PER IL GARANTE DELL’INFANZIA BASILICATA, IL PNRR OCCASIONE IRRIPETIBILE, DA QUI LA SCELTA DI PRESENTARE AI PRESIDENTI BARDI E CICALA LA PROPOSTA DI UN PROGRAMMA OPERATIVO INTEGRATO.
“Viviamo in tempo di emergenze di eccezionale gravità, che richiedono un supplemento di coraggio istituzionale, di chiaroveggenza politica e di coinvolgimento sociale. E non è azzardato affermare che i giorni che seguiranno saranno prevedibilmente sempre più densi di problemi da affrontare e risolvere; giorni nei quali saranno messi a costante e dura prova sia la capacità di governo che l’efficienza e l’efficacia delle politiche che saranno messe in campo per sostenere le condizioni avverse”. Lo afferma il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Basilicata sottolineando che. “Il perdurare della pandemia da Covid-19 e lo scoppio della guerra, che si combatte in Ucraina, continuano a generare effetti nefasti, che coinvolgono la nostra vita quotidiana, e che con la lievitazione incontrollata dei prezzi dei beni di prima necessità, colpiscono in misura ormai insostenibile, fasce sempre più vaste di popolazione e, in particolare, le famiglie con figli in età minorile”.
“In un contesto di tale emergenza sociale nella mia qualità di Garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza – dichiara Giuliano – avverto come mio inderogabile dovere l’adempimento della funzione istituzionale che il legislatore regionale ha affidato alla figura istituzionale del Garante in materia di tutela, protezione e promozione dei diritti, di cui sono portatori le bambine, i bambini e gli adolescenti lucani, al pari dei minori di tutto il mondo. ‘Il Garante promuove, sulla base del principio di sussidiarietà di cui all’articolo 118, primo e quarto comma, della Costituzione, iniziative volte ad affermare la piena attuazione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, anche da parte delle competenti istituzioni regionali e locali’. Il mio principale intendimento e di affermare che l’eccezionale gravità dell’emergenza attuale non potrà mai essere portata a pretesto per una diminutio dell’attenzione dovuta ai minori nella nostra regione; né potrà mai giustificare un’eventuale sorta di ‘messa in mora’ dell’attività politico-amministrativa riguardante il rispetto dei diritti soggettivi ad essi riconosciuti. Al contrario, il mio personale convincimento, è che alla ‘eccezionalità’ della situazione emergenziale attuale deve trovare corrispondenza una ‘eccezionalità di pari grado’ dell’attenzione e della considerazione che le istituzioni pubbliche regionali e locali sono chiamate a prestare al mondo dei bambini e degli adolescenti. Attenzione eccezionale, da prestare doverosamente in Basilicata al mondo dei minori, che deve tradursi nel riconoscimento formale che la ‘piena attuazione dei diritti dei minori’ è e rimane, in ogni caso e in ogni situazione, ‘priorità assoluta’ dell’azione delle istituzioni pubbliche, e che, in prospettiva, deve essere assunta come asse portante della programmazione strategica di lungo periodo nella nostra regione. Ed è dalla considerazione di tale quadro ordinamentale che la proposta contenuta nella presente nota sia assunta nel quadro della Programmazione strategica regionale 2021-2030 come ‘obiettivo strategico prioritario’ e sia portata ad attuazione con la formale assunzione di uno specifico ‘Programma Operativo Integrato pluriennaleì, da adottare e portare ad attuazione con le modalità di rito previste. In ordine alla proposta che intendo così presentare all’attenzione del Governo regionale, mi preme rilevare con mio particolare interesse che la reazione della ‘governance’ europea e nazionale è stata pronta e decisa e si è realizzata con l’adozione di un sistema di interventi, in cui sono state condivise l’opzione strategica pluriennale e la decisione di fare massa critica tra le nazioni europee. In l’applicazione di tali importanti ed innovativi assunti di principio si è mirato così a segnare un’opzione netta a favore della straordinarietà delle risorse finanziarie da rendere disponibili e della molteplicità degli strumenti amministrativi ed operativi da mettere in campo. Quanto alla programmazione adottata a livello europeo, si rileva in primo luogo l’Accordo di Partenariato per la politica regionale dell’Unione per il periodo 2021-2027, con la riformulazione dei Fondi Strutturali: F.S.E.; F.E.S.R.; S.S.C., etc. Ad integrazione ed in esecuzione di tale programmazione si colloca il Piano Nazionale per la Resilienza e la Ripresa (P.N.R.R.), che, già definito negli accordi europei, trova ormai attuazione in ambito nazionale. Ed è nel contesto di tale programmazione nazionale ed europea che trova riscontro e rilievo il ‘Piano Strategico Regionale 2021-2030, già approvato dal Consiglio regionale della Basilicata ed attualmente in fase di attuazione”.
“In un contesto preoccupante come il momento storico attuale – precisa Giuliano – l’adozione del Piano Strategico 2021-2030, ha assunto il valore di atto di grande spessore politico ed amministrativo, non solo nel metodo ma specialmente nel merito della sua impostazione generale, attenta alla molteplicità e complessità delle questioni portate all’evidenza. L’impostazione di merito del Piano Strategico regionale si presenta come particolarmente innovativa, in quanto, nel delineare la visione strategica, esso non si ferma a considerare il breve-medio periodo, ma è proiettato, sul lungo periodo, ad una durata decennale, anzi ultra-decennale Tanto nella consapevolezza che le questioni strategiche individuate non possono essere governate ed attenzionate che in archi di tempo di lunga durata. Nella sua ispirazione complessiva il Piano Strategico regionale, nella individuazione degli obiettivi strategici di perseguire e da realizzare, è articolato partendo dalla diagnosi dello stato reale riscontrato al momento attuale nella società lucana, nella sua economia, nelle istituzioni pubbliche, mettendo in evidenza le situazioni di arretratezza e di fragilità ma non dimenticando i fattori potenziali di sviluppo e le risorse materiali e umane disponili sul territorio. In termini di metodi e di procedure di attuazione, nel Piano è espressamente deciso che la sua attuazione non sarà effettuata a mezzo di progetti monotematici o di misure parcellizzate, ma sarà portato a realizzazione con l’adozione di “Programmi Operativi Integrati”, che saranno approvati singolarmente e saranno finanziati attingendo alle varie fonti disponibili; sia le fonti straordinarie, quali il PNRR, l’Accordo di Partenariato, ecc., sia le fonti ordinarie: risorse di bilancio, royalties. (petrolio, acqua, gas, ecc.). Seguendo tale impostazione complessiva, nel Piano, con lucida lungimirante visione, la strategia principale e prioritaria è individuata nel contrasto al declino demografico, riconoscendo la realtà più problematica a pressante per la nostra regione nel fatto che i dati dell’assetto demografico e territoriale sono gravemente preoccupanti per il presente ma lo sono ancor più per il suo futuro. Molto opportunamente il Piano nello spopolamento il morbo più grave per la comunità regionale; un morbo che attenta non solo alla sua salute ma all’esistenza stessa della Basilicata, se si considera che trattasi di una dinamica recessiva che viene dal lontano passato, che, nonostante l’indubbia crescita del cosiddetto benessere, negli ultimi tempi esso si è aggravato e che, ove non si riuscisse ad invertire la tendenza al declino, il risultato potrebbe essere esiziale. Negli ultimi trenta anni, dall’inizio degli Novanta, al 2021, la Basilicata ha perduto circa 80.000 abitanti. Al 31.12.2021 la popolazione lucana è stata rilevata in 539.000 unità, e la densità degli abitanti per chilometro quadrato è risultata soltanto di 53,01 unità, di poco superiore solo a quella della Valle d’Aosta. La proiezione sul futuro, sempre secondo il Piano Strategico Regionale, disegna prospettive paurose, oltre che disastrose; se colpevolmente si lasciassero andare le cose come vanno attualmente nella demografia regionale e se malauguratamente non si riuscisse ad invertire il declino demografico, e, in particolare, la bassa natalità e l’alta emigrazione, principali fattori che determinano il costante, sempre più grave spopolamento, nell’anno 2030, fra soli otto anni, la regione conterebbe meno di 500.000 abitanti, e nel 2050 potrebbe contare meno di 400.000 abitanti. E allora potrebbe giungere a realizzarsi il rischio, in altri tempi già ventilato, delle ‘macro-regioni’, e la Basilicata potrebbe non esistere che come residuato storico-antropologico. Lo spopolamento demografico è alimentato direttamente da tanti altri fattori, tra i quali i principali sono l’emigrazione e la denatalità. La regione perde annualmente circa 3.000 abitanti; la maggior parte dei quali è costituita da giovani, per lo più diplomati e laureati, che, una volta acquisito il titolo e non trovando lavoro qui, in regione, sono costretti a trovarlo altrove: Emigrano all’estero anche i giovani laureati in medicina, che lì sono accolti a braccia aperte e valorizzati. Tristissimo, assurdo destino questo della nostra terra: una volta emigrava, emblematicamente, l’operaio con la valigia di cartone, oggi lasciamo andar via i giovani con il computer e il diploma o la laurea sotto il braccio! Dopo qualche tempo, sono poi le loro famiglie che seguono i figli nell’emigrazione. Assurdo ma vero l’ulteriore dato sulla emigrazione come fenomeno di sistema, che viene fornito, fra l’altro, dal Piano Strategico: il 74% dei giovani studenti universitari sono iscritti in Università fuori regione; solo il 26% sono i giovani che si iscrivono all’Università di Basilicata. Il loro destino verso l’emigrazione comincia ad essere segnato già in quel momento. La questione della denatalità, tra le tante sue radici, trova le sue motivazioni principali nella carenza di posti di lavoro per le donne e, in particolare, nella carenza dei servizi per l’infanzia, specie in riferimento agli asili-nido e alle scuole per l’infanzia. Il dato fornitoci dal Piano Strategico sui servizi pubblici forniti ai bambini della fascia d’età da 0 a 6 anni, ha dell’incredibile: solo per il 14% dei bambini aventi diritto è disponibile in Basilicata un posto in asilo-nido ed è soltanto l’8% di essi che di fatto frequenta l’asilo-nido; tra l’altro, pagando rette mensili che sono tra le più alte d’Italia. Nella Scuola dell’infanzia, da 4 a 6 anni, la frequenza si attesta sul 50% degli aventi diritto, notevolmente inferiore alla media nazionale”.
“Situazione del mondo dell’infanzia questa appena accennata, che – continua il Garante – la coscienza civile, morale e politica non può più accettare e che deve essere modificata radicalmente, come inderogabile missione di tutta la nostra società e di tutto il sistema istituzionale. Situazione inaccettabile questa di disastro sociale e politico, situazione da quarto mondo, in una regione ricchissima di ogni tipo di risorsa materiale e umana; ricca di risorse del suolo, del sottosuolo e del sovrasuolo: petrolio, gas, acqua, ecc. Si noti: il 25% di tutta l’energia elettrica prodotta da impianti eolici è fornita dal territorio della Basilicata. Il futuro è nelle nostre mani; e gli obiettivi strategici fissati nel Piano Strategico chiamano ciascuno di noi, istituzioni e cittadini, ad assumerci inderogabili, gravi responsabilità, che non possiamo né dobbiamo mai delegare ad alcuno”.
Rivolgendosi al presidente Bardi e al Presidente Cicala il Garante pone il quesito: “Dda dove ripartire per costruire un futuro di grande dignità e di alti valori nella nostra regione se non dalla tutela, protezione e promozione del mondo dell’infanzia e dell’adolescenza? E la proposta, che presento alla vostra attenzione è di adottare uno specifico ‘Programma Operativo’ concernente ‘la piena attuazione dei diritti dei minori come asse portante della programmazione strategica di lungo periodo in Basilicata’, trova le sue ragioni e i suoi stessi contenuti nel Piano Strategico Regionale 2021-2030”. “La rilevanza prioritaria e centrale del mondo dell’infanzia quale destinatario dell’azione politico-istituzionale – conclude Giuliano – emerge da alcune considerazioni evidenti: la popolazione da 0 a 18 anni rappresenta comunque un quinto della popolazione totale e se si calcolano le rispettive famiglie, il calcolo sale a circa 200.000 unità interessate; in secondo luogo, nell’infanzia e nell’adolescenza si concentrano ed assommano tutte le tematiche sociali ed economiche della comunità regionale; in terzo luogo, la fascia d’età dei cittadini da 0 a 18 anni rappresenta non solo il prezioso presente ma anche il problematico futuro delle generazioni precedenti. Nella formulazione dello stesso ‘Programma operativo’ il coinvolgimento delle parti sociali operanti nel mondo dei minori è auspicabile per apportare quell’‘addendum’ di qualità professionale e di apporto esperienziale, per questo sarebbe consigliabile costituire un Tavolo tecnico-professionale, sotto forma di Comitato, che sia attestato presso l’Ufficio del Garante e che lavori in stretta collaborazione con il Garante”.
Commenti recenti