“Dalla riunione al Ministero appare chiara la strategia dei produttori dell’automotive, un po’ meno quelle del ministero del made in italy. Il ministro Urso sta dimostrando una notevole capacità di interpretazione delle esigenze dei territori e delle aziende, ma non basta: servono accordi chiari sottoscritti con tanto di penale per i produttori europei, altrimenti meglio fare entrare la concorrenza cinese”. Lo dichiara il vicepresidente dí Unimpresa, Giuseppe Spadafora, che ha partecipato al Mimit alla riunione sull’automotive.
“Le industrie, in primis Stellantis, vogliono mantenere i fatturati senza neanche prendere in considerazione lo sviluppo sui territori. Le uniche voci chiare sono quelle delle regioni e di qualche associazione datoriale, compresa Unimpresa, che nei propri territori ha ben chiaro quali siano le difficoltà delle aziende dell’indotto da affrontare senza alcuna tutela di stato. Manca una strategia nazionale nell’automotive e manca una visione a lunga scadenza. Le uniche ad avere la visione sono le case produttrici che vogliono pagare poco la manodopera, pagare zero l’energia e vogliono gli incentivi di Stato. Nessuno pensa però alle realtà dell’indotto, fatto da migliaia di aziende italiane e delle loro centinaia di migliaia di dipendenti. In questo il Ministero dimostra tanta buona volontà ed è oggettivamente aperto a soluzioni, ma, se tutto dovrà essere deciso da quattro multinazionali, assisteremo all’ennesimo buco di bilancio statale, licenziamenti e depauperamento dei territori. La soluzione è incentivare la ricerca e sviluppo partendo dalle piccole aziende del settore, rimodulare i crediti di imposta e condividere una strategia nazionale verso la riconversione non solo verso l’elettrico, che non è il mantra, ma verso soluzioni che prevedano anche altre soluzioni. E nelle more di una ripresa del settore, è necessario che il ministero eserciti il proprio potere per obbligare i produttori a firmare contratti di appalto ai propri fornitori in vece degli ordini aperti, quasi impossibili da scontare in banca” aggiunge il vicepresidente di Unimpresa.
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