilizzo negli abbinamenti: è utilizzato per vini novelli, per vini giovani o da invecchiamento, e naturalmente anche per ottime prove di appassimento. Ma la sua più conosciuta e blasonata tipologia lo vuole vinificato in bianco, o comunque con il contatto con le bucce con il mosto che non si protrae oltre le dieci/dodici ore. Nasce così il Cerasuolo, tipologia inserita nel disciplinare del Montepulciano d’Abruzzo DOC. È stato storicamente il vino bevuto nelle case dei contadini di un tempo “che non avevano le tecnologie né la possibilità di fare il cosiddetto fermentato, com’era chiamato il vino rosso, prodotto invece solo da qualche padrone” (Edoardo Valentini). Il Cerasuolo si caratterizza per il suo colore “ciliegia”, in lingua locale “cerasa”, di diversa intensità e profumi che ricordano frutti a bacca rossa: ciliegia, fragola, lampone.

Il gusto è fresco in acidità, di buona struttura, a volte esalta un retrogusto dalle note di mandorla. Va bevuto fresco e non freddo, si abbina con armonia a ogni piatto a base di pomodoro, anche la pizza, ai salumi, alle carni bianche e a piatti di pesce elaborati.

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