Le aziende sono costrette ad anticipare i contributi all’Inps per poi compensare i versamenti successivamente, ma le modalità non sono chiare. Il consigliere Assi: «È una agevolazione fantasma»
Nuova “beffa” Inps per le imprese, stavolta con le agevolazioni relative alle assunzioni dei disoccupati. I datori di lavoro, infatti, sono costretti ad anticipare i contributi all’Istituto nazionale di previdenza sociale per poi compensare quei versamenti successivamente, ma le modalità di recupero non sono affatto chiare. Le imprese che intenderanno usufruire dello sgravio contributivo, per i contratti a tempo indeterminato, dovranno anticipare i contributi previdenziali e, solo successivamente, compensarla. È quanto segnala il Centro studi di Unimpresa, in un documento nel quale ha analizzato il contratto di rioccupazione, una forma di assunzione, introdotta dal governo col decreto sostegni bis con l’obiettivo di incentivare l’inserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori in stato di disoccupazione. La norma stabilisce uno sconto pari a 6.000 euro annui per ciascun disoccupato assunto: per 50 contratti, il risparmio, per una azienda, sarebbe di 300.000 euro l’anno.
Quanto alla “beffa”, questa è sancita dalla circolare 115 dell’Inps che, di fatto, «rinvia la fruizione dell’incentivo e condanna le imprese ad anticipare denaro allo stesso istituto di previdenza, come se fossero un bancomat» osserva il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi. La misura, nel dettaglio, riguarda i contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato sottoscritti a partire dal 1 luglio 2021 e fino al 31 ottobre 2021: è previsto l’esonero totale del versamento dei contributi previdenziali per un massimo di massimo di sei mesi e per un massimo di 6.000 euro annui riparametrati su base mensile. «Il beneficio riguarda sì le assunzioni avvenute con contratto a tempo indeterminato a partire dal 1 luglio 2021, ma nel frattempo (ma non è chiaro in attesa di quale novità) le aziende dovranno anticipare i contributi con propria liquidità e pagare la contribuzione piena e poi, chissà quando, compensarle.
L’Inps, però, avvisa che l’agevolazione spetta nei limiti delle risorse specificatamente stanziate e che l’Istituto autorizzerà la fruizione della misura solo dopo avere verificato la sufficiente capienza di risorse! E questa volta abbiamo già ottenuto il via libera da parte dell’Unione europea: spesso, il vaglio Ue è utilizzato per lasciare ferme al palo agevolazioni che poi restano solo sulla carta. Basta pensare allo sgravio contributivo per l’assunzione di giovani di età inferiore a trentasei anni finalizzato all’occupazione giovanile stabile nonché allo sgravio contributivo del 100% per l’assunzione di donne in condizioni svantaggiate, entrambe in attesa della preventiva autorizzazione da parte della Commissione europea. Insomma, il decreto ha introdotto agevolazioni fantasma e intanto il costo del lavoro resta altissimo, ma la riforma è finita nel dimenticatoio».
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