di Matteo La Torre*
Il 30 aprile 2021 il Governo Italiano ha inviato alla Commissione Europea il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, destinando al Mezzogiorno risorse pari a 82 miliardi di euro. A questi si aggiungono le risorse del Fondo complementare al Recovery per l’alta velocità, la Politica di coesione 2021-27, REACT-EU, il Fondo sviluppo e coesione (FSC), il Just Transition Fund, per un totale di oltre 212,7 miliardi per il Sud da programmare e spendere in pochi anni.
Il Recovery Plan dell’Italia si pone l’obiettivo di superare la crisi e sostenere la ripresa rilanciando il processo di convergenza tra Sud e Centro-Nord. Obiettivo cui concorreranno anche i fondi strutturali europei 2021-27 e quelli di REACT-EU, lo strumento ponte tra vecchia e nuova programmazione della Politica di Coesione previsto nell’ambito di Next Generation EU. Senza dimenticare il Fondo sviluppo e coesione (FSC), le cui risorse devono essere destinate per l’80 per cento al Mezzogiorno, e il Just transition fund, che sosterrà la riconversione in ottica di transizione energetica dell’ex Ilva di Taranto, dell’area di Brindisi e del Sulcis in Sardegna.
In totale ci sono circa 203,3 miliardi per affrontare i divari territoriali tra le aree del paese, che il Governo Italiano intende programmare estendendo a tutti i fondi il metodo PNRR, cioè obiettivi puntualmente definiti ex ante, selezione degli interventi sulla base della realizzabilità, monitoraggio costante e concessione delle risorse condizionata al raggiungimento degli obiettivi intermedi. Se si aggiungono i 9,4 miliardi per l’AV Salerno-Reggio Calabria nel Recovery domestico si arriva a un totale di 212,7 miliardi di euro.
Le risorse del Recovery and resilience facility programmate nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza ammontano a 191,5 miliardi, ai quali si aggiungono ulteriori 30,6 miliardi di risorse statali del cosiddetto Fondo complementare, o Recovery domestico. Al Sud andrà il 40% circa 82 miliardi su un totale di 206 miliardi, da spendere entro il 2026.
Da queste risorse si attende una crescita del PIL del Mezzogiorno del 24% rispetto al valore del 2020 e un aumento della sua incidenza sul prodotto interno lordo nazionale dall’attuale 22,7% al 24% dei fondi territorializzati cioè riferiti a progetti con ricadute su territori specifici.
Si tratta, tra l’altro, solo di un punto di partenza. Oltre ai fondi del PNRR già espressamente destinati alle regioni meridionali, il Sud dovrebbe trarre vantaggio anche da una serie di linee di investimento senza vincolo territoriale, a cominciare dal Superbonus 110%, e dalle riforme in arrivo, quelle in materia di PA, giustizia, appalti pubblici e quelle specifiche per settore.
Dal lato “Programmazione europea 2021-2027”, entro il 2029 andranno spesi gli oltre 80 miliardi dei Programmi della Politica di Coesione, di cui circa 42 miliardi di fondi strutturali e di investimento europei e circa 40 di cofinanziamento nazionale. Di questi, in base alla bozza di Accordo di partenariato, 54 miliardi di euro andranno alle regioni meridionali. La panoramica dei fondi europei si chiude con i 937 milioni del Just Transition Fund, che il Governo intende utilizzare per la riconversione dello stabilimento ex Ilva di Taranto e dell’area di Brindisi e per la riqualificazione della regione del Sulcis in Sardegna.
Prima ancora, entro il 2023, l’Italia dovrà attuare gli interventi finanziati con risorse di REACT-EU, il Piano da 13,5 miliardi già trasmesso a Bruxelles, di cui oltre 8,4 miliardi destinati al Mezzogiorno.
Infine, ci sono i 73 miliardi (di cui 50 miliardi già previsti dalla legge di Bilancio 2021 e 23 attesi dalla manovra 2022) della Politica di Coesione nazionale, che arriva fino al 2032 e, attraverso la formula 80% al Sud e 20% al resto del paese, assicura al Mezzogiorno altri 58 miliardi di euro a titolo del Fondo Sviluppo e Coesione.
Per il Mezzogiorno, quindi, ci sono oltre 212 miliardi da programmare e spendere in un orizzonte temporale di pochi anni, trovandosi dinanzi un’opportunità più unica che rara, utile per avviare un percorso di ripartenza che consenta di superare le fragilità che la pandemia ha reso ancor più evidenti.
*Dott. Matteo La Torre. Progettista-Esperto in Fondi UE
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