VICENDA PARADOSSALE E PREOCCUPANTE, IL PRESIDENTE IGNAZIO CATAURO INTERVIENE SULLE ULTIME VICENDE CHE RIGUARDANO LA GESTIONE DELL’IRPINIA SANNIO. CAMPESE DA IMPIEGATO PUBBLICO PUÒ ESSERE LEGALE RAPPRESENTANTE DI UN’ASSOCIAZIONE DI IMPRENDITORI E ANCHE CONSIGLIERE CAMERALE?
“Non ho potuto esimermi – ha dichiarato il presidente di Unimpresa Catauro – dopo tanto parlare ed ammonire gli altri di constatare che Campese è finito imbrigliato nella sua stessa rete. Ha chiesto più volte, e con insistenza, l’intervento della Guardia di Finanza per certificare l’attendibilità e la correttezza dei dati presentati dalle singole associazioni di categoria alla Regione Campania – E che succede? – continua Catauro – Succede che qualche settimana fa mi viene recapitato da una parte l’elenco delle imprese dichiarate alla Regione Campania per l’anno 2017 e iscritte alla CLAAI, di cui Campese Antonio è presidente e legale rappresentante. Elenco necessario per l’assegnazione dei seggi di Consigliere in Camera di Commercio e dall’altro mi viene mostrato l’avviso di proroga delle indagini preliminari, che riguarda proprio quanto lamentato dal Campese, che al momento lo vede tra gli indagati..
Le osservazioni di Catauro appaiono piuttosto pesanti e di non poco conto, se venissero confermate, difatti scatenerebbero un vero e proprio cataclisma nel clima già infuocato del rinnovo camerale, che scade il prossimo 6 settembre.
“Mi sembra tutto così assurdo – fa notare il prof. Catauro – è stato proprio lui a sventolare la bandiera della legalità e la conseguente necessità di rivolgersi agli organi di polizia”.
Agli occhi dell’opinione pubblica la vicenda, così come riportata, sembra paradossale. Il Campese solo poche settimane fa, attraverso la stampa, si era eretto a “paladino della legalità”. Con le sue dichiarazioni aveva spinto lo stesso commissario della Camera di Commercio Pettrone, a riconoscere la necessità di avvalersi della Guardia di Finanza, per i controlli del caso sulle aziende, che risultassero artificiosamente iscritte alle associazioni di categoria. Per questi motivi sembra piuttosto contraddittorio e dunque impossibile, che proprio il presidente della CLAAI Benevento, dopo tanto dichiarare si trovasse lui stesso nelle condizioni di violare quelle stesse norme tanto invocate.
“La vicenda sembra anche a me piuttosto strana – precisa il presidente Catauro – probabilmente ci sarà stato qualche errore di trascrizione, oppure gli imprenditori hanno semplicemente dimenticato di essere iscritti all’associazione di Campese”.
Da ricordare che, per quanto appreso la vicenda, che riguarda il Campese, che si vede indagato dalla Procura della Repubblica di Avellino unitamente al presidente di CASA Artigiani Avellino Antonio Cipriano e attualmente in corso è semplicemente una verifica preliminare. Bisogna precisare che ad oggi i due risultano semplicemente e solo indagati e quindi innocenti fino a prova contraria. C’è da ricordare che si tratta di persone incensurate e dalla spiccata dirittura morale. Per cui il Catauro dichiara di non avere nessun dubbio sulla correttezza della procedura seguita da tutte le associazioni di categoria, riponendo massima fiducia sulla attività degli inquirenti.
“Sono profondamente addolorato – dichiara l’ex componente della Giunta camerale Catauro – per quanto sta succedendo, si tratta di una persona che ricopre un ruolo importante anche all’interno della pubblica amministrazione”. Ricordiamolo Antonio Campese è docente di Educazione Civica presso un istituto superiore della Basilicata. “Quello che tuttavia ancora non sono riuscito a comprendere – continua il presidente di Unimpresa – è come faccia un impiegato pubblico ad essere rappresentante legale di un’associazione di categoria di soli imprenditori. Non dimentichiamolo, gli iscritti devono versare una quota annuale per dimostrare la loro iscrizione. Per quello che ne so, la legge parla chiaro a proposito di impiegati pubblici: ‘Ciascun dipendente pubblico è al servizio esclusivo della Nazione’”.
Un principio che trova esplicita formulazione nella Carta Costituzionale al 1° comma dell’art. 98. Nello specifico le attività assolutamente incompatibili sono disciplinate dal D.P.R. 10 gennaio 1957, n. 3, che all’art. 60 vieta al dipendente pubblico di esercitare il commercio, l’industria, le professioni, assumere impieghi alle dipendenze di privati o accettare cariche in società o enti costituiti a fine di lucro.
“Sono certo – precisa Catauro – che lo stesso Campese abbia rispettato tutte le norme, che regolano il rapporto pubblico-privato e che lo stesso non abbia violato alcuna norma, ma sarebbe forse il caso che lui stesso chiarisse questi legittimi dubbi”.
Ricordiamolo, l’associazione CLAAI Benevento nella scorsa tornata per la composizione del Consiglio Camerale, non riuscì ad esprimere nessun rappresentante. “Solo il buon cuore – ricorda Ignazio Catauro – dell’ing. Oreste La Stella gli permise di entrare in Consiglio. Infatti il presidente di Confcommercio Avellino gli regalò letteralmente il seggio riservato a Confcommercio. Sappiamo tutti, purtroppo, a volte cosa può provocare il buon cuore, Esopo docet (il contadino e la serpe)”.
Il presidente di Unimpresa Avellino e Benevento non le manda a dire, e rincara la dose: “Da Campese e dallo stesso ex presidente della camera Bruno Pino, mi aspetto a questo punto di essere accusato di tutto ed in particolare anche per assurdo della “strage di Bologna e del Watergate”. Mi sono abituato a ricevere offese infondate e gratuite – conclude il presidente Catauro – del resto ho fiducia nella giustizia umana, e devo dire anche in quella divina, da cattolico non posso fare diversamente”.
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