Siamo all’alba di una fase nuova nella vicenda democratica del Paese. La politica è percepita, “distinta e distante” dal Paese reale e l’opinione pubblica non appare più disposta ad accettare supinamente quanto avviene in Italia e nel mondo.

L’esasperata conflittualità e il progressivo deterioramento del sistema politico, conducono alla necessità di una proposta e di un’azione in grado di invertire questo trend, per dar vita ad una prospettiva di  cambiamento del Paese. Appare pertanto sempre più indispensabile attivare processi di riaggregazione del ceto politico a partire dal mondo cattolico. Oggi  più di qualche anno  fa abbiamo  bisogno di una politica che abbia valori condivisi ed obiettivi concreti, ma soprattutto che sia rappresentata da persone  non solo qualificate ma che siano percepite tali dalla gente. Se chi ha in mano il potere – da quello locale a quello centrale, di governo o di opposizione – non è stimato o considerato esemplare, inevitabilmente e rapidamente tracolla anche la funzione della politica. E, con essa, rischia di spegnersi appunto la rappresentatività non già di questo o quel partito, bensì di tutto il ceto politico. Oggi  i cittadini si  ritrovano  espropriati del potere di scegliere i loro rappresentanti in Parlamento. I gruppi parlamentari sono diventati dei “club esclusivi” in cui si entra solo per cooptazione.

Finito il tempo della contrapposizione politica “pro o contro Berlusconi “occorre riorganizzare i partiti e radicarli da un punto di vista sociale e territoriale, anche per superare il declino demografico, che è il declino della speranza, della progettazione, della famiglia, del mettere al mondo dei figli.

Appare perciò un passaggio obbligato sempre più urgente approvare un “nuovo” sistema elettorale che rappresenta un  passaggio  obbligato per aprire quei nuovi scenari nella  politica nazionale che possano ridare spazio alla rappresentatività. Il rischio è che altrimenti gli attuali agglomerati partitici si trasformino in una esclusiva galassia di interessi lobbistici. Il nuovo sistema elettorale dovrà costruire un differente ruolo di rappresentanza e di governo che, potrà realizzarsi solo con la nascita di nuove strutture e diffuse organizzazioni politiche. Ed esse non possono che essere che le organizzazioni di “partito”. Da questo assunto il passo è breve per giungere al ruolo dei cattolici in politica.  L’attivissimo sul piano sociale e pre–politico auspicato dal Santo Padre  e dagli stessi vescovi che hanno richiamato i cattolici all’impegno politico impone la costruzione di  un “nuovo modello di sviluppo” che abbia quale motore l’impegno  politico di tutti. A questo impegno dovranno concorrere non solo le  singole personalità cattoliche ma soprattutto i cattolici dei territori come presenza vitale e riconoscibile, efficacemente organizzata attraverso  una collaborazione feconda tra laici e cattolici sulla base dei grandi valori fondanti che si definiscono  “non negoziabili” cioè i valori autentici come lo sviluppo di un’economia al servizio della persona e del bene comune, il rispetto della giustizia sociale, il  principio di solidarietà umana e di quello di sussidiarietà, il valore della vita fino al no all’aborto e all’eutanasia, fino alla tutela e alla promozione della famiglia. Il compito della grande famiglia dell’UdC è di rimettere in moto le associazioni e i movimenti, la  formazione giovanile, la  rappresentatività sociale. Sono queste le rappresentanze e i soggetti che potranno alimentare e sostenere in modo costruttivo il partito o le aggregazioni partitiche, a cui i cattolici potranno dimostrare di essere un giacimento non di second’ordine nel futuro della politica locale, regionale e nazionale.

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