Una diminuzione delle presenze nei campi autorizzati del 41,1%, 6.997 colloqui individuali per la presentazione della proposta del Piano Rom, 3.665 interventi socio sanitari, 1507 per regolarizzazione documentali, 165 interventi di inclusione occupazionale, 56 patti per l’inclusione abitativa, 23 patti per il cohousing, 65 le famiglie che hanno trovato casa in autonomia, 83,2 la percentuale che indica la diminuzione della presenza di roghi tossici nei pressi dei campi rom.
Sono solo alcuni dei numeri presenti all’interno della sintesi del report contenente i dati e gli interventi attuati nell’ambito del Piano Rom dal 2017 a oggi, presentata oggi in Campidoglio.
Il Piano Rom di Roma Capitale ha previsto una modalità di fuoriuscita dai campi graduale per offrire adeguata sistemazione ai nuclei familiari e agli individui che si trovano in stato di effettivo e documentato bisogno alloggiativo ma anche per aiutare numerosi utenti a superare problemi documentali e di residenza di ostacolo ai processi di inclusione, oltre a sviluppare percorsi personalizzati di orientamento e formazione per migliorare la bassissima occupabilità dei residenti nei campi prevedendo anche contributi economici per l’avvio di iniziative di self employment.
Dal 2017 a oggi sono stati chiusi i campi Rom di Camping River, Schiavonetti, Foro Italico, Monachina e l’area F di Castel Romano. E si è in fase avanzata su Barbuta, già svuotato del 65%, che verrà chiuso a breve. Inoltre sono già stati aggiudicati i bandi per il superamento dei campi di via Cesare Lombroso, via Salviati 1 e 2, via Luigi Candoni e Castel Romano.
Nel report viene descritto l’andamento delle presenze della popolazione RSC (rom, sinti e caminanti) all’interno dei campi autorizzati e nelle aree di insediamento abusive in città. Emerge una netta diminuzione di presenze non solo nei grandi campi autorizzati, ma anche negli insediamenti informali. Dai 4.503 residenti del 2017 si arriva a dicembre 2020 a 2.652 presenze. In poco meno di 4 anni, dunque, le persone uscite dai campi autorizzati sono state 1.851 pari ad un calo del 41,1%. Forte diminuzione di presenze anche nei micro insediamenti abusivi e nelle aree golenali dove si registra un calo del 34,9%.
Dal 2017 a oggi sono stati effettuati 6.997 colloqui individuali per la presentazione della proposta del Piano Rom e per la raccolta delle schede della Mappa Sociale. Per l’attuazione del Piano, infatti, l’Amministrazione ha scelto la metodologia dell’interlocuzione uno a uno, seguendo quindi l’approccio dell’intervento personalizzato. La presa in carico e la pianificazione individualizzata si è concretizzata in un processo che, a partire dalla valutazione delle condizioni e dei bisogni della persona, ha compreso un articolato set di interventi differenziati da realizzare congiuntamente. La responsabilizzazione dell’utenza chiamata a firmare un patto di adesione al programma ha completato il disegno dell’intervento con lo scopo di ottenere risultati durevoli efficaci e di qualità e garantire efficienza rispetto al controllo dei costi.
Pur constatando e riconoscendo la presenza di nuclei familiari propensi al superamento delle condizioni di precarietà abitativa, occupazionale e reddituale, è opportuno evidenziare anche l’esistenza di una componente caratterizzata da permanente ostilità nei confronti dei percorsi di integrazione. È infatti pari all’8,9% la percentuale di referenti che si sono dichiarati non disponibili ad accettare alcun tipo di intervento socio-assistenziale opponendosi quindi anche alle procedure pattizie previste dal Piano Rom dell’Amministrazione per accompagnare le famiglie nei percorsi di fuoriuscita dai campi.
Sono stati invece 165 gli interventi di inclusione occupazionale: in linea con la strategia nazionale per l’inclusione dei RSC che prevedeva come leve fondamentali per l’accesso al lavoro dei Rom la formazione e l’accompagnamento individualizzato al mercato del lavoro anche nelle forme di lavoro autonomo, il Piano RSC ha previsto una serie di iniziative finalizzate a garantire l’erogazione di una corretta formazione e a garantire possibili soluzione per favorire l’accesso al lavoro per target svantaggiati.
Rispetto ai patti si segnala che sono stati attivati 56 patti per l’inclusione abitativa (contributo all’affitto) e 23 patti per progetti di cohousing. Sono 65, invece, le famiglie che hanno trovato casa in totale autonomia. Nel complesso, quindi, sono 144 le famiglie con soluzioni alloggiative esterne al sistema ERP.
Nell’ultima fase di attuazione, l’Ufficio Speciale RSC ha proposto ai nuclei, che ancora non hanno individuato una soluzione abitativa autonoma, l’adesione al Progetto sperimentale Alloggi ERP di transito “Dal campo al condominio”, un sostegno abitativo transitorio per anni 2 in regime di co-housing. Le case popolari assegnate per graduatoria a nuclei familiari residenti nei villaggi autorizzati e tollerati della Capitale sono invece 148.
Per quanto concerne, infine, il fenomeno dei roghi tossici, si registra una diminuzione dell’83,2%: a fronte di un numero di roghi tossici pari a 119 nei primi 5 mesi del del 2017 ne vengono registrati 20 tra gennaio emaggio 2021, testimonianza dell’impegno profuso dall’amministrazione e dalle Forze di Polizia nel contrasto di tali fenomeni di illegalità. In particolare, si sottolinea che nel primo semestre del 2021 i villaggi di Via Candoni e di Via La Monachina non registrano alcuna segnalazione.
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