CROLLA LA LIGURIA (-18,5%), MALE LAZIO (-3,2%) E LOMBARDIA (-0,8%), FATICANO IL MATTONE (-3,82% LE COSTRUZIONI E -2,94% L’IMMOBILIARE) E LA MANIFATTURA (-3,21%). RESISTE IL TURISMO: +6,10% HOTEL E RISTORANTI E +7,68% NOLEGGI E AGENZIE.

Il rallentamento dell’economia italiana, nei primi nove mesi dell’anno, trova riscontro in una complessiva “perdita di fatturato” di aziende e professionisti pari a 32 miliardi di euro, una riduzione dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Da gennaio a settembre, gli incassi di imprese e partite Iva sono scesi da un totale di 2.430 miliardi a 2.398 miliardi. Su base territoriale, crolla la Liguria, con un calo del 18,5%, e restano in territorio negativo anche il Lazio (-3,2%) dove, con una emorragia di oltre 12 miliardi si è registrata la perdita più ampia in valore assoluto. Negativa la situazione anche per Lombardia (-0,8%) che resta comunque la regione col fatturato più alto nel Paese (724 miliardi), Piemonte (-2,91%) ed Emilia-Romagna (-1,44%).

Quanto ai comprati, fatica il mattone, complici i tassi alti sui mutui che frenano le compravendite di abitazioni: meno 3,82% le costruzioni e meno 2,94% l’immobiliare. Male anche la manifattura (-3,21%), dove si avverte l’onda lunga del crollo della produzione industriale in Germania. Resiste il turismo: più 6,10% hotel e ristoranti E più 7,68% noleggi e agenzie.

Sono i dati principali del termometro dell’economia realizzato dal Centro studi di Unimpresa sulla base della fatturazione elettronica nei primi nove mesi del 2024: ne emerge a un quadro di luci e ombre per l’economia italiana, con il totale complessivo degli incassi che si attesta a 2.398 miliardi, in contrazione dell’1,3% rispetto ai 2.430 miliardi del 2023: bruciati, da gennaio a settembre, 32 miliardi.

I dati mostrano tendenze negative rilevanti, in particolare nei settori strategici e in alcune regioni chiave. Il comparto manifatturiero, cuore pulsante dell’economia italiana, registra un calo del 3,2%, perdendo oltre 19 miliardi e attestandosi a 582,5 miliardi, penalizzato dalla debolezza della domanda interna e dalla pressione sui mercati esteri, accusando in particolare la contrazione dell’industria tedesca.

Ancora più drastico il crollo della fornitura di energia elettrica e gas, che scende del 16,7% a 179,8 miliardi, con una perdita di 35,9 miliardi, riflesso del calo dei prezzi e della domanda. Anche il settore delle costruzioni è in difficoltà, con una flessione del 3,8% pari a 7,6 miliardi, mentre l’immobiliare perde il 2,9%, scendendo a 35,9 miliardi: il mattone accusa il colpo della politica monetaria restrittiva che ha cagionato un calo delle transazioni.

A livello regionale, il Lazio registra la flessione più marcata in termini assoluti, con una perdita di 12,5 miliardi (-3,2%) rispetto al 2023, scendendo a 379,6 miliardi. La Liguria subisce il calo percentuale più grave, pari a -18,5%, equivalente a una contrazione di 8,9 miliardi, attestandosi a 39,1 miliardi. Anche la Lombardia, pur rimanendo la regione con il valore più alto di fatturazione elettronica, subisce una flessione dello 0,8%, pari a 5,6 miliardi, portandosi a 723,8 miliardi. Non mancano, tuttavia, segnali positivi.

Le attività finanziarie, quelle delle banche e delle assicurazioni sono in forte crescita, con un incremento del 21%, pari a 7,9 miliardi, per un totale di 45,5 miliardi, mentre le attività professionali, scientifiche e tecniche aumentano del 6,9%, raggiungendo 128,1 miliardi. Resiste il turismo: anche i servizi di alloggio e ristorazione (+6,1%) e il settore del noleggio e delle agenzie di viaggio (+7,7%), infatti, beneficiano della ripresa del comparto, segnando rispettivamente 19,6 miliardi e 94,5 miliardi. Dal punto di vista territoriale, il Sud mostra segnali di vitalità. La Campania cresce del 3,5%, raggiungendo 111,1 miliardi, mentre la Sicilia e la Calabria registrano incrementi rispettivamente del 4,2% e del 3,4%. Bene anche la Puglia, che segna un +2,1% per un totale di 65,2 miliardi.

«I dati sulla fatturazione elettronica, di fatto il termometro dell’economia italiana, mostrano una situazione congiunturale che affronta difficoltà strutturali in settori chiave e in alcune aree strategiche, ma che, al contempo, evidenzia segnali di resilienza in comparti come la finanza e il turismo, e in regioni del Sud che continuano a registrare dinamiche positive. Siamo di fronte, in ogni caso, a un’economia caratterizzata da profonde disparità tra i settori. Se da un lato alcuni comparti, come le attività finanziarie, professionali e turistiche, mostrano dinamiche di crescita promettenti, dall’altro, settori strategici come la manifattura e l’energia restano in difficoltà, riflettendo le sfide strutturali che il sistema economico italiano deve ancora affrontare. La fotografia regionale evidenzia profonde disparità nelle performance economiche, con alcune aree, come Campania, Sicilia e Calabria, in crescita, mentre altre, come Lazio, Liguria e Lombardia, registrano flessioni più o meno significative. Il Sud ci fa sperare, ma resta una situazione complessa, non solo per il Mezzogiorno, che richiede interventi mirati finalizzati sostenere la ripresa e a ridurre le disparità territoriali oltre che settoriali» commenta infine il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

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