IL RECUPERO DEL “BORGO MEDIEVALE”, COMPLETATO NEL 2016, HA FATTO MERITARE A MOLINARA IL TITOLO DI “POMPEI DELLA VALFORTORE”.

Infatti il “Borgo”, abbandonato dopo il terremoto del 1962, ha conservato intatta la sua struttura abitativa e l’impianto urbanistico, come testimonianza della sua origine e della sua evoluzione nel corso dei secoli.

Circondato da mura medievali, il borgo ha forma pentagonale, con cinque torri poste agli angoli. L’abitato è diviso in due comparti dal “Corso Umberto”, che va dalla “Portaranna” alla porta “Abbascio”.

Accanto alla “Portaranna” c’è l’ingresso del Castello e di fronte i ruderi della chiesa di San Bartolomeo, fondata dai De Capua e adibita dai Muscettola a cappella palatina.

All’estremità opposta, accanto all’altra porta c’è la chiesa di “Santa Maria dei Greci”. Il comparto nord è occupato dal castello, con un grande giardino e tutti i servizi annessi e abitazioni in parte ristrutturate.

Il resto dell’abitato si estende verso sud e, partendo dal “Corso Umberto”, si suddivide in cinque vicoli: Vico Bastioni, Vico del Forno, Vico dell’Orologio, Vico Notar Nicola, Vico delle Fosse e Via Santa Maria dei Greci.

I vicoli, disposti a ventaglio, terminano a sud nella via Pianobello a ridosso delle mura di cinta su cui si aprono porte d’accesso secondarie.

Le abitazioni sono disposte lungo i vicoli in doppia fila in modo che da una parte affacciano sul vicolo mentre dalla parte opposta affacciano su un vicoletto cieco, “la Strettola”, che fungeva da fogna a cielo aperto.

La struttura così articolata e ben definita, fa pensare che il borgo non sia sorto da un agglomerato casuale di abitazioni, ma è stato progettato e curato, fin dall’inizio, con l’intento di creare una solida struttura per la difesa e l’insediamento definitivo di una comunità.

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