Alle ore 21, questa sera Piccola Città Teatro presenta “Disconnessioni” di Yvette Nolan, tradotto e diretto da Sara Riccetti e con in scena Anna Bocchino, Viola Forestiero, Ettore Nigro. Lo spettacolo si è aggiudicato il premio di traduzione offerto dal Canada Council for the Arts nel 2024, vanta il patrocinio dell’Ambasciata del Canada in Italia e la collaborazione con importanti associazioni culturali, tra cui Centro Studi Italia-Canada e l’Associazione Italiana Studi Canadesi (AISC).

Due donne, Bern ed Elena, esiliate dalla loro comunità perché considerate inutili, trovano rifugio in una capanna abbandonata nei boschi. Qui recuperano antiche pratiche per soddisfare i bisogni primari e sviluppano un legame profondo basato sulla fiducia reciproca. L’arrivo di Seamus, un giovane in cerca di aiuto dalla loro comunità, le costringe a una scelta cruciale che influenzerà il loro futuro e quello della comunità che le aveva respinte.

Come spiega la regista Sara Riccetti «Ho scelto di tradurre il titolo del play con Disconnessione, poiché ruota intorno al tema della (dis)connessione, sia tecnologica che umana, che è il cuore della trama. Disconnessione narra una storia particolare ma universale, analizzando le nostre relazioni quotidiane e il legame con la Terra. Invita a riflettere sul rapporto con la natura e il sapere, interrogandoci su come si formino legami autentici. Ambientata in un contesto post-apocalittico, affronta temi come l’effetto della tecnologia sulla vita umana, le responsabilità individuali e collettive e l’interazione con l’ambiente. Il testo pone una domanda aperta: saremmo in grado di sopravvivere a un’apocalisse? I personaggi Elena, Bernadette e Seamus sono brillanti ma segnati da un senso di oppressione. La loro vicenda riflette le frustrazioni sperimentate durante la recente pandemia, destabilizzando gli equilibri personali. Gli spettatori possono identificarsi con loro, poiché rispecchiano situazioni attuali. L’opera è uno specchio dei nostri tempi, mostrando le dinamiche della realtà in cui viviamo. The Unplugging evidenzia le sfide che i personaggi affrontano, superando lo scetticismo iniziale e intraprendendo un viaggio di scoperta reciproca. Al centro della regia c’è l’idea dello scambio di conoscenze e della costruzione di rapporti autentici. Il teatro è il luogo ideale per esplorare come prospettive ed esperienze individuali possano intrecciarsi e arricchirsi. Ma non è tutto. Questa pièce è soprattutto una storia di donne esiliate e denigrate per età e comportamenti non conformi a una società oppressiva. Credo che Bern ed Elena possano essere interpretate da donne adulte di età diverse, poiché la loro storia racconta la forza e la resilienza femminile con portata universale. Le protagoniste sfidano le aspettative della comunità per esprimere la propria individualità, ma, in linea con la tradizione indigena, l’affermazione personale si realizza solo attraverso connessioni autentiche. La comunità, rappresentata da Seamus, deve riscoprire il ruolo essenziale delle donne e delle loro conoscenze tradizionali per sopravvivere e prosperare. Come spettatrice e regista, prediligo opere che non offrono risposte definitive ma suscitano riflessioni oltre lo spettacolo. Spero che le domande e i dibattiti che scaturiranno da questa messa in scena possano trasformare lo spettacolo in un’occasione di apprendimento collettivo».

Leave a Reply

  • (not be published)