«Il rinnovo del Piano Transizione 5.0 avvenuto poco prima dell’estate è stato un segnale incoraggiante, purtroppo come avevamo preannunciato c’era un forte rischio intoppo sulle certificazioni ex ante per i progetti. Sul tema, infatti, è ormai chiaro che gli imprenditori sono costretti tutti a spendere per arruolare esperti nel settore energetico che certifichino il nesso innovazione-risparmio energetico che è davvero incredibile».

Lo dichiara la delegata di Unimpresa al Pnrr, Isa Gatti commentando i risultati dei primi mesi di Transizione 5.0. La misura stabilisce l’erogazione di 6,3 miliardi di euro tra 2024 e 2025 sotto forma di credito d’imposta per sostenere gli investimenti delle imprese in beni materiali e immateriali tecnologicamente avanzati, purché si raggiunga una riduzione dei consumi energetici pari ad almeno il 3% nell’unità produttiva interessata dal progetto o il 5% se si fa riferimento all’intero processo produttivo: sono ricompresi impianti per l’autoproduzione da fonti rinnovabili destinati all’autoconsumo, con un forte ruolo del Gse per le certificazioni dei risparmi energetici ex ante ed ex post.

«I decreti attuativi sono stati emanati in grande ritardo e le faq, che in molti casi vengono incontro agli imprenditori, molto spesso sono parziali, tardive e incomplete. La Legge di bilancio in discussione in Parlamento avrebbe potuto essere uno strumento adatto per introdurre alcuni correttivi, invece, ci si è concentrati su misure – quali il riversamento del credito d’imposta per ricerca e sviluppo – a vantaggio dell’Agenzia delle entrate. Infatti, la proroga prevista consente da una parte alle imprese di sanare situazioni dubbie o irregolari senza incorrere in sanzioni e interessi, dall’altra permette all’AdE di alleggerire il carico di lavoro degli uffici, che non hanno risorse sufficienti per esaminare ogni pratica» osserva Gatti.

Il tema della capacità di spesa era già stato sollevato ad inizio settembre, ma in quest’ultimo mese tutte le associazioni di categoria stanno esprimendo forte disappunto per l’eccesso di burocrazia di questo Decreto attuativo. «A questo punto la fiducia nell’operato del Ministro delle Imprese e del Made in Italy rimane intatta poiché è stato di parola rifinanziando il Piano; penso che siamo ancora in tempo per convocare un Tavolo di confronto con le Associazioni di categoria ed entro 45 giorni trovare nuove soluzioni concrete sui temi più spinosi di Transizione 5.0 che non permettono di rilanciarla con la dovuta capacità» spiega la delegata di Unimpresa al Pnrr.

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