In questo periodo l’Europa cerca di venire fuori dall’emergenza sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19, orientandosi verso un miglioramento delle condizioni di vita ed un rilancio economico che appaiono incoraggianti.
Il nostro modo di vivere è stato intaccato verso multiformi mutamenti come anche gli svolgimenti economici della produzione industriale e i rapporti cosmopoliti. A descrivere ciò è una nuova pur realistica umanità ancora da scoprire.
È giunto il tempo di ripartire e ragionare sulla ricostruzione di un’arte post-covid. Ci attendono probabilmente anni, che condurranno a straordinarie trasformazioni com’eravamo abituati a confrontarci con l’arte: utilizzo, conduzione, compravendita e sviluppo.
Proprio in quest’epoca così difficile sarà nuovamente l’arte ad esprimere beneficio all’umanità nel passaggio dal virus alla normalità. È come se l’arte si consapevolizzasse delle inquietudini passate, le lunghe riflessioni nei lockdown, gli stati d’animo, i mali che ci hanno afflitto perché l’arte ha diritto di opinione, è pensiero nella sua indipendenza rivelatrice, in un mondo, purtroppo, dominato dal denaro. Nonostante ciò l’arte vuol dire ripresa, purificazione mentale, tramite essa possiamo riscattare, nobilitare l’animo umano e preparaci ad un nuovo Umanesimo.
Il ’900 del dopoguerra e l’inizio del nuovo millennio hanno radicalmente cambiato il pensiero sull’arte, hanno contribuito critici come Pierre Restany con la corrente Nouveau Réalisme “Nuovo Realismo”; Germano Celant con l’“Arte Povera”; Achille Bonito Oliva con la “Transavanguardia”; ed oggi Antonio Gasbarrini con la corrente del “Transrealismo”.
La storia ci ha mostrato che da cicli bui, del tempo trascorso, sono emerse le arti più rivelanti. Si è confidato che prima o poi si sarebbe giunti ad una rinascita “o meglio ad un nuovo umanesimo dell’era digitale, – come scrive Renato Mammucari – perché s’immette in uno sviluppo di cambiamento storico, una mutazione antropologica profondissima, direi epocale con grandi novità: processi mentali e processi formali”.
Il Transrealismo è una buona occasione, perché oggi rappresenta un’opportunità da esplorare, sicuri che questa risolutiva metamorfosi diventa la condizione migliore che aiuta ad affrontare anche la vita medesima. È un avvenimento di sviluppo e rinascita per il mondo dell’arte, che destina non solo agli artisti ma a tutti i campi della cultura con nuove adeguate ricerche. Si rapporta con l’attuale mondo tecnologico e si presenta l’urgenza di comunicare la realtà mutante per essere meglio compresa, in un criterio totalizzante per conseguire una moderna coscienza che riconosca nuove visioni prospettiche. Attraverso il dramma Covid è un‘occasione per riflettere sul significato di arte-vita e come intendere la cultura artistica del dopo. Se è vero che l’arte testimonia la vita, è proprio negli ultimi tre anni 2020-21-22 che ci si sente più attratti alla vita.
L’artista transrealista Francesco Guadagnuolo realizza una serie di opere ispirate al Covid-19. E se c’è un linguaggio d’arte che può tradurre questa condizione preoccupante, Guadagnuolo lo fa in forma rivelativa, facendo vedere il senso dell’inquietudine e l’aspettativa del dopo. Arte-cultura e tecnologia diventano rappresentazione della realtà, un incorporarsi l’uno con l’altro divenendo Trans-Realtà. Un Transrealismo, quello di Guadagnuolo, debitore sì della cultura visiva più avanzata italiana ed europea, ma nel contempo originale quanto efficace nel rinnovamento neo-avanguardistico dell’impaginato pittorico o delle volumetrie scultoree. L’artista riesce ad imbrigliare in ogni sua opera, con una visionarietà fuori dal comune, la realtà sociale, politica, tecnologica, scientifica da cui siamo attorniati e assediati soprattutto nella dilagante dimensione immateriale del web. Realtà fortemente trascesa, eppure fortemente ancorata a rilanciabili valori di matrice umanistica, etica e religiosa nella più larga ed ecumenica accezione sacra.
Questo succede quando una moltitudine di uomini e donne si raccolgono attorno ad un pensiero transreale per avviare un’insolita visione del mondo (per questo di emergenza), applicandola alla realtà sotto lo studio estetico, morale e politico.
Nascita di una nuova coscienza dell’essere, che aiuti un’umanità ferita dal virus e dall’emergenza sanitaria nel rapporto sofferto con la realtà e dunque superarla.
Un neo-umanesimo quello di Guadagnuolo, nella cui attività si fonde la sua visione antropologica, e l’incessante ricerca di poter comprendere l’agire umano, così come la condizione del vissuto sociale contemporaneo nell’inesorabile sfida del tempo sino alla fase terminale dell’esistenza. Così Arte e Vita s’intrecciano in una forma della realtà umana, in cui fluisce la visione dell’immagine interiore nella costante tensione fra il bene e il male. Il suo impegno è rivolto all’affermazione forte dei valori e dei diritti umani, in un mondo in cui sono in discussione i principi del vivere civile, nei rapporti tra esseri umani e nella perdita di un senso accumunante pur nella pluralità delle prospettive.
In questo modo Guadagnuolo dà voce e figura alla problematicità della condizione umana di oggi, mirando alla liberazione dal senso d’inquietudine che spesso l’uomo in tempo di Covid e post ha avvertito e avvertirà ancora per lungo tempo. I caratteri di questa crisi vengono osservati da Guadagnuolo non nell’intento di una semplice curiosità estetica, bensì per fare della fragilità e della precarietà umana lo snodo della ricerca di un principio etico universale. Portando così il Transrealismo a recepire tutti i bisogni dei mutamenti della nostra vita che, passato il virus, la storia culturale di certo non sarà più come prima.
Già abbiamo dovuto superare le grandi crisi di due guerre mondiali con milioni di persone morte, bombardamenti, deportazioni, esecuzioni di massa, lavori forzati, fame, campi di concentramento. Artisti come Bacon e Giacometti affrontarono il corpo dilaniato e deformato cercando una raffigurazione per quello che rimaneva della personalità dell’individuo. Ambedue dichiaravano di mostrarsi “realisti”, utilizzando l’aspetto umano come loro primario argomento di rapportarsi con la società. Guadagnuolo, viceversa nel mostrarsi “transrealista” cioè andando oltre la realtà nell’esplorare l’inconscio dell’essere, percorre intensi simultanee astrazioni dell’animo umano, lottando alle antonimie dell’immagine. Infatti, tali opere sono interpretate come simbolo di ciò che non è visibile dall’esterno ma dall’interno del corpo. Di ben altra valenza ontologica dal realismo di Giacometti e Bacon, epistemologica ed estetica è il Transrealismo che attraversa (trans, appunto) la ricerca scultorea di Guadagnuolo fattasi visionaria e interdisciplinare, portando nella storia dell’arte la scienza.
Tutto questo sarà anche l’occasione per riflettere e valutare la portata del Transrealismo come terza via praticabile all’interno dell’acceso dibattito ormai in corso tra i fautori del Postmodernismo e quelli del Nuovo Realismo (su tutti, rispettivamente, i filosofi Gianni Vattimo e Maurizio Ferraris). Scrive Antonio Picariello: “Terminato il citazionismo del Postmodernismo, si affaccia a riferimento sociologico e artistico il Transrealismo (termine usato per la prima volta in Italia dal critico Antonio Gasbarrini) che notifica a Francesco Guadagnuolo il suo maggiore artista di riferimento e che si pone il compito di oltrepassare la visione della realtà corrente riordinando il linguaggio artistico per mezzo di uno stile anche figurativo e dinamico ma intriso di sensibilità esperienziale integrata con i simbolismi formulati dal linguaggio della più avanzata ricerca scientifica”.
Francesco Guadagnuolo, ha lavorato anche in Francia e in America, come rappresentante italiano della corrente del Transrealismo generato negli Stati Uniti da Rudy Rucker come fenomeno letterario, poi sviluppandosi come movimento artistico estendendosi oltre all’America Latina, anche in Europa: Italia, Germania e Spagna. In un’intervista di Christian Besemer a Lawrence Ferlinghetti del 23 novembre 2012, dice lo scrittore a proposito della sua poesia: “…trans-realismo. Si, trans-realismo! Prendere immagini visive, utilizzare in modo inaspettato che incrocia e supera il senso…”.
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