di Giovanni Loche

Stellantis, proprietaria del quotidiano “La Repubblica” non sa più cosa inventarsi per “scazzare” contro il Governo Meloni. La poverella Elly d’Assisi, non è certo all’altezza dei tempi che furono, una volta c’era Prodi, e poi Veltroni, e dunque D’Alema, altra pasta d’uomini. Per non dimenticare i Di PIetro, Davigo, Ghitti, Colombo e poi la rossa Ilda Boccassini, bastava un trafiletto per far cadere un Governo e scegliere i nuovi ministri nella redazione di via Cristoforo Colombo a Roma.

Altri tempi, oggi La Repubblica degli Elkann non conta letteralmente un cazzo, è in tutto e per tutto assimilata ad un istituto Maritain in Italia, e si sa quanto gli italiani amino i francesi già da qualche anno.

La questione non è certo di poco conto: si gioca la partita del “secolo d’Italia” sulla supremazia della produzione automobilistica in Italia, e non solo.

Per avere idea di cosa stiamo parlando, ricordiamo che in Italia nel 1989 si producevano 1.971.970 autovetture, nel 2022 solo 442.432. Un tracollo senza precedenti e senza alcun riscontro in nessuna parte del mondo. Il tutto, è inutile negarlo, ad opera della Fabbrica Italiana Automobili di Torino, che progressivamente francesizzata ha dismesso la produzione in Italia per aumentare quella in terra di Francia, Turchia, Romania e compagnia bella. In sintesi, una tragedia industriale senza precedenti e purtroppo dalle conseguenze nefaste per l’intera economia del Belpaese.

Nessun dubbio sul peso di questa debacle volontaria, la bilancia è tutta sulle spalle degli eredi torinesi degli Agnelli.

Ora, che un Governo di un paese, che nella storia della produzione di autoveicoli è stato tra i primi al mondo, voglia riprenderne in qualche modo le effigi, non ci sarebbe nulla di male. A meno che la politica a favore dell’Italia non vada contro gli interessi Francostellantis in Europa. E questi interessi non sono di certo favorevoli all’Italia.

E allora perché mai il Governo Meloni, che prova in tutti i modi a salvare la filiera industriale dell’automotive italiana dovrebbe preoccuparsi dei giornali degli Elkann? Bene fa il presidente del Consiglio di uno dei sei Paesi più industrializzati del pianeta a difendere le migliaia di piccole imprese di una filiera storica e fondamentale per la tenuta economica del settore industriale del proprio paese.

Eppure a “La Repubblica” (delle bananas) questo non va bene, piuttosto che vedersi contrastare sulla sua insignificante pseudo supremazia italica, sarebbe disposta a vedere soccombere l’intero Governo. Pura follia, l’opinione pubblica si chiede, ma perché mai? In fondo gli Elkann/Agnelli il settore lo hanno bello che distrutto: passare da due milioni di veicoli prodotti a meno di cinquecentomila in trent’anni non sapremmo come definirlo. Dopo che per mezzo secolo lo Stato italiano ha finanziato la FIAT come nessun azienda in nessuna parte del globo, tranne che in Cina probabilmente, ma per ovvi motivi.

E allora perché gli Elkann/Agnelli per bocca del proprio giornale un giorno si e l’altro pure non sprecano nessuna occasione per dare addosso a ripetizione mitraglica su qualche esponente del Governo italiano in carica?

Semplice, perché il ministro Urso spalleggiato dalla Meloni, non fa altro che il proprio sacrosanto dovere, e cioè aiutare le imprese italiane di un settore così importante a restare in vita in modo da creare ricchezza e posti di lavoro. Ma questo evidentemente ai francesi di Stellantis non sta assolutamente bene, per il governo di Macron, vero proprietario della multinazionale sede a Parigi, ma partecipata Exor con il 14,90 %, l’Italia deve divenire una nuova colonia nordafricana, possibilmente anche islamizzata. Il tutto in barba anche alla Santa Sede, che agli occhi dell’ateo dell’Eliseo non guasta per niente.

E allora ecco che il Governo italiano fa come hanno fatto già in passato tutti gli altri, ha chiesto aiuto ai cinesi, sperando che la bontà di Pechino possa equilibrare le stratosferiche politiche di dismissione della fu FIAT in Italia.

Difficile dire come andrà a finire, certo è che la guerra in atto non porterà nulla di buono per Stellantis e per il comparto dell’automotive italiano. La politica dei francesi circa le produzioni di veicoli in Italia sono destinate ancora a vedere calare la produzione, i piani industriali di Parigi sono noti a tutti, nessuno escluso. Lo stesso Carlo Tavares, amministratore delegato ha chiarito senza alcuna possibilità di essere frainteso, che gli stabilimenti italiani di Stellantis senza sussidi governativi rischiano la loro stessa esistenza.

E allora cosa dovrebbe fare il Governo italiano secondo i macroniani di Torino? Semplice: dovrebbe calarsi le braghe e accettare i diktat dei francesi, secondo la volontà maldestra e irresponsabile, e irriconoscente degli Elkann/Agnelli. E allora diciamola tutta, meglio azzerare tutto, accettare la fine della centenaria tradizione automobilistica italiana e iniziate tutto daccapo, magare con l’aiuto dei cinesi. Alla faccia di Macron e dei macroniani di tutta Italia.

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