Il contributo pubblico serva a ridurre le rette a carico delle famiglie. Accogliamo positivamente la notizia della firma da parte del Presidente Bardi, dell’Assessore Latronico e del Dg Friolo delle convenzioni per 36 posti in totale (quindi solo una parte dei posti disponibili) con le RSA di “Villa Anna” e “Centro Geriatrico” a Matera.
E’ però arrivato il momento di mettere in campo un ampio progetto di integrazione sociale degli anziani delle nostre comunità, finanziando progetti speciali che coinvolgano gli stakeholder del settore, i giovani, utilizzando il patrimonio pubblico abbandonato e facendo nascere nuove imprese.
Avevamo ragione noi. Dopo oltre 2 anni di battaglie in consiglio regionale e nelle commissioni bilancio e sanità, finalmente con questa firma si intravede la luce. Per andare oltre ora vanno incrementati gli investimenti per aumentare i posti in convenzione nelle RSA di Basilicata, per sostenere le famiglie in difficoltà nella gestione del carico familiare con tariffe da far diventare sostenibili. Tariffe che oggi superano 2.200 euro al mese, stabilizzando il personale che vi opera per dare continuità e serenità. Comunque tutto questo non può certo bastare.
Con una popolazione over 65 in Basilicata che supera le 133.700 unità, pari al 24.8% (nel 2003 era 18.6%) su un totale di residenti pari a 537.577, è obbligatorio avere una visione diversa nei confronti della popolazione anziana dei nostri paesi. Se integrati e coinvolti possono ancora dare tanto alle nostre comunità: le RSA di qualità sono certamente una risposta ma non certo l’unica soluzione.
Di fronte a all’andamento demografico e alle sfide, la prospettiva non può che essere il cosiddetto invecchiamento attivo. Offrire alla Basilicata, quindi, politiche capaci di riconciliare le trasformazioni demografiche in corso con la tenuta complessiva del sistema, valorizzando quanto più possibile il contributo positivo che le persone più anziane possono offrire alla società e all’economia.
Invecchiare in modo attivo e sano significa invecchiare in buona salute, continuando a operare quali membri a pieno titolo della società, sentendosi più realizzati nel proprio lavoro e negli impegni sociali, più indipendenti nella propria vita quotidiana e più impegnati come cittadini.
Idealmente, l’adozione di tale approccio dovrebbe dunque consentire di ottenere un doppio risultato: aumentare il benessere delle persone anziane ancorandole maggiormente e più attivamente al proprio contesto di riferimento, contribuendo così alla sostenibilità complessiva del sistema e facendo coincidere i vantaggi a livello individuale con le esternalità positive per la società a partire da un inferiore costo sanitario a carico della pubblica amministrazione.
Siamo all’inizio di questa legislatura regionale: nel futuro piano sanitario bisogna certamente trovare spazi e risposte adeguate di tipo socio assistenziale, oltre che di cura, per una fetta di popolazione sempre più ampia che ha il diritto di vivere il proprio tempo in maniera attiva ed inclusiva.
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