“IL POPOLO SI COSTRUISCE QUANDO LE PERSONE CAPISCONO DI POTERSI FIDARE GLI UNI DEGLI ALTRI”. “IL VERO POTERE È IL SERVIZIO”, QUESTO IL TEMA DEL SECONDO INCONTRO DI SPIRITUALITÀ E POLITICA PROMOSSO DAL “LABORATORIO PER LA FELICITÀ PUBBLICA” IN COLLABORAZIONE CON BASE BENEVENTO IERI POMERIGGIO A PIETRELCINA, NELLA LOCATION DI PALAZZO DE TOMMASI – BOZZI SEDE DELL’ARCHEOCLUB PIETRELCINA.
Appuntamento che ha visto l’intervento di amministratori locali ed esponenti della società civile per un confronto attento e partecipato. Dopo l’introduzione affidata ad Ettore Rossi, Coordinatore del “Laboratorio per la felicità pubblica”, hanno preso la parola l’assessore all’istruzione e alle politiche sociali del Comune di Pietrelcina Domenico Rossi, il sindaco di Molinara Giuseppe Addabbo, il sindaco di San Martino Sannita Angela Martignetti, il sindaco di Campolattaro Simone Paglia, il sindaco di Apollosa Danilo Parente ed il sindaco di Calvi Armando Rocco. Conclusioni affidate a don Matteo Prodi, Direttore della Scuola di Impegno socio-politico della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata De’ Goti.
«Questo secondo incontro di Spiritualità e Politica – ha commentato Ettore Rossi a margine dell’iniziativa – abbiamo voluto dedicarlo al tema “Il vero potere è il servizio”. Lo abbiamo fatto a Pietrelcina perché abbiamo deciso di eleggere questo comune come luogo ideale di discernimento per le persone impegnate in politica. Consideriamo molto importante mantenere aperto il dialogo tra cittadini attivi e persone che svolgono ruoli istituzionali perché è molto importante questo scambio reciproco e questa sera il confronto lo abbiamo voluto portare su una questione fondamentale dell’agire politico che è quello dell’esercizio del potere».
«Sappiamo bene che il potere è lo strumento principe di chi fa politica, senza – ha sottolineato il coordinatore del Laboratorio per la felicità pubblica – la politica sarebbe solamente una attività meramente culturale. Ma il potere ha una faccia oscura ed una faccia luminosa. La faccia oscura è quella di chi esercita il potere come occupazione di spazi, di chi trasforma i diritti in favore, di chi intimorisce. La faccia luminosa del potere invece è quella di quanti si prendono cura degli altri attraverso la loro azione. Un concetto fondamentale sul quale ci siamo soffermati con i sindaci è quello del potere come servizio, soprattutto ai più poveri ed ai più deboli. Il test vero di chi fa politica sono i poveri, se si mettono in campo azioni in favore dei più deboli quelle azioni sono buone e giuste perché indirizzate al bene comune».
«Il tema – le conclusioni di Ettore Rossi – è quello di dire, utilizzando quanto detto da Papa Francesco, è importante avviare processi piuttosto che occupare spazi. Processi con prospettive di lungo periodo, perché solo in questo modo possiamo fare il bene delle persone. Abbiamo svolto un interessantissimo confronto con i sindaci che hanno messo in evidenza per esempio la loro dimensione di attenzione all’ascolto. Questo ci è sembrato molto interessante, come la voglia di essere al fianco di chi è più in difficoltà».
«Il mio intervento sulla politica ed il servizio certamente – ha spiegato don Matteo Prodi – ha avuto una radice evangelica perché Gesù ha sempre ripetuto che lui non è venuto per essere servito ma per servire. Qui ci siamo soffermati sulla storia della chiesa ed il rapporto tra i vari poteri, per dirci che il tema del potere è certamente una cosa che ha occupato tutta la storia dell’umanità. Noi oggi in Italia possiamo riferirci ad un testo importantissimo che è la Costituzione che dice che il potere appartiene al popolo. E quindi, centrale nella nostra riflessione sul potere, è il popolo ed il come si costruisce un popolo. Il popolo si costruisce quando le persone capiscono di potersi fidare gli uni degli altri e di poter saper sempre che ci si salva soltanto insieme, ma in una apertura completa e totale anche ai problemi del mondo».
«Il popolo – ha aggiunto don Matteo – si costruisce con l’educazione, con l’istruzione, con la formazione, con la responsabilità, con la cura e tutto quello che in qualche modo può creare, assieme anche alle competenze, un popolo coeso che guarda assieme al bene comune. Questo vuol dire anche che la profezia non si deve semplicemente curare di gestire il potere in funzione delle persone, ma deve anche curare questo aspetto più profetico cioè di costruzione del popolo che verrà domani e che quindi potrebbe anche mandarmi a casa con future elezioni, ma io devo creare un popolo di persone libere perché solo un popolo di liberi può veramente essere il popolo che può garantire lo sviluppo ed il progresso per tutti».
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